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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

A Lecce affissioni elettorali vietate di notte. La prefettura: "Rispettate il patrimonio"

I manifesti abusivi e irregolari, oltre ad alimentare l'inciviltà, foraggiano un fenomeno di speculazioni in odor di criminalità. Le amministrazioni cercano misure di contenimento

LECCE – L’affissione abusiva o irregolare dei manifesti elettorali è uno dei fenomeni di prepotenza e inciviltà più diffusi ed anche, spiace dirlo, più blandamente repressi.

Ci sono delle regole ben precise al riguardo: ogni amministrazione entro due giorni dalla ricezione delle candidature ammesse, provvede all’assegnazione degli spazi per le affissioni, e successivamente alla rimozione dei manifesti e di qualsiasi altra forma di propaganda che non rispetti spazi e modalità previste (le spese sostenute sono a carico dell’esecutore materiale e del committente).

Le disposizioni sono raccolte in una sorta di vademecum, disponibile sul sito della prefettura, e ad ogni tornata sono oggetto di incontri tra i rappresentanti delle liste, le forze dell’ordine, le polizie locali come quella che si è svolta questa mattina a Lecce, coordinata dal vice prefetto vicario Guido Aprea. Una raccomandazione particolare è stata quella di preservare dall’abusivismo il patrimonio artistico e archeologico di cui è ricca la provincia.

Contro la mancanza di decoro e le attività illecite, ogni amministrazione comunale si attrezza per come può. Il 7 febbraio il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini, ha firmato un’ordinanza che, ribadendo quanto disposto già per le precedenti elezioni, si vieta l’affissione nelle ore notturne, da mezzanotte alle 7, dal 2 febbraio e fino all’ultimo giorno utile, venerdì 2 marzo. Nelle motivazioni del provvedimento si legge che il fenomeno delle affissioni abusive o irregolari aveva comunque raggiunto “livelli preoccupanti sia per la vastità degli spazi interessati che per gli aspetti fortemente speculativi del correlativo mercato al quale i candidati sono sostanzialmente costretti a rivolgersi”.

Il fenomeno è emerso anche in inchieste giudiziarie tuttora in corso, come quello scaturito dall'operazione Eclissi che parla di una gestione centralizzata delle affissioni da parte di uno specifico clan  in occasione delle elezioni amministrative del 2012: secondo un'informativa della squadra mobile il prezzo stabilito per ciascun manifesto sarebbe stato di un euro e 30 centesimi, con successiva divisione dei proventi con gli altri gruppi. Nel corso delle udienze, tuttavia, tutti i politici ascoltati come testimoni hanno negato il coinvolgimento della malavita organizzata.

L’inosservanza delle disposizioni – in base all’articolo 650 del Codice penale – prevede l’arresto fino a tre mesi o un’ammenda fino a 206 euro”.

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