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Blocco stipendi, docenti in lotta: “Se necessario fermeremo lezioni”

La protesta giunge da professori e ricercatori del Dipartimento di Storia, società e studi sull’uomo dell’ateneo salentino

LECCE - Per il momento si attengono a un manifesto scritto nel quale denunciano il loro malcontento. Poi, non è escluso, potrebbero passare ad altri strumenti di lotta.  “Noi docenti e ricercatori del Dipartimento di Storia, Società e Studi sull’Uomo siamo completamente insoddisfatti del trattamento riservatoci dal Governo italiano. Come altre categorie di lavoratori pubblici abbiamo subito un blocco degli scatti stipendiali dal 2011 al 2015, ma a differenza degli altri non è prevista nel cosiddetto “Provvedimento Mille proroghe” nessuna forma di rimborso e di adeguamento stipendiale”, queste le prime righe di una nota divulgata da alcuni docenti dell’area umanistica dell’ateneo salentino. “Nella maggior parte dei casi il danno arriva a superare i 90mila euro netti complessivi - tra mancati accrediti, trattamento di fine rapporto e pensionistico-  e penalizza soprattutto i più giovani.

I mezzi d’informazione che hanno elogiato la pessima Riforma Gelmini insistono da molti anni sui favolosi stipendi dei docenti e dei ricercatori universitari. Ricordiamo che gli stipendi medi dei professori aggregati si aggirano intorno ai mille e 800 euro al mese, dei professori associati intorno ai duemila e 500 euro mensili e dei professori ordinari intorno ai tremila. Tutti gli stipendi, si noti bene, sono calcolati con un’anzianità di servizio di almeno 10 anni”. Si sono detti stanchi di quella che, a loro dire, è la continua disattenzione ai problemi della categoria, cui sono stati negli ultimi anni anche aggiunti infiniti oneri burocratici, “tanto che impieghiamo più della metà del nostro tempo di lavoro in incombenze amministrative, penalizzando così la didattica e la ricerca e quindi la formazione dei nostri stessi ragazzi”, sottoscrivono tutti assieme.

“Vogliamo che gli studenti e le loro famiglie siano consapevoli dei motivi per cui lottiamo: si tratta di una battaglia di dignità. Le università italiane sono state letteralmente spolpate di risorse. La ricerca di base, fondamentale per la scienza nel nostro paese, è stata totalmente azzerata. Negli ultimi anni la linea politica seguita dai diversi governi è stata quella di colpire in primo luogo le università meridionali, con l’obiettivo sempre più evidente di svuotarle della ricerca e di trasformarle in corsi di formazione para-scolastici (le cosiddette teaching university), trasferendo le risorse unicamente alle maggiori università settentrionali. Il ministero ci impone una Valutazione della qualità della ricerca per distribuire quote crescenti di budget universitario a seconda del presunto valore delle pubblicazioni dei singoli dipartimenti delle singole università. Per ora bloccheremo la Vqr che ci riguarda”, hanno dichiarato.


Ciascuno dei firmatari del manifesto, hanno fatto sapere, ha scritto ben più delle due pubblicazioni richieste per l’ultimo quinquennio. E presto, promettono, quei lavori saranno tutti visibili e consultabili sul sito del dipartimento. “Per rispetto nei confronti degli studenti e delle loro famiglie che continuano a investire con  sacrificio nel sapere universitario, non abbiamo per ora intenzione di arrivare al blocco totale della didattica e delle sedute di laurea”. Ma solo per ora, aggiungono.

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