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Maniglio porta il Baretto di Porto Miggiano in Regione

Il consigliere del Pd presenta un'interrogazione sulla nota vicenda de L'Avamposto di Porto Miggiano e chiede al governo regionale verifiche sulla procedura adottata dal comune di Santa Cesarea

SANTA CESAREA - Dopo le aule giudiziarie, con un ricorso presentato al Tar, l'interrogazione in parlamento a cura di un senatore pugliese dell'Idv, ora anche la discussione in consiglio regionale: il caso de L'Avamposto, meglio conosciuto come Baretto, il locale della movida salentina sulla costa di Porto Miggiano, escluso dalla concessione stagionale per la vendita a mezzo di asta pubblica dell'area da parte del comune di Santa Cesarea, si allarga a macchia d'olio e si pone sempre maggiormente all'attenzione delle istituzioni.

A condurre la vicenda a Viale Capruzzi è il consigliere regionale del Pd e vicepresidente del consiglio, Antonio Maniglio, il quale, in un'interrogazione, ricorda come da oltre dieci anni a Porto Miggiano, sulla costa adriatica salentina, operi il piccolo locale, diventato nella stagione estiva "punto di ritrovo e d'incontro, libero e accessibile a tutti, per migliaia di giovani e di turisti". L'esponente salentino del Pd spiega i tratti della vicenda, con la decisione del comune di riferimento, quello di Santa Cesarea, di non autorizzare la concessione stagionale, avendo messo in vendita, tramite asta pubblica, il terreno in questione su cui ricade la struttura.

Maniglio pone all'attenzione del consiglio alcune considerazioni: "Nelle vicinanze del Baretto - scrive - insistono numerosi insediamenti turistici che hanno un legittimo interesse ad avere uno sbocco più ravvicinato sul mare ed è possibile supporre, pertanto, un loro interesse nella gestione dell'area in oggetto; in tal modo si procederebbe a una privatizzazione di un bene oggi fruibile a tutti e anche le procedure scelte per vendere l'area, prevedendo un'asta al ribasso, appaiono quanto mai discutibili e possono comportare una svendita della stessa".

Per questo Maniglio chiede all'assessore all'urbanistica di sapere se non si ritenga opportuno, in nome della tutela dei beni pubblici, verificare se l'iter deciso dal comune di Santa Cesarea sia conforme alle leggi e, soprattutto, quale uso sia possibile fare dell'area in questione coerentemente con le norme di tutela dei beni paesaggistici e del piano delle coste già approvato dalla giunta regionale.

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