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Giovedì, 18 Aprile 2024
Politica

Marasma Puglia: dal Pd al Pdl contraddizioni in corso

Nella corsa alle regionali, i partiti chiedono 48 ore di tregua per sciogliere i nodi, ma regna sovranane confusione e contraddizioni: Pd in cerca di se stesso, Pdl di nuovo ammaliato dalla Poli

BARI - Tutti fermi per 48 ore: gli schieramenti politici si preparano alle regionali, giocando a rimpiattino e copiandosi le mosse, come in una lunga ed estenuante fase di studio. I ribaltoni interni al Pd iniziano ad assumere contorni comici, col risultato di dividere un partito in crisi, invece, che ricompattarlo. Ieri, la svolta annunciata è sembrata l'ennesima mossa ad alto rischio: Francesco Boccia con un mandato esplorativo di 48 ore, per chiedere ai partiti che cosa ne pensano di lui come candidato del centrosinistra.

La risposta sarebbe semplice: è una persona competente, rappresenta una delle figure nuove della sinistra, ma i fatti dicono che Vendola l'ha già battuto nel 2005 alle primarie, con buona sorpresa dei più; i numerosi sostenitori vendoliani, presenti nel Pd, l'hanno abbondantemente fischiato in assemblea circa un mese fa; Casini (l'alleato anelato che sta per salutare tutti per riaccordarsi con Fitto) ha già chiarito che lo ritiene un candidato "debolissimo", anche se poi si è rimangiato le dichiarazioni (in perfetto stile centrista) quasi a ribadire che si prende in considerazione solo il nome di Michele Emiliano.

La scelta dei vertici del Pd di virare su Boccia, insomma, personaggio tirato fuori puntualmente ad ogni evenienza (salvo poi rimetterlo in cantina con la stessa velocità) appare per come maturata, tutt'altro che una mossa astuta. Il punto è che la strategia del Pd non è ancora chiara e continua a non tener conto del fatto che Vendola non intenda ritirarsi dalla corsa, se non perdendo le primarie. Tra l'altro, il governatore le propone da due mesi, quindi, nessuno può dire di non saperlo né tanto meno può sperare che un'improvvisa conversione sulla via di Damasco possa distogliere Vendola dalla logica e sacrosanta aspirazione di verificare la sua esperienza amministrativa attraverso il consenso popolare.

Il Pd sembra pertanto destinato ad un altro giro di valzer inutile, smarrendo ancora una volta gli obiettivi di riferimento che si era prefissati. Occorre una volta per tutte comprendere cosa davvero si cerca: se l'obiettivo è includere l'Udc, bisogna sapere che lo scudo crociato non vuole Vendola e che altre ore di tira e molla sulla questione equivalgono alla definitiva lacerazione degli accordi pre elettorali. Se ciò che si vuole è conservare Vendola e l'esperienza di questi cinque anni, occorre mettere in conto che si perde l'Udc. Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca.

Certo, Boccia non si è perso d'animo e ha iniziato ad incontrare tutti i partiti, cercando di rimettere ordine in quel che resta della presunta alleanza per il Sud. Ma la situazione è persino caustica. Cresce lo sbigottimento nel Pd, tra chi già pensava che le primarie avessero dissolto le nubi, salvo ritrovarsi la tempesta nel salotto di casa. Gli assessori della giunta Vendola trovano un clamoroso autogol questa ulteriore mossa del Pd, mentre gli alleati sperati (Casini e la Poli Bortone) viaggiano verso altri lidi.

Ma anche nel centrodestra, il risvolto comico non sembra lontano. Dopo un anno di frecciate, di divisioni, di derisioni reciproche, c'è sgomento in alcune aree del Pdl per l'indicazione di Adriana Poli Bortone come possibile alleata del centrodestra. Gli "sgambetti" della campagna elettorale provinciale sembrano un ricordo sbiadito dinanzi alla possibilità di un accordo che sembra far felice tutti i protagonisti.

Nel Pdl, partito peraltro abituato alle designazioni verticistiche, nessuno aveva mosso un capello per l'indicazione di Stefano Dambruoso come possibile candidato, nonostante ai più fosse pressoché sconosciuto. O i sostenitori del Pdl si fidano così tanto dei propri rappresentanti politici, tanto da farsi piacere anche chi non si conosce, o probabilmente c'è qualche difetto nella partecipazione democratica a queste scelte (puntualmente copiata dal Pd, in questa fase, giusto per non essere da meno): tertium non datur.

E così da Dambruoso che da sconosciuto che piaceva a tutti si è passati alla Poli Bortone, che, prima non piaceva a nessuno, perché aveva "tradito" la destra, ed invece, oggi torna gradita a tutti. A tutti, cioè, tranne ad uno, quell'Alfredo Mantovano, che, con coraggio e in controtendenza con le indicazioni delle ultime settimane, ha sottolineato come la Poli debba essere solo l'ultima ruota del carro, essendo il Pdl il partito di riferimento del centrodestra.

Le contraddizioni, insomma, non sono a completo appannaggio del centrosinistra pugliese: anzi, in tal senso, i partiti stanno facendo di necessità virtù, omologandosi in una corsa che spesso rasenta il ridicolo. In mezzo, naturalmente ci sono anche i partiti che sguazzano nelle incertezze altrui, per camuffare le proprie: i vertici dell'Udc, ad esempio, difendono la propria "chiarezza strategica", anche se i propri simpatizzanti sono i primi a non capire dove andranno.

E non sono ancora iniziate tutte le sviolinate sulla presunta "coerenza" che le parti in causa propineranno agli elettori in ogni dove. In questo marasma, anche l'Idv pugliese si è distinto: dopo due mesi di veti su Vendola, si scopre, per bocca di Antonio Di Pietro, che il partito sul governatore non ha mai posto alcuna condizione. Chapeau. Menzione di merito prima ancora dei nastri di partenza.

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