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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Metalmeccanici in sciopero. Fiom pronta a scendere in piazza a Bari

Il sindacato di categoria della Cgil proclama otto ore di sciopero con manifestazioni regionali in tutta Italia. Il 6 dicembre appuntamento fissato a Bari. Partiranno da Lecce quattro pullman di lavoratori, cittadini e studenti

 

LECCE - Per la democrazia, il contratto, il reddito, l'occupazione: la Fiom Cgil ha proclamato lo sciopero generale di otto ore sul contratto dei metalmeccanici per il 5 e 6 dicembre. Sono programmate manifestazioni regionali in tutta Italia e, per quanto riguarda la Puglia, la Fiom chiama tutti a partecipare alla manifestazione di domani, 6 dicembre, a Bari, mettendo a disposizione pullman che partiranno da tutte le province.
Da Lecce partiranno, domattina alle ore 7.30, dal piazzale di via Merine 33 a Lecce, nei pressi della sede provinciale della Cgil, quattro pullman di cui uno a disposizione degli studenti. A Bari il concentramento dei manifestanti avverrà alle 9.30 in piazza Prefettura. Il comizio finale sarà tenuto da Michele De Palma, coordinatore nazionale per il settore auto Fiom Cgil.
Lo sciopero dei metalmeccanici ha al centro questioni che definisce "essenziali": difendere quei posti di lavoro che la crisi rischia di spazzare via; reclamare un cambiamento radicale sulle politiche sin qui perseguite in Europa, e in Italia dal governo Monti che, per il sindacato, stanno aggravando rapidamente la situazione; fermare lo scempio del contratto nazionale che una trattativa, separata ed "illegittima", si appresta a realizzare estendendo il “modello Pomigliano”, cioè la tipologia di contratto in vigore in quel particolare stabilimento Fiat, a tutti i metalmeccanici.
Anche gli studenti assicurano la loro partecipazione alla manifestazione di domani, per ribadire la contrarietà alle politiche di austerity che "hanno demolito il mondo della formazione e del lavoro".
"Scendiamo in piazza insieme ai lavoratori perché siamo convinti che questo rappresenti l’unico modo per rispondere ad un attacco che colpisce in maniera omogenea il mondo della conoscenza e del lavoro. - spiegano gli universitari dell'associazione Link- Udu - Il processo di privatizzazione che ha coinvolto i sistemi di governance di scuole ed università e il diritto allo studio è, infatti, figlio delle stesse politiche liberiste che hanno piegato il mondo del lavoro, portando all’introduzione dell’articolo 8 e alla riforma dell’articolo 18".
Norme che, secondo loro, avrebbero abolito il valore del contratto nazionale, permettendo di derogare a diritti fondamentali dei lavoratori e smantellando il sistema di tutele.
"Noi studenti non possiamo smettere di lottare per un futuro che non sia segnato dalla precarietà e nelle scuole e nelle università chiediamo la ripubblicizzazione dei saperi, che va di pari passo con la necessità di avere condizioni di lavoro dignitose. - aggiungono - I saperi, come il lavoro, non possono essere più sottoposti al ricatto del profitto".
Le recenti occupazioni di scuole ed Università sarebbero state la dimostrazione che "un’alternativa per il Paese esiste". L’alternativa degli studenti è quella di un sapere accessibile a tutti e trasmettibile orizzontalmente; quella di un mondo del lavoro che sappia mettere le persone e la loro salute prima dei profitti, "al contrario di quanto accade oggi all’Ilva di Taranto". La controversa vicenda del siderurgico, per Link-Udu, sarebbe la "piena espressione di un mondo degli affari che, contrapponendo il diritto al lavoro al diritto all’ambiente, ha consumato per anni il ricatto occupazionale e l'inquinamento".
Rimettere al centro il tema del sapere e della ricerca contro ogni ricatto e costrizione, è l'imperativo che continua a muovere la corposa rivolta studentesca.

 

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