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Giovedì, 18 Aprile 2024
Intesa con il governo

Migliorano i conti del Comune. Firmato il Patto per Lecce

Salvemini e Mantovano siglano l'accordo per un nuovo piano di rientro. Intanto l'ente registra un miglioramento: in tre anni disavanzo da 100 a 72 milioni di euro

LECCE - Dopo anni di manovre, sacrifici, restrizioni emergono dalla contabilità di Palazzo Carafa i primi risultati: disavanzo di bilancio passato nel giro di tre anni da 100 milioni di euro a poco più di 72, riduzione progressiva fino all’azzeramento delle anticipazioni di tesoreria e pagamento delle fatture in anticipo sulla scadenza.

Nella storia della cronica fragilità dei conti pubblici leccesi pare essersi aperto uno spiraglio. La navigazione è ancora in mare aperto, eppure in fondo si vede la luce di un faro. A sostenere la rotta, lunga e difficile, che resta da percorrere è intervenuto il “Patto per Lecce” firmato il 25 novembre dal sindaco, Carlo Salvemini, e dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano.

I punti principali sono così riassumibili: sul versante dei sacrifici aumento dello 0,4 per mille della tassazione Irpef per i cittadini con reddito superiore ai 28mila euro annui, secondo il criterio di progressività; su quello dei benefici un piano di 50 assunzioni di personale – finanziato proprio dal maggior gettito Irpef - per i vari settori dell’amministrazione comunale che al momento dispone di circa la metà dell’organico teoricamente previsto dalla legge in base alle dimensioni della città.

Il patto: una questione di equità

In conferenza stampa il primo cittadino ha spiegato: “Oggi siamo qui a presentare il rilancio del percorso di risanamento finanziario e organizzativo del nostro Comune. Ciò è stato possibile grazie a una iniziativa politica che ci ha visti protagonisti insieme ad Anci e alle forze parlamentari che hanno portato avanti due interventi legislativi fondamentali: la prima ha consentito agli enti in manovra di riequilibrio la riformulazione dei piani di rientro alla luce delle ulteriori difficoltà provocate dalla pandemia, la seconda ha allargato ai capoluoghi una possibilità prima accordata solo alle città metropolitane, cioè la sottoscrizione di Patti con il governo che consentono di rivedere ulteriormente le misure previste dai piani a fronte di interventi di efficientamento della macchina amministrativa”.

Salvemini ha quindi aggiunto un tassello al ragionamento. Continua a persistere, intanto, una disparità di trattamento, dal momento che le città metropolitane hanno ricevuto anche una dotazione significativa di liquidità: “Ora siamo al lavoro con diversi parlamentari – ha detto il sindaco - per l’approvazione di un emendamento bipartisan che garantisca anche risorse finanziarie alle città medie per ridurre ulteriormente le quote di disavanzo a cui far fronte. Ringrazio il governo per la celerità con la quale ha dato seguito al percorso intrapreso con il precedente e in particolare il sottosegretario Alfredo Mantovano, che ha sottoscritto il Patto per Lecce delegato dalla Presidente del Consiglio”.

Nuovo piano di riequilibrio: non si riparte da zero

Il patto quindi non assegna risorse finanziarie, ma prevede per i capoluoghi di provincia la possibilità di rivedere il proprio piano di riequilibrio, da approvare entro 120 giorni. Va ricordato che già nel 2019 il Consiglio comunale aveva dato il via libera a un piano di riequilibrio pluriennale, ma nel dicembre del 2021 era intervenuta la bocciatura della sezione pugliese della Corte dei Conti, alla quale era subito seguita la presentazione di un ricorso (che ora resta congelato).

Il dirigente del settore economico finanziario, Maurizio Frugis, ha chiarito che, sebbene ci fosse l’auspicio che la firma dell’accordo sollevasse l’amministrazione dalla presentazione di un nuovo piano, il patto costituisce già una traccia per la redazione della manovra che dovrà prevedere fino al 2030 una rata annua di 6,5 milioni di euro per ridurre il disavanzo. Con la firma dell’accordo il Comune si mette al riparo per due anni, sempre a condizioni che rispetti le misure concordate, dalla dichiarazione di dissesto ma anche, eventualmente, di una sentenza sfavorevole delle Sezioni Riunite della Corte dei Conti sul ricorso pendente.

Aliquota Irpef e assunzioni: qui i dettagli 

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