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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Il ministro: “Basta assistenzialismo per creare lavoro”. Fuori, la contestazione

Giuliano Poletti , ospite presso le Officine Cantelmo, ha risposto alle domande dei ragazzi in materia di formazione, impresa, opportunità. Il governo punta sul programma "Garanzia giovani". All'esterno dura protesta dei sindacati autonomi Cobas ed Fsi

LECCE – Il lavoro, le imprese, le iniziative dei giovani: questo il tema dell’incontro tenutosi questa mattina presso le Officine Cantelmo di Lecce. Super ospite, il nuovo ministro al ramo, Giuliano Poletti. E l’accoglienza preparata al suo arrivo è stata più calorosa del previsto. Megafono alla mano, il responsabile dei Cobas di Brindisi, Bobo Aprile, alla testa di un folto gruppo di lavoratori ex Lsu delle scuole, ha intrattenuto i presenti con una dura stoccata contro le politiche del governo Renzi.

 “Vorremmo capire di che cosa è venuto a parlare, oggi, il ministro in un territorio in cui manca tutto. L’industria è stata smantellata e l’intera produzione delocalizzata; di contro è aumentata la precarietà e la ricattabilità dei posti di lavoro” ha spiegato il sindacalista. In buona sostanza, tutto funzionerebbe poco e male: dalle scuole fatiscenti ai tagli all’università, dal dramma degli addetti alle pulizie ex Lsu in attesa di stabilizzazione dal remoto 2001 alle  Sanitaservice pugliesi fino alle società partecipate dagli enti pubblici la cui esistenza è in bilico, in virtù di una precisa logica che tenderebbe a favorire gli appalti esterni. “Sappiamo per certo che il ministro mangerà presso la catena Slow food a Carovigno mentre migliaia di famiglie italiane non raggiungono neppure la soglia di povertà e sono costrette a rivolgersi alle mense della Caritas”, ha rincarato Aprile, nel caso in cui ci fosse bisogno di rimarcare l’esistenza di forti diseguaglianze sociali.

“Come si può parlare di lavoro quando non si è costruita un’alternativa, non si è fornita alcuna risposta seria al bisogno crescente di reddito e non si prende in considerazione il ricambio generazionale, non riusciamo a capirlo” ha aggiunto durante la lunga attesa che ha preceduto l’arrivo di Poletti. Un guasto all’aereo su cui viaggiava in direzione Brindisi, infatti, è costato uno slittamento dell’evento di circa tre ore. Ed i due sindacati autonomi, Cobas ed Fsi rappresentato da Dario Cagnazzo, alla fine hanno rinunciato all’idea di salire sul palco per portare all’attenzione del governo le istanze del territorio. 

Poletti e Cobas 022-2La manifestazione, organizzata da Legacoop e Generazioni Puglia, è proseguita invece secondo la scaletta prestabilita. Al ministro sono state proposte una serie di domande elaborate da ragazzi, portatori di interessi particolari o semplicemente desiderosi di approfondire le iniziative in favore della nuova occupazione. Molti i temi toccati: dall’attenzione alla recente riforma del mercato del lavoro alle difficoltà di conciliare maternità e ritmi d’ufficio; dalle opportunità offerte dal comparto turistico fino al turn-over garantito dai pensionamenti ed il sostegno alla libera impresa.

Il saluto di Poletti è partito da una premessa: la necessità di non chiudersi nelle stanze del potere perché il rischio che si corre, cioè quello di perdere completamente il contatto con la realtà, è troppo alto. Poi, in buona sostanza, ha ribadito la necessità di operare un deciso cambio di passo, uscendo dalle logiche meramente assistenzialiste per costruire nuove occasioni. “Il meccanismo per cui si sostiene sterilmente il reddito di chi non ce la fa è tossico – ha spiegato -. Al contrario bisogna mettere i giovani in condizione di attivarsi e rispondere alle iniziative”.

Con questa finalità è nato, ad esempio, il progetto “Garanzia giovani” che intende offrire una prospettiva di formazione professionale o di vero e proprio impiego ai ragazzi fino ai 29 anni. “E’ indispensabile creare una rete strutturale di collegamento tra due mondi lontani: quello della scuola e quello dell’impresa – ha aggiunto -. Certo veniamo da anni in cui sono stati compiuti molti errori, come la mancanza di attenzione per la formazione tecnica e gli scarsi investimenti nei Centri per l’impiego. Altri ne commetteremo, forse, ma se riusciamo a creare una prospettiva occupazionale già per i primi 5mila giovani, avremo raggiunto già un primo ed importante risultato”.

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