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Il centrodestra salentino ricorda Andreotti: “Statista e protagonista della storia”

A 94 anni si è spento nella sua casa romana. Figura discussa e controversa, la sua parabola politica ha accompagnato, e a tratti dominato, la vita dell'Italia repubblicana. I commenti degli esponenti del Pdl mentre il centrosinistra resta in silenzio

LECCE – Non ci saranno funerali di Stato, ma Giulio Andreotti, sornione, se ne farà una ragione. E forse lo ha voluto lui stesso. Del resto, per oltre mezzo secolo, ha incarnato il potere politico che diventa istituzione e che pervade tutti i gangli del sistema, a sua immagine e somiglianza.

Solo la prospettiva storica potrà dare, ma non è detto che ciò avvenga, il giusto risalto alla parabola di Giulio Andreotti che è morto oggi nella sua casa romana all’età di 94 anni. Ma anche alle tante ombre che lo hanno accompagnato fino alla sentenza Corte di Cassazione, che ha sostanzialmente confermato l’accusa di aver avuto rapporti, fino al 1980, con la mafia siciliana. Un verdetto cui non fu data esecuzione a causa della prescrizione.

Le prime pagine di tutto il mondo lo citano perché anche all’estero ha rappresentato le contraddizioni dell’Italia e uno dei maestri dell’arte del presepe napoletano – a testimonianza di una peculiare grandezza riconosciuta al personaggio anche dalla saggezza popolare - già quattro anni addietro realizzò una statuetta che lo raffigurava, con il vestito blu e la camicia bianca.  

Mentre il Partito democratico tace – Enrico Letta, tra l’altro, è stato vice segretario dei democristiani europei nei primi anni Novanta -, il centrodestra salentino, attraverso le parole di alcuni tra i suoi principali rappresentanti, ne ricorda essenzialmente la caratura da statista e l’incessante contributo alla crescita politica dell’Italia, pur riconoscendo, con sfumature diverse, la complessità intrinseca del personaggio.

Tra i politici salentini, la prima a ricordare la figura di Giulio Andreotti è stata la senatrice Adriana Poi Bortone, parlamentare di lungo corso: “Con lui se ne va un’epoca fatta di grandissime personalità  e intelligenze che hanno fatto la storia della politica”, così la laconica dichiarazione diffusa attraverso il social network Twitter.

Subito dopo il commento del presidente della Provincia di Lecce, Antonio Gabellone: “Da qualunque angolazione politica si osservi questo momento epocale, con la morte di Giulio Andreotti il nostro paese perde uno statista indiscusso e un protagonista della storia politica nazionale, europea e internazionale, dal dopoguerra agli anni 90. Presidente del Consiglio nei mesi del rapimento Moro, con il Paese sull'orlo della guerra civile, Andreotti è stato abile districatore di vicende internazionali e autore di mediazioni estenuanti, materie in cui era fortissimo, oltre che uomo di un partito, la Dc, che ha segnato la storia della nostra Repubblica”.

Raffaele Fitto riconosce il ruolo del politico scomparso nella costruzione della repubblica democratica: “Con la morte di Giulio Andreotti scompare un indiscusso protagonista di circa 60 anni di storia politica, democratica ed istituzionale italiana. Al netto di giudizi spesso contrastanti sulla sua figura, il senatore Andreotti è stato senza dubbio una delle personalità politiche più autorevoli del nostro Paese e che maggiormente hanno contribuito a scrivere la storia della nostra democrazia e della nostra rinascita economica. Alla sua famiglia giungano sentimenti di profondo cordoglio”.

Sulla stessa lunghezza d’onda, ma con maggiore slancio, il ricordo tracciato da Rocco Palese, eletto deputato nelle fila del partito di Silvio Berlusconi: “Giulio Andreotti è stato un interprete di primo piano della storia italiana dal dopoguerra ad oggi, un grande statista che ha contribuito alla ricostruzione dell'Italia ed ha rappresentato il nostro Paese con grande spirito di servizio e alto senso delle Istituzioni. I giudizi su di lui non sono certo unanimi, come sempre accade a chi tanto fa nella vita, ma al netto di tutto questo, certamente è stato uno dei costruttori dello stato sociale, democratico, economico nel nostro Paese”.

Il presidente del gruppo dell’Udc alla Regione Puglia, Salvatore Negro, infine scrive: “Giulio Andreotti è stato uno dei protagonisti più autorevoli  della storia della Democrazia Cristiana. Con lui va via l’ultimo dei padri della nostra Repubblica che tanto hanno lavorato per darci quella moderna Costituzione ormai universalmente riconosciuta come ‘la più bella del mondo’. Presidente del Consiglio per ben sette volte e decine di volte ministro in tutti i dicasteri a disposizione, sin dal dopo guerra, con la sua attività politica e istituzionale, ha dato impulso allo sviluppo del nostro Paese contribuendo a farlo diventare uno dei più industrializzati a livello mondiale. Un’attività prolifica, durata oltre cinquant’anni, in cui l’Italia è cresciuta nel rispetto dei valori democratici contenuti nella carta costituzionale. Su quella che è stata la sua figura e il suo lavoro saranno sicuramente gli storici a dire una parola definitiva. Siamo però certi, alla luce dei nostri ricordi e della nostra esperienza, che la sua figura ha contribuito in maniera determinante alla crescita civile e morale della nostra nazione”.

In chiave tutta europea la dichiarazione di Raffaele Baldassarre, europarlamentare dei Pdl: “La scomparsa del senatore Giulio Andreotti segna la fine di un’epoca. Ultimo testimone della costituenda repubblica italiana Andreotti è stato protagonista fino in fondo della crescita politica ed economica del nostro Paese.  Con lui l’Italia è arrivata ad essere un riferimento per l’intera Europa fra gli anni settanta e novanta. Nonostante le contraddizioni che possono interessare la vita e l’attività di un uomo pubblico la sua figura imponente è indelebilmente consegnata alla storia dell’Europa moderna”.

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