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"Ragioni di urgenza e pericolo disordini": le motivazioni nell'atto del prefetto

L'adozione del provvedimento è stata sollecitata più volte dal questore. Richiamate le principali iniziative di protesta, riferimento al movimento anarco-insurrezionalista

LECCE – Il giro di vite è arrivato. Che l'autunno sarebbe stato "caldo" sul fronte del gasdotto Tap non era difficile prevederlo e nelle scorse ore lo Stato ha dispiegato uomini e mezzi per blindare la ripresa dei lavori nei vari punti interessati, da San Basilio all'area individuata per il terminale di ricezione. Il governo, con molta più determinazione delle fasi precedenti, ha voluto prevenire ogni sorta di manifestazione di dissenso in loco, e di conseguenza di rallentamento delle operazioni di cantiere, creando una sorta di cintura di protezione impenetrabile anche ai cronisti.

Il provvedimento firmato dal prefetto è argomentato fondamentalmente con la necessità di garantire la sicurezza delle maestranze durante la ripresa dei lavori e contiene in premessa un riepilogo di tutte le principali iniziative di opposizione dei mesi scorsi: dalle dimostrazioni nella fase di espianto degli ulivi in primavera, fino a quelle più recenti nelle fasi di potatura, oltre al riferimento al lancio di bottiglie incendiarie contro la sede dell'azienda che ha l'appalto per tutte le operazioni relative alle piante, dal trasporto alla messa a dimora nel sito di stoccaggio. Infine si fa riferimento ad un episodo del 5 novembre: lo sparo di fuochi d'artificio ad altezza uomo contro l'auto dell'istituto di vigilanza che presidia il cantiere di San Basilio. 

É stato il questore di Lecce, per tre volte - il 17 ottobre, l'8 e il 10 novembre - a chiedere l'adozione dell'ordinanza che poi effettivamente è scaturita, sulla base del convincimento che il livello di tensione si stia innalzando: “Sono stati confermati - si legge nel testo del prefetto - i rilevanti ed attuali profili di ordine e sicurezza pubblica connessi alla ripresa delle attività e il loro progressivo innalzamento, in un ambiente di forte opposizione da parte delle comunità locali riunite nel movimento No Tap e dei gruppi anarco-insurrezionalisti, sodalizi antagonisti e attivisti che presidiano le zone interessate”.

L' 8 novembre è anche il giorno in cui Tap ha comunicato alle autorità "la necessità improcrastinabile di avviare le operazioni di cantiere in data 13 novembre al fine di garantire il completamento di ulteriori operazioni prima della prevista pausa estiva del 2108, e quindi la messa in esercizio entro gennaio 2020 evitando la scadenza delle autorizzazioni". Un passaggio, quato, che si salda in un certo senso con un altro: in chiusura di ordinanza si dice esplicitamente che le ragioni di urgenza impediscono di dare pubblicità al provvedimento sia per l'alto numero di destinatari (il riferimento è ai proprietari dei terreni nelle aree interessate) "non sempre facilmente identificabili (in relazione anche alle varie situazioni sottostanti la proprietà". Ecco perché nelle scorse ore grande è stata la sopresa, condita da numerosi disagi, di tutti coloro che pensavano di poter avere libero accesso al proprio fondo. M disagi si sono registrati anche per il servizio di scuolabus e di raccolta dei rifiuti.

Contro il provvedimento del prefetto, nel quale si fa anche esplicita riserva di attenuazione delle misure o, al contrario, di una proroga, è ammesso ricorso al Tar entro 60 giorni e ricorso straordinario al Presidente della Repubblica entro 120 giorni. Tap in tarda mattinata ha denunciato un "assalto" a colpi di bombolette spray e uova contro l'infopoint di Melendugno.

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