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Conservatori e Riformisti, cinque consiglieri sotto le insegne di Fitto. Battista in bilico

Il capogruppo è Garrisi, ci sono anche Tondo, Alfarano, Greco e D'Autilia. In conferenza anche i rappresentanti delle liste civiche che sostengono il sindaco Perrone che subordina la verifica di giunta alle eventuali richieste di Forza Italia

LECCE – Da oggi è costituito in seno al consiglio comunale il gruppo consiliare “Conservatori e riformisti”. A comporlo sono Gianni Garrisi (capogruppo), Angelo Tondo, Massimo Alfarano, Fiorino Greco e Damiano D’Autilia.

Nelle prossime ore dovrebbe invece arrivare anche la comunicazione ufficiale relativa alla nascita del gruppo di Forza Italia, a sancire la divaricazione di un percorso politico dopo la marcia trionfale delle elezioni del 2012 quando il partito berlusconiano elesse 11 consiglieri. Ma, da allora, nel centrodestra ne sono successe di cotte e di crude e la “geografia “ di Palazzo Carafa ha subito delle modificazioni che già prima della pausa estiva avevano fatto pensare ad un imminente rimpasto di giunta.

A farne le spese potrebbe essere l’assessore Luciano Battista, che ha le delega alle Attività produttive e commerciali. Nelle parole odierne del sindaco, la sua posizione deve essere chiarita. L’assessore era infatti riferimento in giunta di Io Sud (quindi di Adriana Poli Bortone) che oggi però conta solo sulla consigliera Francesca Mariano (Scorrano ha aderito a Forza Italia). Non è molto diversa, almeno formalmente, la condizione di Alessandro Delli Noci, eletto con Futuro e Libertà cui appartiene anche il consigliere Bernardo Monticelli Cuggiò. Ma il responsabile all’Innovazione tecnologica gode della fiducia del primo cittadino che lo considera parte integrante della sua squadra. Per questa convinzione la sua assenza alla conferenza odierna non ha fatto clamore.

Accanto al sindaco c’erano invece – oltre a molti consiglieri delle liste civiche “federate” - il deputato Roberto Marti, il senatore Francesco Bruni e il presidente della Provincia, Antonio Gabellone. Il movimento che fa capo a Raffaele Fitto, che conta già un gruppo al Senato, muove i primi passi ufficiali nell’organizzazione a livello territoriale e parte proprio dal capoluogo. Le ragioni della separazione da Forza Italia sono note: denuncia della mancanza di democrazia e meritocrazia all’interno del partito dell’ex Cavaliere e istituzionalizzazione delle primarie come metodo di selezione della classe dirigente. Entro metà ottobre, ha assicurato Marti, ci saranno delle nomine transitorie fino alla designazione degli organi dirigenti attraverso le primarie.

Ma quella tra Fitto e Berlusconi è una partita che intreccia le questioni romane con la periferia politica, in un gioco di incastri e variabili il cui sito è di difficile previsione: naturalmente conta la legge elettorale per la quale pesano le coalizioni e questo Perrone lo sa bene. Per questo il sindaco rinvia la palla nella metà campo avversaria quando gli si chiede se intende procedere ad una verifica ed eventualmente a un rimpasto di giunta: “Vediamo che tipo di richieste faranno, ma non parliamo di accordi di breve respiro ma di capire se siamo nello stesso perimetro di coalizione per elezioni del 2017 (prossima scadenza amministrativa, ndr)”.

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