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Politica Corigliano d'Otranto

Nell'Ato 2, sindaci a muso duro: "Macculi dimettiti"

In quindici chiedono al presidente del consorzio di farsi da parte, dopo le violazioni emerse nell'assemblea del 14 ottobre scorso: nella missiva, si ripercorrono tutti i problemi della gestione

CORIGLIANO D'OTRANTO - Quindici sindaci si schierano contro il presidente dell'Ato Lecce 2, Silvano Macculi, invocandone le dimissioni e riscontrando nella gestione dell'ambito territoriale gli estremi per una svolta, che non prescinda proprio dal passo indietro della figura che l'ha guidato in questi anni. È una dura presa di posizione quella dei primi cittadini di Alezio, Cannole, Carpignano Salentino, Corigliano d'Otranto, Cursi, Giuggianello, Melpignano, Nardò, Otranto, Palmariggi, Sannicola, Scorrano, Sogliano Cavour, Soleto, Uggiano La Chiesa, alcuni dei quali, da tempo, avevano manifestato apertamente il proprio dissenso sul servizio rifiuti e sull'intera gestione dell'Ato.

Un disagio senza colore politico, diventato pugno duro nel continuo marasma dell'ambito e della sua precaria esistenza: la proroga di gestione delle Ato, promossa dal governo fino al 31 dicembre prossimo, non ha diradato le nubi sul futuro del sistema, ma ne ha semplicemente prolungato l'agonia, lasciando irrisolti i problemi sul tavolo, dai costi esosi del servizio, all'atteggiamento delle ditte, che spesso hanno ingaggiato un braccio di ferro con i comuni sui versamenti, lasciando in più di un'occasione i rifiuti per strada o sbarrando le porte del centro di Poggiardo. E sul banco degli imputati finisce inevitabilmente l'attuale assessore al bilancio della giunta provinciale, che, a giudizio dei sindaci firmatari, ha delle colpe cui non può sottrarsi: sotto la lente di ingrandimento dei dissidenti, ci sarebbero soprattutto delle "violazioni" normative, emerse in una recente assemblea.

Il dissenso dei quindici sindaci arriva in una lettera, partita da Corigliano d'Otranto ed indirizzata alle autorità dell'Ato e a quelle istituzionali, compreso il Prefetto di Lecce. Nel testo della missiva, si puntualizza come la gestione dei rifiuti, attraverso l'istituzione delle Ato, così come regolamentata dalla legge nazionale e regionale, abbia da subito evidenziato "numerose criticità non solo dal punto di vista dell'organizzazione dei servizi, ma anche e soprattutto del controllo di oneri e costi derivanti dalla gestione del consorzio, che hanno avuto e continuano ad avere conseguenze finanziarie nefaste sui bilanci comunali e soprattutto sui cittadini rappresentati".

"Nel corso di questi anni - si legge - siamo stati protagonisti di un radicale cambiamento del concetto di 'rifiuto' avviando e consolidando nelle nostre comunità modalità di raccolta differenziata in perfetta sintonia con la normativa vigente. Tutto questo si è potuto realizzare grazie al grande senso di responsabilità istituzionale, dimostrato da tutti i sindaci del consorzio con l'aiuto degli stessi cittadini, i quali hanno sempre sostenuto l'attività dell'Ato confidando soprattutto sia nelle competenze professionali e gestionali, che nelle qualità politico-morali del proprio rappresentante legale dottor Silvano Macculi".

A riprova di ciò, ci sarebbero le delibere assembleari, approvate sempre all'unanimità, con le quali sono state garantite le attività del Consorzio. Nella lettera, si fa riferimento alla seduta del 26 gennaio 2010, quando l'assemblea del consorzio, "con senso di responsabilità", ha provveduto a sanare l'intera gestione precedente, approvando "in sanatoria" ben tre bilanci di previsione (2007/2008/2009) e due rendiconti di gestione (2007/2008), "nonostante l'Assemblea non abbia mai provveduto ad istituire il Collegio dei Revisori, organo indispensabile per l'approvazione di bilanci". Questo avveniva in considerazione del periodo di emergenza che lo stesso consorzio stava attraversando e per le inevitabili difficoltà tecnico gestionali da affrontare nel momento in cui si intraprendeva una nuova attività.

"Oggi, però - asseriscono i sindaci -, siamo di fronte ad una chiara e palese violazione di norme in dispregio dei fondamentali principi che regolano la gestione degli enti locali e dei loro consorzi, che non ci consentono di approvare gli argomenti posti all'ordine del giorno nella seduta del 14 ottobre alla luce di evidenti violazioni delle disposizioni di legge". Le inosservanze sarebbero relative all'assenza del collegio dei revisori dei conti, all'iter e ai tempi di approvazione tanto del bilancio di previsione che del rendiconto di gestione, alla convocazione dell'organo consiliare in seduta contemporanea a quello del Cda, contravvenendo a quanto disposto dall'articolo 227 del T.U.E.L. (testo unico degli enti locali).

I sindaci sottolineano che, nell'esame di approvazione del rendiconto, si proceda all'analisi della gestione, con l'approvazione dei contenuti e relative formalità, in ossequio alle disposizioni di legge. A tal fine, sarebbe quindi "indispensabile" controllare attraverso un esame puntuale degli atti i criteri e le procedure di selezione, con cui sono stati individuati tecnici e liberi professionisti incaricati dal Consorzio, le procedure di trasparenza e pubblicità adottate nell'assegnazione degli incarichi, "al fine di verificarne la legittimità" e, soprattutto, se tali adempimenti siano stati resi pubblici nei confronti di tutti i "soci" partecipanti all'organo consortile.

E ancora occorrerebbe appurare tutti gli atti gestionali inerenti agli impegni di spesa e liquidazione dei pagamenti (le specifiche determine), ai criteri e alle modalità di affidamento a molteplici aziende di servizi diversi (trasporto, selezione ecc.), in assenza di procedure comparative o di un albo delle ditte di fiducia, preventivamente regolamentato, e/o pubblicato presso i "soci" partecipanti all'organo consortile.

Alla luce di quanto indicato, i sindaci, guidati da Ada Fiore, chiedono al Presidente Macculi "un consequenziale atto di responsabilità atteso quanto innanzi evidenziato", ossia "l'acquisizione al protocollo delle proprie dimissioni"; alla struttura tecnica e soprattutto al Revisore dei Conti "di rivedere il proprio convincimento in merito ai pareri di regolarità tecnico-contabile espressi", ai componenti dell'organo assembleare "di valutare le responsabilità personali in tema di approvazione di tali strumenti contabili fondamentali". Inoltre, i sindaci richiedono l'immediata costituzione di una "commissione tecnico-politica paritaria nominata dall'Assemblea affinché si esprima sulla complessiva situazione gestionale dell'ente e fornisca adeguati e più idonei strumenti operativi nel pieno rispetto della legge".
 

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