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Venerdì, 29 Marzo 2024
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“Nessuna occupazione abusiva”: il centro antiviolenza si oppone allo sgombero

La presidentessa del Renata Fonte spiega che le stanze erano occupate “legittimamente”: “Quel locale ci serviva per accogliere le vittime in fuga dalla violenze di genere”

LECCE – “Rifiutiamo l’azione accusatoria dell’amministrazione di Lecce guidata a Paolo Perrone”. Non è tenera la reazione della presidentessa del centro anti-violenza “Renata Fonte” di fronte all’azione di sgombero coatto di una delle stanze della struttura, sita nel centro della città, disposta dal Comune.

L’ordinanza di sgombero è datata ottobre 2016 e la mattina del 22, alle operatrici del centro, alle ospiti  ed ai minori presenti, è stato chiesto di liberare una stanza che verrà destinata ad un’altra associazione. Il Comune di Lecce, dopo il necessario preavviso, ha proceduto a sgomberare il locale perché ritiene che l’associazione di volontariato lo abbia occupato in maniera impropria: al Renata Fonte, hanno spiegato gli amministratori, era stato concesso l’uso gratuito di due stanze e risultava che invece ne fossero occupate tre.

Le operazioni, quella mattina, non sarebbero state “indolore” – nel senso metaforico del termine – né per le donne presenti, che hanno cercato di opporsi a quell’azione, né per le operatrici volontarie del centro.

“Le modalità adottate dallo sgombero non sono state delle migliori – denuncia la fondatrice dell’associazione che opera sul territorio da oltre 18 anni – anche perché erano presenti alcune donne con i loro figli sulle ginocchia. È mancata la sensibilità: questo è un centro destinato all’accoglienza ed alla presa in carico delle vittime delle violenze di genere; trattiamo casi estremamente delicati e ogni giorno, in media, prendiamo in cura due nuove donne”.

La struttura viaggia su numeri importanti, basti pensare che gli accessi complessivi nel 2016 sono stati 251: segno di una trend positivo che spinge le vittime a rompere il muro di silenzio che le avvolge per intraprendere un percorso di sostegno – legale e psicologico – volto ad una vera rinascita morale.

Eppure le volontarie del centro, che hanno fatto di questo mestiere una missione, lamentano condizioni di lavoro non ottimali. Tutto il percorso di presa in carico delle pazienti è gratuito ed il Renata Fonte ha diritto ad un semplice rimborso spese, finanziato dal ministero delle Pari opportunità per tramite della Regione Puglia.

Le psicologhe, da quando si è proceduto allo sgombero, hanno tenuto alcuni colloqui sugli scalini del locale che funge da anti-bagno: un luogo “inappropriato alla situazione”, spiegano, “in cui non esiste privacy perché di passaggio”. Ai servizi igienici accedono anche persone che fanno parte di altre associazioni e occupano il medesimo piano terra dello stabile di via Madonna del Paradiso.

Il locale conteso, peraltro, è stato finora utilizzato per offrire accoglienza alle donne in fuga dalle bufere domestiche e dalla furia cieca dei loro compagni, all’interno di luogo protetto e sicuro. Al centro ora non resta che la prima stanza, che affaccia sulla strada, ed i pochi metri quadri dell’antibagno sprovvisti di tavoli, sedie e quant’altro.

La diatriba, come se non bastasse, a loro dire sarebbe priva di sostanza. La presidentessa Toto ha risposto con veemenza ad ogni accusa partita dal Comune di Lecce (“abbiamo sempre rispettato le regole”) ed ha esibito i documenti a sostegno della sua difesa: “Non c’è mai stata alcuna occupazione abusiva e la convenzione del 2004 lo dimostra. Si legge chiaramente che l’associazione poteva usare due stanze, la prima ancora a nostra disposizione, e la seconda che ha una porta d’accesso secondaria e affaccia sul giardino di pertinenza. Proprio quella che invece è stata sgomberata”.

L’associazione dice di essersi opposta alla decisione del Comune di Lecce “inviando decine di mail di posta certificata rimaste senza risposta”. “Perché ci hanno mandate via? Le donne e i cittadini aspettano una risposta, questa amministrazione ci sostiene solo a parole, ma nei fatti non ci aiuta. È ora di reagire e dire basta: la nostra battaglia è appena cominciata e non ci fermeremo”, ha concluso la presidentessa Toto.

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