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Nuovi esclusi da Sanitaservice, il sindacato Cisal sul piede di guerra

Nella nuova ondata di internalizzazioni, sei persone sono fuori dalla società in house. Cisal promette battaglia legale e denuncia: "Valdo Mellone ha tradito le promesse. Alcuni ausiliari rivestono ruoli che non gli competono"

 

LECCE - Continuano le proteste in casa Sanitaservice. Dopo la decisione della Asl di Lecce (con delibera del 7 febbraio) di proseguire con l'internalizzazione dei servizi di mauntenzione del verde, disinfestazione e servizi informatici, 6 persone sono rimaste fuori, a fronte dei 46 che il primo marzo, entreranno nell'organico della società in house.

Il fronte dei nuovi esclusi, quindi, rinsalda i ranghi e promette battaglia per mezzo del sindacato Cisal che è già passato alle vie legali. Come spiega il segretario Vito Perrone, "queste persone sono rimaste fuori perché avevano un contratto a tempo determinato". Tuttavia, avendo maturato i quattro mesi di anzianità presso le ditte esterne, ed essendo stati assunti il primo maggio 2011, "anche per loro, deve valere l'applicazione della clausola sociale e quindi l'assunzione".

Non si spiegherebbe, quindi, il motivo di questa decisione, "anche in virtù del fatto che i 46 assunti, che partivano dal tempo indeterminato, stipuleranno un contratto con scadenza il primo marzo 2017". Ma lo "scandalo" vero, secondo la Cisal, starebbe nel fatto che "quattro unità del sistema informatico, anch'esse con contratto determinato, sono rientrate in Sanitaservice a differenza dei citati 6 ausiliari del verde e delle aree esterne".

Il direttore generale della Asl di Lecce, Valdo Mellone, quindi, "oltre a compiere un atto illegittimo, è venuto meno alla promessa che aveva fatto a settembre, in occasione della protesta sui tetti dell'ospedale Vito Fazzi di Lecce, di trovar posto per tutti in Sanitaservice", denuncia Perrone.

L'attacco a Mellone non finisce qui e Vito Perrone prende in mano la lettera aperta, scritta dal direttore generale al personale di Sanitaservice, in cui Mellone esorta tutti a collaborare al fine di rendere il servizio economicamente competitivo, senza perdere di qualità, chiedendo di aver fiducia nel progressivo passaggio al tempo pieno (al momento l'orario di lavoro non raggiunge, per tutti, le 30 ore settimanali, ndr). Per il segretario Cisal, però, alcuni punti della missiva "suonano come una minaccia, nel momento in cui si paventa un ritorno al vecchio sistema degli appalti se i lavoratori non si metteranno in riga, rispettando tutte le regole".

"E' come se si volessero scaricare sui dipendenti e sui sindacati, l'incapacità amministrativa e il mancato assetto organizzativo della società in house", spiega Vito Perrone che tratteggia una situazione che sembrerebbe ai confini della realtà: "Molti ausiliari di Sanitaservice sono costretti ad assumersi compiti che non gli competono e per i quali non sono professionalmente preparati". A fronte della cronica carenza di operatori socio sanitari e infermieri nei vari presidi ospedalieri, "ci sono ausiliari che colmano i vuoti, chiamati a sostituire cateteri o a misurare la pressione, quando non dovrebbero mettere mano sui pazienti".

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