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Nuovo esposto sul caso di Porto Miggiano: in duecento gridano allo scempio

Presentato dagli ambientalisti al procuratore della Repubblica e a diverse figure delle istituzioni per chiedere di verificare che non si siano realizzati reati per modificare morfologicamente la falesia: "Paesaggio alterato"

SANTA CESAREA – Un nuovo esposto indirizzato al procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lecce, alla Commissione europea, al presidente della Repubblica, in qualità di presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, al Ministro dell’ambiente, al governatore pugliese, per la questione di Porto Miggiano e le “gravi alterazioni di bellezze naturali”. A presentarlo gli ambientalisti e circa duecento firmatari, tra cui gli artisti Papa Leu e Nandu Popu dei Sud Sound System.

Nel testo si legge che le “modificazioni morfologiche della falesia di Porto Miggiano e della naturale conformazione della scogliera, nonché le opere edilizie ultimate l’anno scorso a ridosso del costone roccioso, quali risultano chiaramente visibili dal confronto fra le fotografie dell’originario stato dei luoghi e quelle relative allo stato attuale, costituiscono prova evidente ed inconfutabile dei reati commessi in danno del paesaggio”. Per coloro che hanno firmato l’esposto, si tratta di “deturpazioni sicuramente incompatibili con tutta la normativa amministrativa e soprattutto penale che regola la materia dell’edilizia, dell’urbanistica e soprattutto della tutela del paesaggio”.

Accuse esplicitate anche agli atti amministrativi di carattere autorizzativo: “A tale riguardo – puntualizzano - si deve evidenziare che (come sarà agevolmente verificabile attraverso indagini tecniche di natura geologica ed ingegneristica) le opere di consolidamento statico che hanno deturpato la bellezza del paesaggio nell’insenatura di Porto Miggiano si sono rese necessarie in seguito al recente accentuarsi del pericolo di fenomeni di frane e smottamenti della scogliera a strapiombo sul mare; accentuarsi dei fenomeni che, con elevata probabilità, è conseguenza diretta delle opere di sbancamento che sono state realizzate nel corso delle recenti opere edilizie sovrastanti l’insenatura”.

“Infine – proseguono i firmatari -, lo scempio ancora più evidente è costituito dalla realizzazione, lungo buona parte del perimetro interno all’insenatura, di banchine di cemento a ridosso del mare (furbescamente ricoperte con mattoncini atti a dare l’idea della pietra viva) che hanno preso il posto dell’originaria scogliera frastagliata e variegata, trasformando il sito in una specie di banchina portuale, molto probabilmente e prevedibilmente (in una prospettiva di evidente abuso d’ufficio) destinata all’allocazione di ombrelloni e di servizi balneari da asservire in concessione alle sovrastanti strutture turistico-alberghiere”.

Tutte le opere edilizie in questione sarebbero il “risultato di permessi di costruire (eventualmente anche sulla base di altrettanto illegittime ed illecite modificazioni degli originari strumenti urbanistici) e di nulla osta rilasciati dalle autorità paesaggistiche, che sono da considerare atti assolutamente illeciti (oltre che illegittimi) alla luce dei più recenti orientamenti della giurisprudenza di legittimità in materia di reati edilizi, urbanistici ed ambientali”.

Per i motivi espressi, i firmatari del documento chiedono alla Procura della Repubblica di valutare se nei fatti esposti siano rintracciabili estremi di reato, procedendo in tal caso alla individuazione e punizione dei colpevoli.

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