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Occupazione, 340 milioni: Vendola presenta il suo piano

Il governatore pugliese presenta i numeri del suo piano per l'occupazione, con l'obiettivo dichiarato di garantire 52mila nuovi assunti o reinseriti nel mondo del lavoro. Ora passaggio in giunta

BARI - Lo aveva promesso: "Il 12 gennaio vareremo in giunta un piano per l'occupazione". Nichi Vendola, prima del passaggio nell'esecutivo, convoca una conferenza stampa, per spiegare il suo progetto per rilanciare il lavoro in Puglia e dettagliare le voci dei milioni messi in campo per l'ambizioso obiettivo. 340milioni da investire per l'occupazione e 52mila nuove assunzioni.

I numeri del piano sono, dunque, importanti, spalmati su voci definite "assi principali", su cui vengono orientate le politiche del lavoro regionale: saranno in tutto sei, con l'intenzione di garantire alla Puglia uno spazio da oltre cinquantamila nuovi assunti o soggetti da reintegrare nei cosiddetti "processi produttivi". Sei strategie, dunque, di intervento che riguardano le diverse categorie sociali: si parte dai giovani, ritenuti il punto fondamentale del piano occupazione, tanto da meritarsi la dicitura di "misura prioritaria" con un impegno da 122 milioni di euro. Su di loro, investimenti di formazione, per tutelare le eccellenze e permettere un inserimento nel mondo del lavoro.

Dai giovani si passa alle donne, che riceveranno un supporto per la propria collocazione lavorativa; una terza attenzione è quella dell'inclusione sociale di fasce deboli. Nella categoria, rientrano i cassa integrati e gli immigrati; quarto punto di riferimento sarà la qualità del vivere, con la promozione di nuove figure che si occuperanno di assistenza domiciliare, turismo e lavori socialmente utili.

Altro capitolo che compone il piano è la voce "sviluppo e innovazione", con incentivi alla ricerca, formazione di alto livello e agevolazioni di figure come quelle dei ricercatori. Ultima, ma solo in ordine di cronaca, la qualità del lavoro, con la creazione di consulenze specifiche su emersione del sommerso, sicurezza dei luoghi di lavoro, nuove tecnologie.

Il piano stesso sarà affidato ad una cabina di regia regionale, che avrà il compito di coordinamento, lavorando a stretto contatto con i sindacati, le associazioni di categoria, i centri territoriali per l'impiego, le province, i comuni, i distretti tecnologici e produttivi. Come sarà avviato il piano? Un ruolo decisivo, ha spiegato lo stesso Vendola, spetterà ai sindacati, che dovranno vigilare sull'operatività del piano stesso, attraverso misure da concordare con le parti sociali. Investimenti in formazione, per assicurare figure professionalmente valide alle aziende pugliesi, rappresenteranno i primi movimenti da compiere.

Vendola, facendo affidamento sulle parti sociali, tenta, dunque, di ricomporre la frattura causata da quella che i sindacati hanno ritenuto sia la sua autoreferenzialità di scelta, nell'ambito del piano sanitario. Infatti, nel pomeriggio, il governatore dialogherà in un incontro con i responsabili del sindacato pugliese, raccogliendo le loro impressioni sul piano, ma anche le lamentele per la mancanza di concertazione su scelte fondamentali per il destino della regione.

Critico Greco: "La Puglia reale è quella dei 59mila posti di lavoro persi"

Critiche arrivano da Salvatore Greco, coordinatore regionale della Puglia prima di tutto. "La migliore risposta agli annunci roboanti del governatore sul lavoro viene dalla Uil - dice - che ha messo nero su bianco l'effetto dell'inerzia con cui la giunta regionale arriva soltanto oggi a presentare una ipotesi di spesa dei fondi comunitari per il 2007-2013. La Puglia reale - sostiene Greco - al netto della retorica del presidente Vendola è quella dei 59mila posti di lavoro persi e di una disoccupazione giovanile che supera il 30 per cento. Quello che viene spacciato per un piano per il lavoro altro non è che una affastellamento di misure senza nessun nesso le une con le altre: si tratta in sostanza di un tardivo quanto ordinario piano di spesa dei fondi comunitari, che da tre anni giacciono intonsi, niente di più".

"A parte l'ingente investimento in formazione - aggiunge il consigliere regionale - peraltro neppure originale, non resta che una cifra ottenuta sommando le singole voci di spesa previste: altre Regioni italiane si sono mosse prima e con idee progettuali di ben altro spessore. Chiamare ora imprese e sindacati a una "cabina di regia" peraltro più volte promessa e mai attuata - conclude Greco - è un modo finto di coinvolgerli: un governo che vuole realmente concertare lo fa prima e non dopo aver predisposto gli interventi: altrimenti è solo una presa in giro, l'ennesima".

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