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Omobitransfobia, in Consiglio regionale presentata la proposta di legge del Pd

Tra i primi firmatari c'è Donato Metallo: "Proviamo a ricucire la fiducia tra associazioni e politica che rischiava di perdersi per sempre"

LECCE - Dalla delusione per l'affossamento del disegno di legge Zan alla fiduciosa speranza di aver aperto un varco percorribile fino alla garanzia del principio di pari opportunità e di parità di trattamento in relazione all'orientamento sessuale, all'identità di genere e alle variazioni nelle caratterisitiche di sesso. 

Una proposta di legge per ribaltare l'inerzia innescata dal recente voto in Senato è stata presentata oggi in consiglio regionale. Le prime firme sono quelle di Donato Metallo e Francesco Paolicelli del Pd, che hanno illustrato l'iniziative nel corso di una conferenza a Bari, insieme al capogruppo Filippo Caracciolo, a Titti De Simone che è consigliera del presidente Emiliano per l'Attuazione del programma, ai portavoce delle associazioni che hanno contribuito alla stesura degli articoli.

"Stiamo facendo un importantissimo lavoro di ascolto, stiamo provando a ricucire il bene più prezioso: la fiducia tra le associazioni e la politica che stava rischiando di perdersi per sempre - ha dichiarato Donato Metallo -. È per questo che in quest'anno abbiamo lavorato di inclusione, partecipazione, scrittura collettiva. Abbiamo tutelato ogni contributo, ogni punto di vista. E insieme siamo giunti a una proposta composta da dieci articoli, in cui accesso al lavoro, incisività nelle imprese, formazione specifica di insegnanti e personale sociosanitario, linguaggio  e comunicazione non discriminatori, informazione inclusiva, sensibilizzazione e cultura delle differenza sono le linee principali. E sono i principi cardine perché sono esigenze concrete, che significano vita e quotidianità per tantissime persone. Ognuno si assume un pezzo di responsabilità di quella fiducia che non va tradita”.

“Esiste uno scollamento tra un Paese reale e un mondo della politica che ancora non interpreta correttamente le esigenze della vita delle persone, le vulnerabilità specifiche, e che non interpreta quali sono i contesti di maggiore fragilità - ha commentato Luciano Lopopolo, presidente nazionale Arcigay - e i percorsi che intendiamo condividere e sostenere attraverso tutte le organizzazioni nazionali e territoriali devono essere percorsi di crescita civile, comune, collettiva in cui queste norme contenute in questi articoli sono foriere di altri ragionamenti che riguardano ulteriori contesti di fragilità di cui tutta la causa del movimento diritti civili delle persone LGBTI ha sempre manifestato”.  

“Come rappresentanti delle associazioni studentesche abbiamo il dovere di portare nel luoghi di formazione, nelle Università appunto queste istanza -ha detto Lorenzo D’Amico, UDU Lecce-  Noi siamo motore di cambiamento, di inversione di rotta a livello sociale e motore di conoscenza perché siamo sì la classe dirigente del futuro ma siamo anche i cittadini del futuro e saremo coloro i quali, si spera, faranno di questo Paese un Paese libero”.

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