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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Ospedali, veleni e caos sul piano di riordino alla vigilia delle novità

Botta e risposta fra M5S e presidente Emiliano: i primi chiedono le sue dimissioni dalla delega alla Sanità, il secondo replica che non conoscono aspetti normativi. Caustico Caroppo di Forza Italia, scettica la Cgil. La diatriba in particolare sugli accorpamenti

BARI – Caos sul piano di riordino ospedaliero. Sono in particolare gli accorpamenti funzionali di cui si parla da tempo ad agitare le acque, e con tanto di musi lunghi di una parte del Consiglio regionale, che finora è stato tagliato fuori dalla discussione.

Tant'è, nel tardo pomeriggio l'annuncio del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, che, al termine della riunione con il capo dipartimento Salute Giovanni Gorgoni, il capo di gabinetto Claudio Stefanazzi e il segretario generale della presidenza Roberto Venneri, cominciata questa mattina alle 11 e terminata pochi minuti addietro, ha comunicato di aver “definito le linee di sistema del Piano di riordino in applicazione del decreto ministeriale 70/2015”.

Ed ha poi aggiunto che “sono state riversate in un documento preliminare, che è anche il frutto di una consultazione del dipartimento con la struttura dell’Ares, i direttori generali delle aziende sanitarie e degli istituti degli enti sanitari ecclesiastici”. 

“Il piano – ha detto Emiliano in una nota stampa - è corredato anche dalla dettagliata analisi epidemiologica e del fabbisogno sanitario. Alla luce di quanto sopra - ha anche aggiuntp - sono emerse alcune situazioni concrete nelle quali l’applicazione pedissequa del decreto ministeriale 70 e della direttiva comunitaria sugli orari di lavoro rischia di provocare soprattutto nel breve periodo disservizi e incongruenze anche alla luce della attuale dotazione organica, largamente incompleta, e della particolare conformazione geografica di alcuni territori”.

Da qui la conclusione: “Sono state dunque presentate tali incongruenze alla direzione generale del ministero della Salute, con la quale si è concordato un esame congiunto del documento prima che esso venga sottoposto alla definitiva approvazione della Giunta, previo ascolto delle conferenze dei sindaci delle Asl, delle parti sociali, delle associazioni rappresentative di categoria delle professioni sanitarie e dell’ospedalità privata”.

UNA GIORNATA CONVULSA 

Per tutta la giornata sono volati attacchi e si sono insinuati sospetti, si sono aperte diatribe e, giusto ieri è anche partita una diffida. L'ha presentata il Movimento 5 Stelle pugliese che accusa il presidente della Regione, Michele Emiliano (che, come ben noto, ha avocato a sé la delega alla Sanità), di assumere decisioni non sulla base dei bisogni del territorio, ma “secondo logiche di clientelismo”. Il M5S pretende, testualmente, le “dimissioni all’assessore alla Sanità chiedendo che affidi l’incarico a persone competenti.” 

La diffida è stata firmata da tutti i consiglieri pentastellati alla Regione, Rosa Barone, Gianluca Bozzetti, Mario Conca, Cristian Casili, Grazia Di Bari, Marco Galante, Antonella Laricchia e Antonio Trevisi. Nell’atto, in buona sostanza, si chiede di “non approvare il piano di riordino, prima di aver analizzato gli atti aziendali provenienti da Asl e Aziende universitarie previsti per legge”. “Non c’è modo peggiore per dare il colpo di grazia alla nostra sanità – hanno proseguito i consiglieri -, che approvare un piano talmente importante senza i documenti contenenti le liste d’attesa e i dati epidemiologici, che rappresentano la reale richiesta di salute sul territorio, e giustificano qualsiasi apertura o chiusura delle unità operative.”

Pronta era stata la replica del diretto interessato. Secondo Emiliano, i consiglieri del M5S, non hanno chiari alcuni aspetti normativi. “I dati epidemiologici e la dimensione delle liste di attesa non sono oggetto degli atti aziendali, che hanno meri fini di organizzazione delle aziende sanitarie pubbliche”, ha spiegato. “Sono, invece, il presupposto dei piani di riordino come quello che sta per essere varato dalla Giunta”.

“E, infatti – proseguito -, tra gli allegati al piano di riordino, c’è un tomo considerevole che contempla appunto la valutazione dei dati epidemiologici. Mi permetto di dire che è impossibile redigere un atto aziendale senza prima disporre del piano di riordino, che è un adempimento legislativo cogente, superiore come fonte giuridica, atteso che ha natura di regolamento. Mentre gli atti aziendali – aggiunge - sono delibere dei direttori generali subordinati all’approvazione della Giunta con delibera ordinaria”. E specifica anche che l’atto aziendale viene approvato dalla Giunta proprio per verificare che sia compatibile con il piano di riordino.

Una battuta finale sulla richiesta di dimissioni. “Il presidente è titolare di tutte le deleghe, che può assegnare a un assessore o trattenere per sé. Non può dunque dimettersi da una delega, ma al massimo assegnarla. Se qualcuno dei consiglieri del Movimento 5 Stelle desidera accettare deleghe, sono disponibile a valutare tale disponibilità”. 

Non meno caustico su Emiliano è stato però anche il presidente del gruppo consiliare di Forza Italia, Andrea Caroppo. “Si appresta a varare un piano di riordino ospedaliero redatto da lui e da qualche persona di sua stretta fiducia, nel chiuso delle loro stanze. Un piano fatto in casa, a casa loro”.

E ha parlato di profondi tagli alla rete ospedaliera e all’assistenza sanitaria “senza coinvolgere né il competente Consiglio regionale, né il personale sanitario, le associazioni di categoria e i cittadini rappresentati da chi è stato eletto nelle istituzioni”. “Ha deciso di giocare a carte coperte – conclude Caroppo -, il che non solo è uno schiaffo alle prerogative del Consiglio, ma la dice lunga sulla qualità del documento che verrà approvato e che non ha potuto, per la gelosia del presidente, essere arricchito in un processo di condivisione con tutte le parti interessate”.

Molti dubbi sono giunti anche dal sindacato Fp Cgil Lecce. A parlare è stato il responsabile del settore Sanità, Silvio Cataldi. “Dalle prime notizie, pare che si identifichino cinque ospedali che dovrebbero costituire una sorta di rete per trattare, in un primo momento, alcune patologie in situazioni emergenziali e, in un secondo momento, dovrebbero diventare sede di Dipartimento di emergenza urgenza, poiché, allo stato attuale, non possiedono i requisiti strutturali previsti dalla norma decreto 70/2015”.

“Inoltre – ha aggiunto - si cerca di modellare la legge 161 del 2014 che impone delle norme restringenti in materia di turnazione nelle 24 ore per personale sanitario delle aziende sanitarie locali e accade che in alcune realtà ospedaliere, si stia facendo ricorso a forme di lavoro straordinario sia in regime di pronta disponibilità che straordinario ordinario fuori da ogni regola”.

Per Cataldi, “si sta rischiando di perdere l’ennesima occasione di realizzare una profonda e seria riorganizzazione della rete ospedaliera e dell’organizzazione del lavoro per ottenere una garanzia della qualità degli esiti clinici, unico risultato da raggiungere per la popolazione”. E ha chiesto agli organi decisionali di aprire una profonda e seria discussione con tutti i soggetti interessati, dai Comuni al mondo delle associazioni. A quanto pare, stando alle ultime dichiarazioni di Emiliano, questo dibattito si terrà, stando almeno alle dichiarazioni delle ultime ore.

“Altrimenti - ha spiegato - si corre il rischio di dare l’impressione che, pur di giustificare la sopravvivenza di alcune strutture a discapito di altre, si voglia decidere in fretta e magari in segrete stanze”. Ha ricordato anche che il Salento dispone di strutture sulle quali investire, facili da raggiungere e che per dimensioni offrono sicurezza nella gestione del paziente. “Invece sembra che si voglia decidere, contro ogni logica, in modo caotico e confuso. In alcune realtà si pensa di accorpare unità operative, in altre addirittura sembra che si vogliano mantenere doppioni di reparti, giusto per non scontentare nessuno”.

Secondo il referente del sindacato, la sanità andrebbe ripensata, a partire dai medici di base. Il suggerimento: ridurre il numero dei “mille e 500 pazienti come massimale a carico di un medico di fiducia” che “consentirebbe di restituire al medico ospedaliero il compito di pensare solo alle persone ricoverate, e non già a tutte quelle prestazioni specialistiche che di ospedaliero non hanno nulla, distraendo risorse dalla corsia e dalle sale operatorie”.

Resta, al momento, l’incertezza fino all’ultimo sulle proposte. L’associazione di volontariato Salute Salento ha sentito il nuovo direttore generale dell’Asl di Lecce, Silvana Melli. Al momento è noto che gli ospedali salentini rimarranno in piedi, così come invariato sarà il numero di posti letto. “Dal punto di vista funzionale saranno accorpati gli ospedali di Gallipoli e Casarano da un lato e Copertino con Galatina dall’altro – anticipa la dirigente -. Scorrano rimarrà ospedale di I livello (per servire l’area adriatica). L’ospedale privato di Tricase sarà di II livello e sarà di complemento funzionale al territorio”.

In merito agli accorpamenti (Casarano-Gallipoli e Galatina-Copertino), “uno dei due sarà a prevalenza di Dipartimento di emergenze chirurgiche -  spiega la manager–, quindi con funzioni prevalenti di Pronto soccorso e di tutto ciò che ha la Rianimazione alle spalle, come gli interventi chirurgici e quant’altro. Non ci sarà la possibilità di confusione come nei Punti di primo intervento. Se un paziente deve andare al Pronto soccorso o deve fare un intervento trova risposte al primo ospedale. Se invece deve fare un day service medico, per esempio un diabetico, lo farà nel secondo ospedale”.

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