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Ostello della gioventù, l’occasione mancata e dal futuro incerto

Sopralluogo nella struttura turistica che quest'anno è rimasta quasi ferma perché l'amministrazione l'ha destinata ad alcune emergenze abitative. La Lupiae Servizi ribadisce di aver fatto il possibile con i pochi soldi disponibili

SAN CATALDO (Lecce) – Pur in assenza del numero legale – assenti i consiglieri Mariano, Citraro, Calò, Brandi, Alfarano – il sopralluogo della decima commissione consiliare presso l’Ostello della gioventù di San Cataldo si è di fatto svolto, alla presenza anche del direttore generale della Lupiae Servizi, Pietro Scrimieri.

La struttura ricettiva di San Cataldo è, da qualche seduta a questa parte, oggetto di attenzione dell’organo presieduto da Antonio Rotundo, del Pd. Sospesa tra un passato senza troppa gloria ed un futuro più che incerto – la società partecipata dal Comune è destinata, in virtù della spending review, allo scioglimento oppure ad essere messa sul mercato -, l’ostello ha vissuto quest’estate la sua stagione peggiore: la provvisoria collocazione di quindici senzatetto, da febbraio a giugno, e la scia di danneggiamenti lasciata alla loro partenza (così aveva già riferito Scrimieri) ha comportato interventi di manutenzione (quando l’estate era già arrivata) che non sono stati nemmeno rapidi perché di denaro, da Palazzo Carafa, non ne arriva quasi più. Il risultato è che, a parte qualche decina di ingressi, la struttura è rimasta praticamente ferma anche se è stata sede di una sessione del festival musicale Indiefest 2012, ai primi di agosto.

Negli anni precedenti, almeno da quando è Scrimieri a dirigere la Lupiae Servizi, le cose sarebbero andate discretamente: luglio bene, pienone ad agosto, qualche vacanziere anche a giugno e settembre tanto da determinare un utile di circa 20mila euro. Nell’immobile adibito a dormitorio i posti disponibili sono ventidue, secondo varie tipologie di stanze: doppie, singole e una camerata da cinque per ognuno dei due settori, maschile e femminile, più una ventina di posti tenda per altre quaranta persone. Da qualche mese in quella che era l’immobile destinato al custode è stata sistemata una coppia che, il 4 gennaio scorso, era stata “sfrattata” dalla tenda nella quale viveva in viale dell’Università, su un lato del piazzale successivamente intitolato a don Gaetano Quarta. Anche su questa sistemazione provvisoria, in commissione, erano state manifestate alcune perplessità.

Il messaggio che anche durante la visita di oggi è passato è che la struttura, in assenza di investimenti, è tenuta al meglio delle possibilità e che nulla può fare l’azienda municipalizzata se l’amministrazione comunale, cioè il socio unico, decide di fare dell’ostello una soluzione per le emergenze abitative. La situazione, oggi, è parsa meno drammatica di quella che ci si aspettava: i muri sono stati riverniciati e si sta procedendo all'acquisto di tutto ciò che non c'è più, a partire dalle coperte. Eppure, fatta salva questa stagione andata perduta, resta qualche dubbio sul rispetto di tutti i termini della convenzione stipulata nel 2002, quando la Lupiae assunse la gestione: il servizio bar, cucina e ristoro, il servizio di colazione e pranzo, il trasporto con pulmino da e per la stazione ferroviaria di Lecce e per eventuali escursioni nel territorio salentino, il servizio di lavanderia a gettoni, il campo di pallavolo sono rimasti sostanzialmente sul piano delle buone intenzioni.

La struttura per come si presenta oggi

Quello di San Cataldo è un ostello di terza categoria, ceduto dalla Regione al Comune che, dopo una faticosa operazione di restyling, nel 2008 rilanciò la struttura con ambiziosi programmiA questo punto il problema è con quali occhi guardare al futuro: con quelli della rassegnazione per un contenitore turistico che deve sopravvivere agli stenti finanziari, oppure con quelli di una rinnovata fiducia in una reale valorizzazione a servizio anche della marina leccese per eccellenza. 

Nel piano delle opere pubbliche triennali, in realtà, è stato approvato il primo stralcio di un progetto di ampliamento dei posti disponibili, con l’installazione di nove moduli da quattro unità ciascuno per un costo di 250mila euro. L’intero progetto, per cento nuovi posti, costerebbe intorno ai 600mila euro. Ma il punto è che dovrebbe essere finanziato con gli oneri di urbanizzazione, una voce alla quale si ricorre in maniera piuttosto generica quando non si hanno capitoli di spesa cui attingere. Farne una priorità di investimento è una scelta che spetta alla politica. Lunedì si ritorna a discuterne a Palazzo Carafa.

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