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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Piaga della disoccupazione, ci pensa l’Ue con oltre un miliardo di euro

Il sottosegretario al Lavoro, Teresa Bellanova, ha presentato presso la Camera di commercio di Lecce il "Piano di garanzia per i giovani" destinato ai giovani tra i 15 e 25 anni che non studiano e non cercano un impiego. "Guardiamo alla vera occupazione"

LECCE – I dati relativi alla disoccupazione giovanile parlano da soli. Anche se, a sentire le parole del sottosegretario al Lavoro, Teresa Bellanova, l’abitudine a ragionare sui grandi numeri sminuisce la vera portata del dramma sociale. Quasi un ragazzo su due, in Italia, non ha familiarità con il mondo del lavoro, “ma dietro le statistiche ci sono le persone, e non possiamo permettere che la sfiducia prenda il sopravvento e che il nostro Paese rimanga inerme di fronte alle politiche attive del lavoro”, ha spiegato la parlamentare del Pd nel corso della conferenza stampa di presentazione del cosiddetto “Programma di garanzia per i giovani”.

Tale strumento, predisposto dall’Unione Europea con la partecipazione di 24 Stati membri, è stato progettato nel 2013 ma la sua attuazione nel contesto italiano è di pochi giorni. Al governo del Bel Paese toccheranno un miliardo e 500 milioni di euro per riavvicinare i giovani dai 15 ai 25 anni al mercato del lavoro, offrendo loro opportunità di orientamento, formazione e inserimento in aziende, senza trascurare le occasioni di auto imprenditorialità. Eccetto 100 milioni che rimarranno nella cabina di regia dello Stato, i fondi saranno ripartiti tra le Regioni che li gestiranno in modo autonomo: si tratta di una fetta di torta consistente che spetta all’Italia, seconda classificata a livello europeo per tassi di disoccupazione, preceduta dalla sola Spagna.

Un secondo posto sul podio della disperazione che ha una lunga premessa: “Si tratta del risultato di anni trascorsi ad investire nelle sole politiche passive del lavoro, per tamponare l’emergenza di quanti perdevano il proprio impiego e necessitavano della copertura degli ammortizzatori sociali”. Ma tendere una mano ai soli “garantiti” che, tra una proroga e l’altra, possono trascorrere due decenni con il solo sussidio di cassa integrazione e mobilità, rischia di creare una profonda ferita generazionale con quanti, invece, non hanno mai conosciuto la certezza del posto fisso.

Si tratta di giovani che hanno abbandonato gli studi in tenera età ed ora rinunciano persino ad iscriversi alle liste di collocamento: un bacino potenziale di 900 mila persone cui si rivolge, appunto, il "Piano italiano di attuazione " predisposto dalla Struttura di missione, istituita presso il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, composta dai rappresentanti del ministero e delle sue agenzie tecniche - Isfol e Italia Lavoro - del Miur, Mise, Mef, del dipartimento della Gioventù, dell'Inps, delle Regioni, delle Province e Unioncamere.

Il funzionamento della piattaforma comunitaria è stato illustrato dal sottosegretario ad una platea di composta da rappresentanti delle associazioni datoriali locali, dei sindacati e dei componenti della Camera di Commercio di Lecce: preliminare è la fase di informazione e orientamento a cui si accede registrandosi attraverso vari punti di contatto come il sito www.garanziaperigiovani.it (in fase di realizzazione), il portale Cliclavoro e via dicendo. Entro quattro mesi (ed è questa la vera novità) i ragazzi verranno selezionati e indirizzati verso una serie di percorsi possibili: l'inserimento in un contratto di lavoro dipendente; l'avvio di un contratto di apprendistato o di un'esperienza di tirocinio; l'impegno nel servizio civile; la formazione specifica professionalizzante e l'accompagnamento nell'avvio di una iniziativa imprenditoriale o di lavoro autonomo.

Allo stesso modo, sostiene Bellanova, è necessario sostenere il lavoro ad alta intensità formativa che si concentra in alcune professioni, peraltro  le più richieste durante i periodi di crisi. Per quanto riguarda le modalità di spesa, infine, le risorse saranno concentrate nel primo biennio 2014-2016 ed i costi definiti sulla base delle concrete difficoltà di inserimento dei ragazzi nel mondo del lavoro. Si bada al sodo, dunque, ed alle prospettive di una maggiore occupabilità: “Intendiamo evitare che il progetto si risolva in una serie di corsi di formazione fini a sé stessi e privi di sbocchi”. Il passo successivo, ha spiegato l’ex deputata, consisterà nell’approntare misure di sostegno rivolte alle imprese: senza la loro collaborazione, è evidente, ogni migliore intenzione è destinata a fallire.

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