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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica Otranto

Paolo Ferrero al Red Village: “Una sinistra di contenuti per il cambiamento”

Il segretario di Rifondazione comunista ospite del campeggio dei giovani di sinistra, a Frassanito, affronta i punti nodali della politica attuale ed economica. La proposta: "Uno schieramento non minoritario per governare"

OTRANTO - Il futuro della sinistra in un paese che cambia e nell’economia in crisi, frutto della finanza aggressiva. Lo sguardo di Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista, uno degli ultimi ospiti del “Red Village” di Frassanito si allarga sulla situazione politica e non solo dell’Italia e dell’Europa. Ma la domanda da cui partire è la stessa rivolta qualche giorno prima ad Oliviero Diliberto, se, cioè, esista una attualità del “comunismo”.

“Secondo me l’attualità – chiarisce - è molto forte, perché noi siamo dentro una crisi che, con ogni evidenza, non è una crisi di scarsità, come potevano essere le carestie nel Medioevo: abbiamo materie prime, gente che vuol lavorare e macchinari per lavorare, ma è tutto fermo, perché la ricchezza è mal distribuita. C’è chi è molto ricco e non sa cosa farsene dei soldi e larga parte della gente che ha difficoltà ad arrivare alla fine del mese. La crisi è dovuta a questo: meno soldi alla gente in tasca, che porta a spendere meno, a mettere in difficoltà le aziende, che mettono in cassa integrazione o licenziano”.

“In un contesto del genere – prosegue Ferrero -, il tema del comunismo è assolutamente all’ordine del giorno, perché l’uscita possibile dalla crisi è data dalla redistribuzione del reddito dall’alto in basso, dalla redistribuzione del lavoro, dall’evitare le guerre che si son create sul petrolio e le materie prime, ricostruendo delle regole di rapporti tra i popoli di eguaglianza e riconoscimento; e dall’evitare che la guerra tra popoli sfoci in razzismo o in barbarie sociale. Serve una riconversione ambientale dell’economia e, quindi, cambiare il modo di produrre, non solo secondo il profitto, ma anche secondo ciò che serve alla società”.

Qualcuno sostiene che tra i “meriti” del berlusconismo ci sia la diaspora della sinistra. Ferrero, sul punto, non è d’accordo: “Purtroppo il Partito Comunista non è stato sfasciato da Berlusconi, ma si è sfasciato da solo, sciogliendosi. Il problema era proprio in quel gruppo dirigente che ha scelto di farsi cadere addosso il muro di Berlino e di abbandonare quella che in questo paese non solo è stata una gloriosa tradizione, ma forse l’esperienza più avanzata di democrazia e partecipazione popolare che ci sia mai stata in Italia, che è stata la sinistra anche nel rapporto col sindacato. Quindi, il danno il Pci se l’è fatto da solo e da dentro”.

Negativo e netto il giudizio sul governo Monti: “Sta aggravando la crisi in modo pesantissimo, con politiche di austerità che riducono ulteriormente la quantità di denaro in circolazione e portano alla recessione. Credo che siamo tra i due e i tre punti in meno di Pil nel 2012. Sta aggravando le diseguaglianze: in Italia si vendono più Ferrari di tre anni fa e meno Fiat di tre anni fa”.

Le responsabilità delle scelte del governo stanno, per il segretario di Rifondazione, in capo a tutti i partiti che lo sostengono. Ecco perché per le prossime elezioni, l’esigenza è un’altra: “Occorre costruire uno schieramento di chi si oppone a queste politiche, a sinistra, allargandosi a quella sinistra diffusa delle associazioni, del sindacato, perché in Italia esiste una sinistra diffusa, molto larga e la maggior parte della gente di sinistra non è iscritta a nessun partito”.

Si tratta per Ferrero di “movimenti” o di “gente” che individualmente ha dei convincimenti ma che non trova un riscontro: “Occorre mettere assieme – chiarisce - questo polo di alternativa e proporre delle politiche economiche e sociali profondamente diverse, come il taglio delle spese militari, la patrimoniale, cose molto chiare anche rispetto ai giovani, al lavoro, alla scuola, all’istruzione”.

Una sorta di “patto col popolo”, ma anche con “alcuni partiti” come Sinistra Ecologia e Libertà o l’Idv, purché ci sia “un cambio radicale di politica” ed “un rapporto con le esigenze della maggioranza della popolazione italiana, di cui oggi in larga parte non va a votare perché si è rotta le scatole”.

“La scommessa è questa – asserisce - e, secondo me, non è per nulla minoritaria, cioè, io non penso ad uno schieramento che prenda il 3 per cento, ma che, su parole chiare, si candidi a governate il paese. Parole chiare come non buttar via i soldi per i caccia bombardieri, investendoli meglio per far funzionare la sanità; non fare la Tav in Val di Susa, cercando di far funzionare i treni pendolari. Perché bisogna arrivare all’Ilva di Taranto a quel punto quando, invece, è evidente che bisogna obbligare Riva a mettere una parte dei profitti che ha guadagnato, e sono tantissimi, a fare le politiche ambientali aziendali. La magistratura ha ragione a dire che non si può andar avanti così, ma i lavoratori hanno ugualmente ragione a dire che vogliono il posto di lavoro”.

Per Ferrero, uno schieramento che dica queste cose di “buon senso, che io – precisa - considero di sinistra, penso che si possa candidare a governare il paese. Perché la gente, e lo dimostra il fenomeno di Grillo, si è stancata. E penso che non basti il vaffa di Grillo, perché questo è il primo sentimento, ma serve un programma che riempia di contenuti quella domanda di cambiamento che c’è”.

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