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Parto rocambolesco di Casarano. Asl: "Piano di riordino necessario"

Il direttore Sanguedolce dopo gli attacchi: "Quanto accaduto all'ospedale Ferrari non è dipeso dal blocco dei ricoveri, ma conferma la necessità di pochi reparti rinforzati per le urgenze"

LECCE - Una giovane donna ha partorito per il rotto della cuffia nell’ospedale di Casarano, precisamente nella sala travaglio, nella mattinata di ieri ma le notizie confuse riguardo alla dinamica del mancato ricovero hanno scatenato una tempesta di dichiarazioni politiche che agganciano lo spiacevole episodio agli effetti dell’applicazione (peraltro a singhiozzo) del piano di riordino sanitario.

Centrodestra all'attacco

Si è scatenato il centrodestra che è partito all’attacco di Michele Emiliano, con il presidente della provincia Antonio Gabellone, i consiglieri regionali Ignazio Zullo e Luigi Manca insieme a Paolo Pagliaro di Forza Italia che hanno stigmatizzato “la gravità dell’accaduto”, riportando l’accaduto a presunte, dirette responsabilità del governo pugliese in materia di sanità.

In realtà il parto della neonata, concluso senza conseguenze nella giornata del 2 ottobre, poco o nulla avrebbe a che vedere con la riorganizzazione della rete ospedaliera voluta dalla Regione Puglia. La Asl di Lecce - che ha smentito immediatamente la notizia di una donna partoriente nel parcheggio del “Ferrari”- si è riservata di approfondire l’accaduto nelle ore successive. Anche perché non può ancora escludere, a monte, un errore medico nella valutazione dell'urgenza del caso. 

La replica del direttore sanitario

Questa la ricostruzione del direttore sanitario, Antonio Sanguedolce: “La ragazza si è presentata in Pronto soccorso accusando dei dolori, era alla 34esima settimana e quindi non a termine. La gestante è stata presa in carico dalla ginecologa di turno che, valutando il caso come non urgente, non ha disposto il ricovero immediato”.

Vero è che la direzione generale della Asl ha deliberato il blocco dei ricoveri nel reparto di Ginecologia di Casarano a partire dal 23 settembre, tuttora in vigore. Ma ciò vale per i casi ordinari e, quindi, per i parti programmati. Diverso è il caso delle urgenze che continuano ad essere prese in carico dall’equipe medica del Ferrari. Medici, ostetriche ed infermieri rimarranno infatti in servizio fino a che il Tar di Bari non si sarà pronunciato sul ricorso presentato dal Comune di Casarano.

“Il reparto di Ginecologia di Casarano non è vuoto e funziona – precisa il direttore sanitario -, tant'è vero che, dal 23 settembre ad oggi, presso il Ferrari hanno già partorito due donne”.

Medici, infermieri e ostetriche saranno pronti a trasferirsi nella vicina Gallipoli non appena i giudici amministrativi si saranno pronunciati sul piano di riordino. La sentenza, in corso in queste ore, sarà pubblicata nei prossimi giorni e chiuderà la partita.

"Poteva accadere in ogni momento"

“Ciò che è accaduto ieri, però, sarebbe potuto accadere in qualunque altro momento, indipendentemente dal blocco dei ricoveri – puntualizza ancora il dirigente di via Miglietta -. La neonata, infatti, era pretermine ed il protocollo in questi casi consiglia di condurre la gestante in un punto nascita dotato di terapia intensiva neonatale: in tutto il Salento esistono solo due ospedali, dotati di Utin, Lecce e Tricase, che servono l’area nord e l’area sud”.

Questo è quindi il caso di un ricovero pretermine che, a detta del direttore sanitario, confermerebbe la necessità di applicare il piano di riordino: “Invece di tenere aperti sette punti nascita nel Salento, è meglio tenerne in piedi pochi che garantiscano un numero di parti elevato, oltre i 500 fissati dal ministero, così da assicurare le risorse umane per affrontare le emergenze in modo più sicuro. Se chiuderà Casarano, ad esempio, si potrà rinforzare l’organico dell’ospedale di Gallipoli ed il Salento potrà contare su due centri dotati di terapia intensiva neonatale (Lecce e Tricase) e due centri di 1° livello (Galatina e Scorrano) con turnazioni tali da coprire serenamente anche la fascia notturna”.

Tanti nodi da sciogliere

Gallipoli e Casarano al momento sono al di sotto degli standard fissati dal ministero ed il loro accorpamento permetterà di raggiungere la soglia dei 500 parti. L’asticella, peraltro, dovrebbe alzarsi ancora, arrivando fino a mille parti l’anno.

Altro nodo da sciogliere è quello del traporto dei neonati in condizioni gravi. Anche il questo caso la Regione Puglia si è messa al lavoro per colmare il gap con le altre realtà sanitarie nel panorama nazionale. E, nel mese di novembre, è prevista la partenza in tutta la Puglia (compreso il “Vito Fazzi” di Lecce) della rete Sten per il trasporto in emergenza.

L’area salentina, che comprende Brindisi e Taranto, potrà quindi contare sulla disponibilità di un’ambulanza attrezzata, con rianimatore ed infermiere a bordo, che trasporterà i neonati che necessitano di terapia intensiva: “Delibere, acquisti e gare sono già partiti, compresa l’assunzione dei neonatologici. Lecce è quindi pronta per iniziare”, precisa Sanguedolce. 

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