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Pellegrino fa dietrofront, ed è pace con il segretario

Sulla questione del personale di Palazzo dei Celestini e della sospensione di Scarascia il presidente ha fatto marcia indietro. Chiariti gli equivoci, decisivo l'apporto dell'avvocato Pietro Quinto

Dietrofront. Tanti tuoni, ma alla fine una schiarita nitida, sancita da una stretta di mano, sorrisi ad uso dei flash, e qualche battuta, affidata alla verve di un Giovanni Pellegrino dal volto disteso, molto diverso da quello rabbuiato della scorsa settimana, dopo il potente j'accuse lanciato verso il segretario generale della Provincia. "Stamattina, invece di tornare in auto dallo studio dell'avvocato Quinto, io e il dottor Scarascia abbiamo fatto tutto il tragitto fino a Palazzo dei Celestini a piedi, sottobraccio. Speravo di incontrare qualcuno di voi giornalisti. V'incontro ovunque, sempre a chiedermi un'intervista, e invece proprio oggi, niente…" Scoop mancato da parte della stampa, insomma. E chiarimenti affidati ad una conferenza convocata su due piedi a Palazzo Adorno. Tanto per mettere subito in chiaro le cose. E con tanto di legale al seguito, l'avvocato Pietro Quinto, titolare di uno fra gli studi più rinomati di Lecce: firmata la pace, in forma di decreto, che revoca il precedente sulla sospensione di Antonio Scarascia dalle sue funzioni. L'avvocato Quinto, in tutto questo, ha avuto un ruolo determinante. Sarà lui stesso a spiegare che l'equivoco mette una pietra sopra ad una situazione delicata, che avrebbe rischiato di trasformarsi in un tormentone per l'intero corso della campagna elettorale, i cui toni sono già molto animati.

L'ascia di guerra era stata dissotterrata durante una turbolenta riunione delle Rsu, svoltasi il 22 aprile scorso, in cui il presidente della Provincia aveva imputato al segretario generale di non aver illustrato ai dipendenti quella che era la posizione dell'amministrazione, aprendo così una trattativa, ma di aver "demolito le proposte senza avermi prima informato dei suoi dubbi". E la questione, d'ordine amministrativo ed interna, era diventata subito politica e di dominio del centrodestra. Raffaele Baldassarre e Antonio Gabellone avevano sostenuto la tesi di una manovra illiberale e minacciosa, e che tendeva a mettere una sorta di guinzaglio ad un funzionario pubblico, in virtù di varie vicende, fra cui quelle legate ai concorsi (per l'intero argomento consultare il seguente link: https://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=14106).

Tutto sarebbe nato però da una serie di equivoci a catena, al punto che Pellegrino stesso ha deciso di fare marcia indietro, riconoscendo come il suo gesto fosse stato oltremodo severo, "senza precedenti in Italia". Insomma, non ci saranno strascichi giudiziari, la Procura è stata solo lambita dalla questione, ed il presidente spiega che davanti al numero uno del Tribunale, Cataldo Motta, riferirà le stesse cose oggi illustra pubblicamente in conferenza. "La testa del dottor Scarascia è più che mai salda sul collo", esordisce Pellegrino. "Un presidente di Provincia, tra i suoi principali collaboratori ha il segretario generale ed il direttore generale. Entrambi provengono da una sua investitura: il direttore generale viene scelto dal presidente, così come il segretario. Se non si opera alcuna scelta, si conferma automaticamente il segretario precedentemente in carica. Io, addirittura, nel caso del dottor Scarascia, proprio per attestargli una stima che ha saputo conquistarsi fin dai primi mesi del nostro rapporto, voglio adottare un provvedimento formale di conferma".

"In questi anni - prosege - non c'è stato mai niente che abbia fatto venire meno questo rapporto fiduciario, fino a quella sfortunata riunione delle Rsu. Non ho difficoltà a riconoscere di aver risposto con un provvedimento inusuale, non tanto per la contestazione degli addebiti, quanto per la sospensione immediata delle funzioni. In realtà il dottor Scarascia ha risposto con una lettera di controdeduzioni che io ho apprezzato, anche perché ha individuato una mia parte di responsabilità nello svolgimento di quella riunione delle Rsu: io gli chiesi di mostrare delle deliberazioni che erano in parte al di fuori dell'ordine del giorno e sulle quali lui, come segretario generale, non aveva ancora dato l'apporto consuntivo. Nelle sue funzione aveva quindi spiegato di lasciare il suo incarico di presidente della parte trattante di parte pubblica. Con il provvedimento di oggi ho potuto dunque revocare il precedente, perché ritengo che il rapporto fiduciario con il dottor Scarascia sia pienamente ristabilito".

Pellegrino ringrazia anche l'avvocato Quinto, che aveva assunto le difese di Scarascia. Con lui ha avuto in questi giorni una serie di incontri e diversi colloqui telefononici. Durante questi scambi di idee sulle, si sono chiarite le posizioni dei due fronti, e l'emergenza è rientrata. "Nel frattempo la Giunta ha adottato, e devo dire correggendole, quelle proposte di deliberazione che avevo chiesto al segretario generale, per cui mi è sembrato di intuire che alcune delle sue perplessità fossero fondate", ha aggiunto Pellegrino. "Quindi tutto si è rimesso in moto perché si possa andare avanti nella politica con il personale. Salvo le stabilizzazioni, perché è mio fine politico non mandare a casa nessuno, l'attuazione di quelle delibere è lasciata adesso in buona parte all'apporto dei sindacati". Ovvero, si dovrà decidere se il discorso dovrà essere condotto ancora dallo stesso Pellegrino, o se tutto sarà demandato al suo successore. "Chudo con un messaggio alla minoranza", conclude il presidente: "A mio avviso ha avuto il torto di trasformare in un caso politico quello che era un problema amministrativo. Io sono una persona che si assume la responsabilità dei propri atti. Il segretario mi è testimone: in questi anni ho lasciato sempre traccia delle mie decisioni. Ho sempre fatto in modo che il mio indirizzo si documentasse con lettere o manoscritti. Mi dispiace quando vengono criticato per supposte intenzioni. E' stato detto che volevo tagliare la testa al dottore Scarascia, eliminando un fastidioso controllore. Così non è, perché non appena si sono chiariti gli equivoci, il rapporto fiduciario si è ristabilito".

Soddisfatto per la conclusione di questa vicenda lo stesso legale, Pietro Quinto. "Appartengo ad una vecchia scuola di avvocati - ha detto - la quale ritiene che se esista la possibilità di un chiarimento, nell'interesse di tutti, è meglio evitare una causa. Il rapporto tra Pellegrino e Sacarascia è sempre stato di stima e di fiducia reciproca, peraltro pluriennale, così è bastato un semplice chiarimento sulle posizioni. Temevo, e lo dico da cittadino leccese, che la vicenda potesse diventare l'oggetto principale della campagna elettorale. E sono quindi oggi felicissimo di questo nuovo decreto". Antonio Scarascia, dal canto suo, funzionario di Stato non avvezzo a stare sotto i riflettori, ha ricordato di essere finito suo malgrado nelle cronache. "Oggi sono contento del decreto e del fatto che si sia ripristinato il rapporto con di stima e amicizia con il presidente Pellegrino, una delle cose buone della mia vita. Si tratta di una figura politica dalla correttezza inusuale". E poi, una vigorosa stretta di mano. Pace fatta.

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