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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Perrone: "I leccesi non sono tartassati". Salvemini: "Ha smesso di fare il sindaco"

Il primo cittadino replica ai calcoli sulla pressione tributaria per i contribuenti, ma il consigliere conferma: "E' preoccupato solo di capire dove continuare a far politica"

LECCE - La collocazione di Lecce tra le città con la maggior pressione tributaria proprio non è andata giù al sindaco Paolo Perrone che con una nota ha risposto ai calcoli del consigliere di minoranza Carlo Salvemini.

“Prendo atto che persino Carlo Salvemini ha esaurito le idee e gli argomenti - esordisce il primo cittadino in una nota -. Non è da lui utilizzare i numeri in questo modo fantasioso, per sentenziare che i leccesi sono tartassati dalle tasse. Come fa a prendere il report sulla pressione fiscale dell’Istituto Demoskopika, stilato con dati aggregati su base regionale, e ricavarne il dato del comune di Lecce? Che calcolo ha fatto? Mi sono accertato personalmente con il direttore delle ricerche di Demoskopika che non è disponibile il dato comune per comune e quindi la conclusione cui giunge Salvemini è fatta in casa, a suo uso e consumo".

In realtà già nelle dichiariazioni di ieri l'esponente progressista aveva chiarito di aver incrociato i dati della ricerca, su base regionale, con quelli deil bilancio consuntivo del 2015 del Comune di Lecce, prendendo come elemento di riferimento l'indice di pressione tributaria (quello del Titolo I) e non quello di pressione finanziaria cui invece accenna Perrone: "Tra i capoluoghi di provincia, Lecce non è in testa come vuol far credere Salvemini, ma risulta 49esima su 104, con 941 euro pro-capite all’anno, un importo lievemente superiore alla media nazionale. Lecce è alle spalle di molte città, tra cui, per citarne solo alcune, Milano (prima con 1961 euro), Siena (1636), Firenze (1400), Roma (1325), Salerno (1295), Cosenza (1204), Cagliari (1089), Agrigento (1081), Bari (963). Ma la nostra risente anche del fatto di essere una città turistica come, ad esempio, Capri (2029), Taormina (1571), Porto Cesareo (1525), Otranto (1220), e questa pressione è solo apparentemente a totale carico dei cittadini leccesi. Le imposte sulle seconde case, spesso di non leccesi, e la tassa di soggiorno, infatti, concorrono a questo computo, ma pesano evidentemente sulle tasche di contribuenti non leccesi. Mi dispiace per Salvemini, ma i nostri concittadini possono serenamente togliersi di dosso l’etichetta di tartassati”.

Secondo Perrone si tratta di scarsità di argomenti, ma anche della prova che, a dispetto dell'annunciato e ribadito ritiro, Salvemini possa ricandidarsi (come fece nel 2012, alle primarie del centrosinistra vinte poi da Loredana Capone): "Noi scaramanticamente facciamo il tifo per la sua candidatura, perché ogni volta che si è presentato ai nastri di partenza della campagna elettorale per il consiglio comunale, il centrodestra ha vinto. Per cui, calcoli a parte, ben venga", ha chiosato provocatoriamente Perrone.

Salvemini dal canto suo conferma uno per uno i calcoli fatti, parla di ennesimo abbaglio da parte del sindaco per aver confuso parametri diversi, l'indice di pressione tributaria con quello di pressione finanziaria e aggiunge: "La ricerca pubblicata non stilava graduatorie tra comuni ma definiva un importo medio nazionale e regionale. La differenza tra questi due valori e quanto paghiamo a Lecce pro capite è espressione di una penale che come leccesi paghiamo in più. Se vuole smentirmi, Perrone utilizzi argomenti pertinenti e si dimostri più preciso e concentrato". 

Per chiudere una battuta al vetriolo: "Quanto al mio ritiro lo confermo, ma questo non mi impedisce di fare il mio dovere fino in fondo. A differenza di lui, che dopo la delusione della candidatura per capitale europea della cultura nel 2019 ha smesso di fare il sindaco preoccupato com'è di capire come e dove continuare a fare politica".

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