E’ morto Pino Rauti, voce in dissenso del Msi. Il cordoglio della destra salentina
Storico dirigente dell'estrema destra, teorizzò lo sfondamento a sinistra del Msi. Accusato di concorso in strage per ben tre volte, fu sempre assolto. Il ricordo di Adriana Poli Bortone, Alfredo Mantovano e Roberto Tundo
LECCE –Pino Rauti, storico dirigente dell’estrema destra italiana, è morto questa mattina a Roma all’età di 85 anni. Noto anche come “Il Gramsci nero”, rifiutò la svolta di Fiuggi che sancì la nascita di Alleanza Nazionale e diede vita prima al Movimento sociale italiano – Fiamma tricolare e poi al Movimento Idea sociale.
Calabrese di nascita, combattente nella Repubblica di Salò, fondatore del movimento di Ordine Nuovo, giornalista e anche imputato per concorso in strage, ma sempre assolto, per gli attentati di Piazza Fontana, di Bologna e di Piazza della Loggia a Brescia. Deputato per ventidue anni, dal 1972 al 1974, raccolse l’eredità di Giorgio Almirante e fu tenace avversario del delfino di costui, Gianfranco Fini, al quale riuscì a strappare la segreteria del Msi per un paio di anni, nel 1990 e nel 1991.
La sua scomparsa non ha lasciato indifferenti i principali esponenti della destra salentina, da Adriana Poli Bortone a Saverio Congedo, da Alfredo Mantovano a Roberto Tundo.
“Con Pino Rauti – scrive la senatrice - scompare l’ultimo testimone di quella destra italiana venuta fuori dalle macerie della guerra e del dopoguerra. Nella mia memoria Rauti rimarrà come espressione di una destra sociale colta e passionale e come politico autentico, interprete di percorsi culturali moderni e illuminati”. Lo afferma in una nota Adriana Poli Bortone, presidente di Grande Sud. “A lui il ricordo grato – aggiunge - di chi come me ha condiviso momenti importanti della vita del Movimento sociale italiano”.
Roberto Tundo – coordinatore dei Circoli della nuova Italia - ricorda la grande vivacità nel Salento del gruppo di dirigenti che a Rauti facevano capo: “La corrente rautiana, dalla prima metà degli anni ’70 fino alla svolta di Fiuggi in provincia di Lecce è stata sempre molto radicata nel territorio. Non ha mai vinto un congresso provinciale del Msi, ma è stata sempre la protagonista di tutti i confronti interni al mondo missino. A differenza dell’immagine di duri e puri, riservata ai militanti rautiani, proprio con Pino Rauti la destra missina si sforzò di andare oltre il nostalgismo per intraprendere un percorso politico-culturale di grande respiro”.
“Sono sinceramente vicino a Isabella e ai suoi familiari per la morte di Pino Rauti – commenta Alfredo Mantovano, un uomo che ha pagato un prezzo sempre troppo elevato per la coerenza e il coraggio con cui ha sostenuto le sue idee. Nel costante distacco da ragioni di convenienza, nella passione per ideali che - condivisibili o non condivisibili - hanno orientato la sua azione, nella certezza che nessuna iniziativa politica ha senso in mancanza di una solida base culturale ci sono insegnamenti validi per oggi, ancora più che per i decenni nel corso dei quali egli ha speso le sue fatiche e le sue energie”.
“Si possono non condividere molte scelte del suo impegno politico – commenta il consigliere regionale del Pdl, Saverio Congedo - ma non si può non rendere omaggio ad un italiano che sfidando l’emarginazione e senza comode abiure ha tenuto viva la testimonianza di un’altra Italia”.
Infine, la riflessione di Antonio Verardi, segretario territoriale dell’Ugl: “Condivisibile o meno, con lui il dibattito all’interno della destra italiana fu inevitabile, nel pieno spirito di un uomo libero, libero a tal punto da mettere in discussione tutto, senza paura di perdere nulla, specie una poltrona. Oggi, che la destra italiana è orfana di riferimenti, di strutture partitiche condivisibili, la Sua dipartita sembra quasi un monito ad avere il coraggio e la forza di ritrovare il punto di incontro sui valori cardini. Senza più compromessi, condizionamenti, assoggettamenti, nella piena indipendenza delle idee, che uomini come Pino Rauti, non hanno mai barattato”.