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Dopo Perrone, chi? Il centrodestra ha cinque assi nella manica

Il sindaco in carica non potrà ricandidarsi: Pdl e soci, oggi al quarto mandato consecutivo, hanno l'imbarazzo della scelta. Il centrosinistra, invece, è logorato e manca di spunti: trovare un candidato non sarà facile

LECCE – Al centrodestra le alternative per scegliere il successore di Paolo Perrone non mancano. Il sindaco di Lecce, per quanto possa essere tra i più amati d’Italia, sta svolgendo il suo secondo mandato e dovrà comunque, come prevede la legge, passare la mano. La scadenza naturale della consiliatura è prevista nel 2017, ma l’effetto domino che potrebbe scaturire da elezioni politiche anticipate legittima la prefigurazione di uno scenario. Quanti sono oggi gli uomini forti della maggioranza? Almeno tre, Gaetano Messuti, Attilio Monosi e Damiano D’Autilia, più due outsider a favore dei quali potrebbe giocare il tempo: Andrea Guido e Alessandro Delli Noci, i più giovani componenti dell’esecutivo cittadino.

Il ventaglio delle opzioni plausibili è oggi questo. Gli ultimi dati elettorali - quelli delle ultime amministrative – parlano chiaro: nel Pdl si va dai 1112 voti di Messuti ai 989 di D’Autilia, passando per 1020 di Monosi. Guido, candidato con Lecce città del mondo ne ha presi 1091, Delli Noci è stato il più suffragato di Futuro e Libertà con 705 voti. Una rosa così ampia potrebbe portare alla celebrazione delle primarie, che hanno costituito il vero trampolino di lancio per Perrone. Un’operazione tattica e mediatica, null’altro, che servì a “mostrare” i muscoli ad un centrosinistra già spremuto, prima del tempo, dallo sforzo per le primarie tra Carlo Salvemini, Loredana Capone e Sabrina Sansonetti che, infatti, arrivò alla competizione vera con il fiato corto e le idee confuse.

Non se ne parla pubblicamente, nessuno scopre la carte, ma la questione della successione è presa molto sul serio a Palazzo Carafa. Monosi e Messuti, dopo la gestione di assessorati pesanti, potrebbero ben argomentare un’eventuale pretesa. Guido e Delli Noci sono considerati molto vicini al sindaco pur non facendo parte del Pdl. Questo loro legame diretto e personale con il primi cittadino non manca di destare a intervalli regolari qualche malumore tra gli uomini nel partito di maggioranza relativa che ha invece in D’Autilia, in quanto capogruppo, un candidato naturale.

Dall’altra parte della barricata la situazione è completamente diversa, in conseguenza di un risultato da minimi storici e da una difficoltà evidente di ritrovare leadership e organizzazione. Carlo Salvemini, di Lecce Bene Comune, ha già fatto sapere di considerare conclusa, alla scadenza del mandato da cosnigliere, la sua esperienza politica cittadina, ponendo una questione di rinnovamento generazionale. Il problema per lo schieramento è che, dietro di lui, manca il vivaio. C'è solo Paolo Foresio, giovane capogruppo del Pd, che in prospettiva potrebbe assumere un profilo più autorevole, e nient'altro. Del resto il rullo compressore del centrodestra non sbaglia un colpo dal 1996 e più, che un candidato, per l'attuale minoranza ci vorrebbe un martire. 

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