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La strigliata finale del prefetto: "Mi vergogno della stazione ferroviaria"

Massima attenzione raccomandata sul rischio di infiltrazioni nell'economia e l'invito ad una sorta di coerenza: "Chi ci tira le orecchie per una rissa, spesso dà la casa in affitto in nero"

LECCE – La sferzata del prefetto, Claudio Palomba, è arrivata alla fine del suo intervento nell’ambito del consiglio comunale sulla sicurezza in città: “La stazione di ferroviaria – ha dichiarato – non è quella di una città con certi flussi turistici. Io, come prefetto di Lecce, me ne vergogno”. Ma, a dire il vero, nemmeno prima era stato troppo tenero, puntando anzi l'indice contro una certa ipocrisia attorno alla questione sicurezza.

Il rappresentante del governo ha detto di aver utilizzato tante volte la stazione da privato cittadino: “Ho visto persone anziane dover portare valigie da soli. Non ci sono indicazioni, non c’è un ascensore, ma si tratta anche qui di sicurezza”. Palomba ha quindi chiesto all’amministrazione comunale, per quanto di sua competenza, di adottare misure migliorative "almeno entro la prossima stagione estiva". Sullo scalo ferroviario esiste da anni un progetto di ribaltamento, inteso come apertura di un ingresso principale sul lato delle cave di Marco Vito. A tal proposito il vice sindaco, Alessandro Delli Noci, si è attivato con il Cipe per sapere se è possibile impiegare le economie di gara per l’adeguamento dell’attuale ingresso che comunque rimarrà il punto di ingresso verso il centro storico. Ad oggi comunque il cantiere non è stato ancora aperto (il 24 ottobre il Tar si esprimerà su un contenzioso relativo alla direzione dei lavori).

La convocazione del consiglio comunale monotematico era stata sollecitata dal consigliere di Fratelli d’Italia, Michele Giordano. Durante l’assise, che è durata poco più di un’ora, il clima è stato assolutamente disteso ed ha portato alla votazione all’unanimità di un ordine del giorno. Giordano, nel suo intervento, ha ripercorso alcuni episodi recenti di cronaca che hanno suscitato polemiche e una certa tensione sociale, come le risse, e acceso un faro di particolare attenzione su certe zone della città, come la stazione ferroviaria.

Palomba, da parte sua, ha sottolineato la differenza tra sicurezza e "percezione dell'insicurezza", pur dando atto dell'importanza di entrambi gli aspetti per un amministratore pubblico. Chiarendo di non volersi soffermare sui numeri, ha ricordato che la risposta delle forze dell'ordine è stata spesso immediata, come da ultimo il dispiegamento straordinario di forze dell'ordine e della polizia locale, proprio nella zona della stazione ferroviaria.

Il rappresentante territoriale del governo ha poi voluto affondare il colpo, senza perdere l'aplomb istiutuzionale: "In tre anni ho passeggiato molto da privato cittadino e mi sono reso conto di quali sono le zone più a rischio. Però, faccio un esempio, se da un lato si chiede sicurezza, dall'altro si fittano case con certi canoni e magari anche in nero, e caso mai, a farlo sono proprio le stesse persone che chiedono maggiore sicurezza. Questo lo abbiamo verificato per quanto riguarda il fenomeno della prostituzione, per cui dobbiamo chiarirci: anche questa è sicurezza. La stessa persona che ci tira le orecchie per la rissa, probabilmente dà l'abitazione in nero. Il rispetto delle regole va richiamato quindi nei confronti di tutti: in alcuni casi abbiamo avviato con polizia locale e guardia di finanza un controllo sulle locazioni".

Per la declinazione leccese del decreto per la sicurezza che consente l'adozione di nuovi strumenti e la disponibilità di risorse straordinarie per attuarle, il prefetto ha indicato lo sviluppo della videosorveglianza, e una sua riorganizzazione, e l'integrazione tra pubblico e privato come linee direttrici specifiche. Palomba ha richiamato la necessità di lavorare alla sicurezza senza pensare al colore politico, concentrandosi solo sugli strumenti più adeguati. In questo senso ha spiegato l'importanza dell'inserimento nel "Patto per Lecce" delle misure preventive sul piano amministrativo che servono a impedire le infiltrazioni mafiose nell'economia sana del territorio attraverso l'acquisizione di esercizi del commercio. Con una misura specifica, presso lo Sportello Unico delle Attività Produttive, si farà una istruttoria sull'acquirente. "Siamo fermamente convinti che questo territorio vada salvaguardato da ipotesi di infiltrazione: la mia attività ha battuto molto su questo tasto, ricordo che sono stati sciolti tre consigli comunali e interdittive importanti perché questo territorio merita di essere salvaguardato. Vi assicuro che così è possibile creare degli anticorpi". 

Il sindaco, nel suo intervento, dopo aver ringraziato il prefetto per il lavoro svolto sul territorio leccese, ha ricordato la prossima firma del protocollo d’intesa per la costruzione di una nuova sede per la questura, in via Lodi, utilizzando anche un immobile confiscato alla criminalità organizzata oltre che un terreno che il Comune cederà gratuitamente. Carlo Salvemini ha aggiunto, rispetto all’esigenza manifestata di postazioni fisse di polizia locale in punti considerati più sensibili, che la sorveglianza dinamica, quella cioè garantita dalla cosiddetta polizia di strada, è considerata più efficace anche per trasmettere ai residenti e ai commercianti il senso di una presenza concreta. Per questo, ha aggiunto, è stata concordata la previsione di una squadra interforze all’interno del patto per Lecce, redatto con la regia della prefettura, che attende solo di essere firmato dal governo nazionale. Mercoledì sarà inviato al ministro Matteo Salvini.

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