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Agronomi e forestali con il Pptr: “Rivoluzione economica e culturale”

Intervento del presidente Antonio Bruno sul documento strategico per la futura organizzazione dell'assetto del territorio in Puglia: "Il Piano paesaggistico non deve essere stravolto"

LECCE – Agronomi e forestali difendono a spada tratta il Piano paesaggistico territoriale regionale. Il documento sul quale sono piovute critiche e obiezioni da parte di enti locali, associazioni di categoria del comparto edile e ordini professionali, è invece, secondo il presidente Antonio Bruno, il primo tassello di una interessante inversione di marcia in tema di urbanistica e programmazione territoriale.

“Voglio scrivere a tutti coloro che ancora non si capacitano dello scempio edilizio avvenuto nelle città del Salento e bella città di Lecce negli anni Sessanta e Settanta – esordisce il numero uno di agronomi e forestali -. Voglio scrivere di questo perché anch’io, come queste persone, guardo con un po’ di invidia alle case coloniche recuperate con grande sapienza nelle grandi campagne francesi con l’orgoglio delle proprie radici contadine, e non da meno è la Germania che dimostra grande capacità di difesa della propria agricoltura, nonostante sia ben lontana dall’avere la produzione agroalimentare del Salento leccese. Il Piano paesaggistico territoriale della Regione Puglia, se non verrà stravolto, potrebbe essere il piccolo inizio di una interessante rivoluzione economica e culturale”.

Bruno si rivolge, tra gli altri, anche a Severo Martini, assessore all’Urbanistica del Comune di Lecce e al dirigente del relativo ufficio, Luigi Maniglio: “Io mi chiedo e vi chiedo se siamo tutti finalmente consapevoli che l’agricoltura sta trasformando giovani disoccupati in nuovi imprenditori e che, sempre l’agricoltura, genera l’industria agroalimentare che è quella più in salute, esportazioni comprese. Io non mi invento nulla, quello che scrivo lo ha certificato l’Istat infatti l’agricoltura pare immune dalla crisi che ha travolto il mercato del lavoro in Italia e nel resto dell'eurozona. E nonostante i grandi marchi parlino sempre più straniero, il made in  Italy tira sempre, soprattutto sul fronte occupazionale. L’occupazione giovanile cresce solo in agricoltura facendo segnare un aumento record del 9 per cento nelle assunzioni di under 35 anni nel primo trimestre del 2013 e questo significa che con il ricambio generazionale è possibile l'inserimento di 200mila giovani nelle campagne”.

“L’agricoltura – prosegue il presidente dei dottori agronomi e forestali - è l’unico settore che dimostra segni di vitalità economica con una variazione tendenziale positiva del Pil (+0,1 per cento) e un aumento degli occupati dipendenti complessivi (+0,7 per cento), in netta controtendenza rispetto agli altri comparti nel primo trimestre dell'anno. Basti pensare che in Italia la disoccupazione è arrivata al 12,2 per cento. Tutelare quindi il paesaggio agricolo non significa soltanto prendere coscienza di un nuova imprenditoria bensì anche esserne orgogliosi. La ricaduta sul territorio del Piano paesaggistico territoriale regionale è potenzialmente enorme. Tutelare il paesaggio significa finalmente credere in queste potenzialità, valorizzando il nostro territorio nel giusto contesto e sviluppando un indotto con una visione più di lungo termine”.

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