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Pro Loco di Casalabate contrarie all'approdo Tap: "Abrogate la delibera"

Alcune associazioni hanno chiesto di abrogare la delibera del Comune di Squinzano che concedeva l'assenso del territorio, a patto della riconversione della centrale Federico II

LECCE – Un approdo alternativo per il terminale del gasdotto Tap? Storia vecchia, ormai, ma rispolverata in occasione della protesta esplosa dinanzi al cantiere della multinazionale, in zona San Basilio (Melendugno), per protestare contro l’espianto degli ulivi propedeutico alle fase successive di installazione del micro tunnel.

La proposta è stata ricavalcata, in particolare, dal presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano che ha indicato il Comune di Squinzano, nella sua marina di Casalabate per esattezza, come sito idoneo all’approdo del metanodotto nel Salento. Lo spostamento di 30 chilometri avvicinerebbe il tratto off-shore dall’allaccio di terra di Brindisi alla rete Snam (necessario al trasporto del gas naturale in arrivo dall’Azerbajian sul suolo italico) e sarebbe preferibile alle pregevoli coste della marina di Melendugno, a San Foca. Zona in cui, peraltro, esisterebbero delicati e insostituibili ecosistemi marini.

Squinzano, si diceva. Gli amministratori, con apposita delibera comunale (numero 72 del 25 novembre 2013) avevano dato il loro assenso, a patto che la centrale termoelettrica Federico II di Cerano, gestita da Enel, venisse convertita a metano. Ma i cittadini – si scopre oggi – non sembrano essere tutti d’accordo. Ed ecco che spunta fuori una richiesta di revoca di quell’atto firmato dall’assise comunale.

La richiesta, indirizzata al sindaco, al presidente del Consiglio di Squinzano ed al presidente dell’Unione dei comuni del Nord Salento, reca numerose firme. Le elenchiamo: Cosimo Pieri, presidente della Pro Loco Squinzano; Cosimo Patera, presidente della Pro Loco Casalabate, Marina di Squinzano; Armando Rampino, presidente dell’associazione Pro Casalabate; Pompilio Spalluto, presidente della Pro Loco Casalabate, Marina di Trepuzzi; Vincenzo Serratì, coordinatore del comitato “Comune Unico Terenzano” ed il gruppo facebook “Amici di Casalabate”.

I firmatari partono dalla premessa che mentre Squinzano sembrava consenziente, il Consiglio comunale della vicina Trepuzzi due anni più tardi (delibera numero 6 del 19 febbraio 2015) ha espresso assoluta contrarietà a qualsiasi ipotesi di approdo del gasdotto nella marina di Calabate e territori limitrofi.  Peraltro, come noto, Enel ha dichiarato che la conversione della centrale dal carbone al gas non sarebbe una via percorribile dal punto di vista economico ed industriale.

Queste le due premesse per chiedere di abrogare la delibera datata 2013. La contrarietà all’approdo, espressa dai rappresentanti delle varie associazioni, è motivata dal fatto che il sito della marina di Casalabate non sarebbe idoneo ad accogliere il terminale Tap perché “presenta una fragilità strutturale, ambientale e morfologica, che sarebbe amplificata dalla localizzazione delle opere”. Infine, anche nell’improbabile ipotesi della riconversione del Federico II, secondo i firmatari “la disponibilità del Comune potrebbe rappresentare una pericolosa apertura ad altre forme di contrattazione dell’uso del territorio, in cambio della realizzazione dell’opera”.

Infine la stoccata al governatore della Puglia: “Le dichiarazioni di Emiliano umiliano e offendono la nostra Casalabate, considerata una località con caratteristiche attrattive inferiori, strumentalizzando a suo piacimento la delibera del Consiglio, ritenendola un atto autorizzativo con cui si concede a Tap l’uso del territorio”.

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