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Progetto Ambiente, ultima proposta ai comuni: pronti i decreti ingiuntivi

L'estenuante partita sull'adeguamento della tariffa per il cdr potrebbe chiudersi con il pagamento di circa 24 milioni in cinque anni

LECCE - L'estenuante partita tra l'ex Ato di Lecce e la società Progetto Ambiente che gestisce l'impianto di Cavallino per il trattamento di tutto il combustibile da rifiuto della provincia di Lecce,si può chiudere con il pagamento dilazionato in cinque anni di poco meno di 26 milioni di euro da parte dei 97 comuni salentini, con la rinuncia da parte dell'azionda a circa 4 milioni di interessi.

Questa mattina, a Palazzo Carafa, è andato in scena un vero e proprio negoziato, posto che i decreti ingiuntivi sono pronti per essere recapitati alle amministrazioni locali. Il contenzioso nasce dal mancato adeguamento della tariffa di conferimento, pari a 79 euro secondo quanto stabilito da parametri del 2004, per il periodo che va dal 2010 al 2013 è già stato risolto dai giudici a favore di Progetto Ambiente, per un totale di 16 milioni, di cui 12 di sorte capitale.

Considerando la vicenda nel suo complesso, tenendo cioè conto del periodo residuo, dell'aggiornamento Istat e dei costi di smaltimento delle scorie, però, la somma lievita fino ai 30 milioni. Si tratta di aspetti che sono oggetto di ulteriori procedimenti giudiziari avviati dalla società, ma che potrebbero essere interrotti in caso di accordo. 

Da una parte del tavolo l'avvocato Luigi Quinto e l'amministratore dell'azienda, Antonio Albanese, dall'altra Giovanni Pellegrino come legale degli ex Ato, l'ente che ad agosto scorso è stato  soppresso e sostituito dall'Agenzia regionale per il servizio di gestione dei rifiuti, presente con il commissario Gianfranco Grandaliano, e i sindaci Paolo Perrone (Lecce) e Francesco Ferraro (Acquarica del Capo) e l'ex assessore provinciale Silvano Macculi, in qualità di commissari degli ex ambiti territorali in cui era suddiviso il Salento leccese. 

Progetto Ambiente è partita da una proposta iniziale: fermo restando l'adeguamento della tariffa a 135 euro a tonnellate, si rinuncia alla metà degli interessi (circa 3milioni e 250mila euro) e si concede il dilazionamento in tre anni. La controparte ha chiesto l'annullamento di tutti gli interessi e ulteriori quattro anni di tempo. La società - composta dalla Cisa di Massafra a dal gruppo Marcegaglia - ha rilanciato con l'ultima proposta, non trattabile; cinque anni per saldare il debito e rinuncia a due terzi della somma relativa agli interessi. I decreti ingiuntivi rimarrano "congelati" fino a lunedì, intanto verranno interpellate tutte le amministrazioni comunali per il via libera alla definitiva transazione a stralcio di ogni ulteriore pretesa.

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