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"Ultima spiaggia": il metodo Renzi per la scelta del segretario provinciale

Solo con le primarie aperte, dicono i sostenitori salentini del sindaco di Firenze, si può rilanciare la proposta politica del Pd sottraendolo ai "signori" delle tessere. Dal rapporto del commissario Ludovico Vico segnali preoccupanti

LECCE – Se a livello nazionale è Matteo Renzi l’unico rimedio possibile per ridare slancio al Partito democratico, nella dimensione locale solo le primarie aperte possono riportare vivacità dialettica e una vera alternativa al dirigismo dei soliti noti.

E’ questa la convinzione dei sostenitori salentini del sindaco di Firenze – Antonio Maniglio, Antonio Rotundo e Paolo Foresio, tra gli altri -, con un documento diffuso a margine del rapporto illustrato dal commissario del Partito democratico, Ludovico Vico. I firmatari dipingono la situazione attuale come da ultima spiaggia argomentando la loro posizione con ragioni che sono innanzitutto numeriche.

I risultati elettorali degli ultimi anni – basti pensare alla consultazione provinciale del 2009 e alle successive amministrative - sono stati abbastanza impietosi e il numero degli iscritti è in forte calo: se nel 2012 sono stati 4600 in tutta la provincia di Lecce, ad oggi sono 3500. Ma c’è un altro dato che indica la fragilità oramai anche organizzativa del partito: i responsabili del Pd in 28 comuni non avrebbero nemmeno ritirato il materiale per il tesseramento. 

“Un partito gracile e asfittico come quello ereditato da Vico – recita il comunicato dell’area Renzi - può solo testimoniare una presenza, ma non è in grado di immettere i cambiamenti necessari. Il Pd della provincia di Lecce ha di fronte due opzioni opposte: o sceglie la strada del partito delle tessere, affidando un ruolo decisivo ai  titolari dei vari  pacchetti che faranno lievitare magicamente il numero degli iscritti, oppure sceglie anche per l’elezione del segretario provinciale la strada delle primarie aperte”.

“Né per impedire quest’apertura – concludono i renziani - ci si può appigliare a qualche codicillo burocratico. Se tutti i candidati riconoscono il valore della partecipazione e la necessità di allargare i confini del Pd non ci sono vincoli che tengano. E anzi da Lecce può partire un ulteriore spinta all’innovazione del partito”.

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