Il lavoro come lotta alla mafia. La raccolta firme Cgil per i beni confiscati
Martedì 30 aprile giornata nazionale di raccolta firme per una legge di iniziativa popolare finalizzata a ridar vita alle aziende sequestrate. In provincia di Lecce è possibile firmare nelle sedi comunali del sindacato
LECCE - Le mafie non sono solo violenza e condotta criminale, sono la holding più prolifica del nostro Paese, che ha acquisito capacità imprenditoriali e abilità finanziare. Ma un modo per combattere le mafie, secondo il sindacato, esiste. Ed è il lavoro.
La Cgil, a questo proposito, promuove la legge di iniziativa popolare “Io riattivo il lavoro” tesa a favorire l'emersione alla legalità e la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori delle aziende sequestrate e confiscate alla criminalità organizzata. Il 30 aprile sarà una giornata straordinaria di raccolta delle firme: nella provincia di Lecce si potrà firmare in tutte le sedi comunali della Cgil.
“Occorre ridare vita alle aziende sequestrate e confiscate, valorizzando lo straordinario potenziale che hanno in dotazione – spiegano i sindacalisti - . Per questo è necessario costituire una banca dati nazionale che ne tuteli la posizione di mercato, sostenere il percorso di reinserimento dei lavoratori, favorire la riconversione e la ristrutturazione aziendale e agevolare l’emersione dei rapporti di lavoro irregolari”.
Il sindacato ritiene importante, inoltre, incentivare la costituzione di cooperative dei lavoratori disposti a rilevare l’azienda oggetto della confisca e favorire, per gli stessi, un adeguato percorso di formazione e aggiornamento.
La proposta Cgil intende contrastare la criminalità sul piano economico e sociale, “recuperando quelle aziende confiscate che tornando nell'alveo della legalità potrebbero offrire prospettive ai lavoratori in esse occupati e rappresentare un’opportunità di sviluppo per il territorio nel quale si trovano”. “Invitiamo tutti i cittadini e le cittadine maggiorenni a contribuire con la loro firma per portare avanti l’iter di questa proposta di legge”, conclude la nota sindacale.