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Proroga ai balneari solo triennale: l'ex ministro Centinaio attacca la giunta leccese

La proposta del governo cittadino, contrario all'automatismo al 2033, ha indotto il senatore leghista a fare un post che il sindaco Salvemini rivendica come "medaglia sul petto"

LECCE - La proposta dell'amministrazione comunale di Lecce, di prorogare per soli tre anni - e non fino al 2033 - le concessioni demaniali marittime in scadenza a fine dicembre, ha provocato la reazione abbastanza plateale dell'ex ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Gian Marco Centinaio che in un post ha scritto: "Solo in un PAESE DELLE BANANE come l'Italia può accadere che un Sindaco decide di non applicare una LEGGE DELLO STATO e farsene una sua...SIAMO IL PAESE DELLE BANANE" (con il tag a "Mondo Balneare", l'organo di informazione delle associazioni di categoria).

Il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini, ha, con lo stesso mezzo, replicato di ritenere l'attacco del senatore della Lega "una medaglia al petto", ribadendo le ragioni per le quali la giunta ha deciso di non conformarsi alla lunga proroga prevista della legge del 2018 che recepisce un emendamento in tal senso proposto proprio da Centinaio. Il primo cittadino ha ricordato le "censure del Consiglio di Stato, della Corte di Cassazione, dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato" e le "iniziative di alcune Procure della Repubblica  che hanno evidenziato la illiceità della concessione della proroga". La proroga è considerata, infatti, una violazione del diritto comunitario (diritto di stabilimento per qualsiasi imprenditore dell'Ue in un territorio della stessa e principio di evidenza pubblica degli affidamenti e di libera concorrenza). 

Salvemini quindi conclude: "Il caos che si è creato in questi anni - del quale Centinaio non mostra alcuna consapevolezza - è legato quindi a quella norma da lui voluta. Essendoci incaricati qui a Lecce di porvi rimedio considero questo attacco una medaglia al petto". A sostegno del primo cittadino si è schierato tutto il gruppo consiliare di Lecce Città Pubblica e relativa associazione: "Sul tema delle concessioni balneari in scadenza - è scritto in una nota - il legislatore, che avrebbe dovuto sbrogliare la matassa, ha finora creato solo nuovi problemi. Sfornando a ripetizione provvedimenti che i giudici hanno imposto di disapplicare, perché in evidente contrasto con la normativa europea. Dopo la Suprema Corte di Cassazione e il Consiglio di Stato, in questi giorni è intervenuta anche l’Antitrust, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, su un provvedimento di rinnovo di concessioni demaniali fino al 2033, adottato dal dirigente del Comune di Piombino. Un ricorso, dunque, dell’Autorità statale garante per il mercato su un provvedimento comunale che riguarda una molteplicità di concessioni".

Il gruppo di maggioranza argomenta la contrarietà alla proroga automatica al 2033: "Non dobbiamo dimenticarlo, quello che oggi viene mortificato è l’accesso dei tanti potenziali imprenditori che vorrebbero entrare in un mercato oligarchico, riservato da anni sempre agli stessi.Quello che oggi viene mortificato, ancora, è l’interesse pubblico a garantire servizi balneari più moderni, in un contesto invariato da decenni. Quello che oggi viene mortificato, soprattutto, è l’interesse pubblico a incassare canoni finalmente congrui, da concessioni assegnate con procedure di evidenza pubblica. Basti pensare, al riguardo, che a Lecce il canone medio annuo delle 25 concessioni esistenti ammonta a 5.609,64 euro. E che il più alto, tra i 25, è di 23.561,46 euro".

La poposta di proroga triennale, insomma, è vista come l'unica ragionevole transizione verso un regime normativo meno contraddittorio di quello che si è determinato: "Non è una soluzione che appaga il desiderio di aprire tempestivamente il mercato a tutti i portatori di interesse ma consente certamente a tutti i nuovi outsiders di partecipare alle nuove concessioni, che altrimenti resterebbero ferme. Non solo una proroga tecnica per chi già c’è ma anche l’apertura ai nuovi operatori, che intendono misurarsi, nel rispetto del paesaggio costiero e del suo monitoraggio, con una nuova opportunità di impresa, come le nuove 24 spiagge libere con servizi, i chioschi di ristoro ecc.In sostanza, è senz’altro una soluzione che consente, nella confusione normativa, di coltivare il bene comune e l’interesse pubblico, in attesa che il legislatore intervenga in una materia che necessita di riordino, ponendo finalmente rimedio a una disorganicità che ha garantito solo a pochi l’esercizio di un diritto di tutti".

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