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Provinciali: la coerenza al tempo delle transumanze

Si moltiplicano gli appelli dei politici alla coerenza dell'elettorato: l'ultimo, quello dell'assessore Massimo Alfarano. Ma la campagna elettorale in chiusura non è stata propriamente "coerente"…

"Chi tifa Lecce non può tifare Bari": l'efficace concetto arriva dall'assessore allo Sport del comune di Lecce, Massimo Alfarano, che usa una metafora calcistica, per intervenire sul tema dell'imminente ballottaggio, che si terrà domenica e lunedì e che dovrà designare il nuovo presidente della provincia: e soprattutto per rimarcare un'idea, che il Pdl, interessato nel confronto dei prossimi giorni, sta portando avanti da quando i deliri da successo al primo turno sono stati ridimensionati dalle urne, ossia che "chi è di destra non può che votare a destra". Evidente il riferimento all'elettorato centrista dell'Udc, storico alleato prima della nascita del Pdl, del vecchio Polo berlusconiano, e, nello specifico, a quello di Io Sud e delle liste facenti riferimento ad Adriana Poli Bortone. Sono, infatti, lo scudo crociato e il movimento meridionalista della senatrice defenestrata dalla giunta leccese a poter fungere da arbitri nella contesa per la sedia più ambita di Palazzo dei Celestini.

"Possono esserci - dichiara Alfarano - scambi di opinione con la società, divergenze di vedute con l'allenatore, differenze di valutazione sugli atleti che scendono in campo… ma una cosa è certa: la maglia è sempre la maglia e, per i tifosi, i suoi colori non possono e non devono essere né cambiati, né svenduti! Come nello sport così anche in politica…"

L'assessore si rivolge direttamente agli elettori di centrodestra, ribadendo che "chi è cresciuto con i valori del centrodestra, chi ha sempre giudicato positivamente la capacità di governo del centrodestra, chi ha intravisto nelle sue personalità amministratori generosi e capaci, ha tutto il diritto di criticare e, giustamente, di non essere d'accordo su ogni passaggio politico, ma non può cambiare squadra, non può cambiare casacca, non può tifare per gli avversari di sempre, non può sostenere chi, in tutti questi anni, si è avversato per la gestione clientelare e poco efficiente della cosa pubblica".

"In questi giorni - prosegue Alfarano - abbiamo assistito ad un ribaltamento strumentale della realtà politica salentina. Abbiamo assistito alla presa in giro nei confronti di chi, come noi, ha quotidianamente sostenuto in maniera convinta e responsabile l'unica politica che siamo in grado di riconoscere come buona politica, la politica del centrodestra, una politica fatta di concretezza e di progettualità anche dinanzi alle offese e alle calunnie di un centrosinistra che non esitava ad invocare l'intervento della Magistratura su ogni tipo di iniziativa. Siamo sempre andati a testa alta, forti del sostegno della gente anche nei momenti in cui venivamo offesi nell'orgoglio e nella dignità da chi adesso, tutto d'un tratto, senza pudore, riscopre la grande managerialità delle amministrazioni targate centrodestra, le grandi battaglie targate centrodestra, la visione del mondo e della società targate centrodestra".

"Dobbiamo diffidare - sottolinea ancora Alfarano - da chi adesso chiede il sostegno del nostro elettorato, sperando perfino in un disimpegno e in un astensionismo che giocherebbero a favore del centrosinistra. Chi ha sempre tifato Lecce non tiferà Bari, chi nasce giallorosso non cambia casacca, chi è di centrodestra si impegnerà per mandare a Palazzo dei Celestini un Presidente di centrodestra".

Due questioni, però, si pongono, a margine delle dichiarazioni che si susseguono in questi giorni e che s'indirizzano alla coerenza del pensiero politico: si può pretendere coerenza dall'elettorato, se spesso gli eletti sono i primi a non averla? Al di là di quello che si vuole sostenere, questa campagna elettorale, che finalmente volge al termine, si è contraddistinta per tutta una serie di situazioni, più volte condannate da queste pagine, che con la coerenza sembrano avere poco a che fare: di casacche cambiate, di salti della quaglia, di transumanze se ne sono viste fin troppe, tanto da risultare difficile, ad un certo punto, tenere loro il conto. Tra l'altro, la politica da sempre ha il cattivo gusto di giudicare negativamente i cambi di casacca in uscita dalle proprie fila, trovando, invece, tutte le giustificazioni possibili, quando, invece, sono in entrata e magari portano qualche voto in più. Per cui è capitato (basta rivedere le dichiarazioni di questi mesi elettorali) di politici che si accusavano reciprocamente d'incoerenza, anche se alla fine risultava poco chiaro quale fosse il concetto stesso di coerenza.

L'ultimo episodio discusso, in ordine di tempo, lo denuncia Giancarlo Coluccia, candidato di Io Sud a Galatina, che sottolinea la "singolare posizione del consigliere comunale dell'Udeur di Galatina Tommaso Perrone", che "dopo essersi candidato a sostegno del candidato presidente Gabellone, ha poi votato il bilancio dell'amministrazione di sinistra del sindaco Antonica ed oggi è tornato a confermare la sua fiducia al primo cittadino, assicurando che non ci sarebbe stato alcun passaggio nel centrodestra. Come se nulla fosse. Come se tutto fosse ‘normale'".

C'è poi un secondo punto da sottolineare: se realmente è radicata la certezza che chi si riconosce nei valori di una specifica parte politica, perché insistere tanto nel ribadire che non si possa votare da "un'altra parte"? I latini dicevano: "Excusatio non petita, accusatio manifesta". Significa, in sostanza, che o non è vero che chi si riconosce in determinati valori voti necessariamente per quell'area politica, che sostiene di rappresentarli (ma oltre a sostenere, bisognerebbe anche incarnare), o che ci sia un effettivo problema di rappresentatività.

Tornando, invece, sul linguaggio calcistico, è vero che la maglia ha la sua importanza, ma è altrettanto certo che anche nello sport le bandiere iniziano a contarsi sulle dita della mano: basta un presidente spendaccione per far cambiare idea anche al più fedele degli atleti. E, anche nella realtà calcistica leccese, nel suo piccolo, qualche "transumanza pallonara" si è consumata: un esempio evidente è proprio quello dell'allenatore del Bari. Anche nel calcio, insomma, si ama la maglia… ma ad intermittenza.

Il vero problema, dunque, resta saper offrire una politica diversa, capace davvero di offrire davvero qualcosa ai cittadini, anche per quel che riguarda i valori (spesso oggetti non ben identificati): se l'esempio che arriva è che, in fondo, si può sempre cambiare, passare da una parte all'altra come se sorseggiare un caffé al bar, ma possibilmente tenendosi cara la poltrona, di coerenza si farà sempre fatica a parlare. Pretendere coerenza dagli elettori, quando manca tra gli eletti (in qualche caso, tra i nominati), è esattamente come pretendere la meritocrazia dal basso, senza averla dall'alto.

Fernando Savater, filosofo spagnolo, scrive: "Oggi insegniamo ai ragazzi che la politica è corrotta, come se gli spiegassimo che un tostapane serve a carbonizzare il pane. Invece bisogna spiegare che anche la democrazia ogni tanto si guasta, fa corto circuito e bisogna rimetterla in sesto". In effetti, non ha tutti i torti. Però, a ben guardare, in giro si trova tanta gente che gusta il pane carbonizzato.

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