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Venerdì, 29 Marzo 2024
Guida al voto

Referendum, elettori alle urne per 5 quesiti sul tema della giustizia

Dalle misure di custodia cautelare alla separazione delle carriere dei magistrati passando per l’incandidabilità delle persone condannate: le questioni al centro della consultazione

LECCE – Il tema della giustizia è al centro dei cinque quesiti referendari che i cittadini italiani sono chiamati a votare domani, domenica 12 giugno, nel corso dell’election day. La partita delle amministrative, che impegna circa mille comuni, pertanto, non sarà l’unica a giocarsi nelle urne.

Il referendum abrogativo pone all’attenzione degli elettori alcuni interrogativi relativi all’organizzazione della giustizia, passando da questioni come le misure di custodia cautelare, la separazione delle carriere dei magistrati o l’incandidabilità delle persone condannate.

Il primo quesito (scheda di colore rosso) punta a cancellare la cosiddetta “legge Severino” che prevede, tra le altre cose, che chi è stato condannato in via definitiva con pena superiore a due anni non possa candidarsi alle elezioni politiche, o che sindaci, governatori e consiglieri vengano sospesi dopo una condanna in primo grado. Votando sì, si richiede l’abrogazione della norma sulla decadenza; col no, la legge resta.

Il secondo quesito (scheda arancione) riguarda la cancellazione della «reiterazione del reato» dall’insieme delle motivazioni per cui i giudici possono decidere la custodia cautelare in carcere o i domiciliari per una persona prima del processo. Col sì, si chiede che venga eliminata la possibilità del carcere preventivo a causa del rischio di reiterazione del reato con l’eccezione di situazioni in cui si teme l’uso della violenza o delle armi oppure per reati legati alla criminalità organizzata o all’eversione. Se vince il no, si mantiene in vigore la legge.

Col terzo quesito (scheda gialla) si chiede di abrogare la norma che consente al togato di passare, nel corso della propria carriera, dal ruolo di giudice a quello di pubblico ministero e viceversa: in buona sostanza, nel lungo testo dell’interrogativo posto all’interno della scheda, si chiarisce l’intenzione di abrogare questa possibilità, affinché, all’inizio della carriera, ogni singolo magistrato decida se essere un pubblico ministero o un giudice, restando tale per tutta la propria attività professionale. Chi vota Sì, sceglie per la separazione delle carriere, chi vota No conferma la norma in vigore.

Il quesito numero 4 (scheda grigia) riguarda l’operato del magistrato e la possibilità che possa essere “valutato” anche dai membri laici (docenti universitari e avvocati) dei consigli giudiziari: chi vota Sì sceglie di allargare la platea di chi è chiamato a esprimersi sull’operato di un singolo magistrato; chi vota No conferma le norme vigenti.

Il quesito numero 5 (scheda verde) riguarda la candidatura per l’elezione dei componenti del Consiglio superiore della magistratura (Csm) e la raccolta di firme (almeno 25) preliminari a farlo. Votando Sì, viene eliminata la soglia permettendo che le candidature avvengano senza necessità di raccogliere le firme, chi vota No mantiene quest’obbligo.

In definitiva, chi vota Sì, deciderà di modificare le normative vigenti, chi si esprimerà per il No vorrà mantenerle per come sono. Affinché la consultazione risulti valida è necessario che si raggiunga il quorum, ovvero la soglia di voto di almeno il 50% più uno degli elettori che hanno diritto. Per votare, basterà recarsi al proprio seggio, con un documento di riconoscimento e la tessera elettorale. Seggi aperti dalle 7 alle 23 nella sola giornata di domenica.

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