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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Reparti pronti al trasloco negli ospedali: al via il piano di riordino

Approvato il regolamento regionale tra poche novità, qualche neo e la certezza della riclassificazione degli ospedali. La Asl di Lecce procede con la fase operativa

LECCE –  La Asl di Lecce tira dritto sul piano di riordino ospedaliero alla luce del nuovo regolamento regionale del 28 febbraio che modifica ed integra il precedente. Le novità decise dal dipartimento regionale della Salute a ben vedere ci sono (4 posti letto in più per il reparto di Otorinolaringoiatra del Sacro Cuore di Gesù a Gallipoli) ma l’impianto dell’impostazione precedente è confermato: il Vito Fazzi di Lecce sarà classificato ospedale di II livello con funzioni di hub nella rete provinciale; i nosocomi di Gallipoli, Scorrano e Tricase sono confermati al primo livello; Copertino, Galatina e Casarano subiranno un declassamento in ospedali di base; i presidi ospedalieri di Nardò, Poggiardo e Campi Salentina si avvieranno a diventare punti di primo intervento territoriale (Ppit), cioè postazioni medicalizzate del 118 che trattano patologie a bassa gravità, per le quali non è necessario il trattamento ospedaliero.

Gli attuali stabilimenti di Scorrano e Galatina, in particolare, sono destinati alla disattivazione entro il 2025 in vista della creazione di un nuovo ospedale del Sud Salento tra Maglie e Melpignano.

L’azienda sanitaria, braccio operativo della governance barese, si avvia ad imprimere una svolta in materia di assistenza sanitaria sul territorio: la precedente impostazione “ospedalocentrica” sarà svecchiata ed integrata con la riqualificazione dei processi assistenziali. In buona sostanza, per adeguarsi ai parametri ministeriali ed alla legge di Stabilità 2016-2017, con un occhio alla spesa e l’altro alla sicurezza delle cure, si punta a contrastare la stortura dei ricoveri inappropriati – tipica degli ospedali di piccole e medie dimensioni – ridefinendo una rete di servizi territoriali.

Il percorso di riconversione delle strutture è già in corso: l’Asl sta procedendo con l’accreditamento delle strutture e dei reparti destinati ai trasferimenti, usando prudenza e raziocinio per evitare che si aprano delle falle nell’assistenza ai pazienti. Attivazioni e disattivazioni saranno, infatti, contestuali. La stesura del cronoprogramma è in itinere – come conferma il direttore sanitario Antonio Sanguedolce – e si procede un passo alla volta. In ogni caso il grosso delle operazioni (il 70 percento) sarà portato a termine entro quest’anno e la restante parte entro il 2018.

Non ci sono date, non c’è fretta. Non c’è ricorso o minaccia di ricorso che possa mettere un freno al piano di riordino pressoché definitivo. “I ricorsi pendenti non possono rappresentare un problema per l’azienda sanitaria né è auspicabile che si faccia avanti e indietro sulle decisioni prese; la nostra intenzione è invece quella di procedere convintamente, ma con prudenza, nel solco tracciato, onde evitare deficit nell’erogazione dei servizi sanitari dovuti alle disattivazioni dei reparti”, aggiunge il dirigente.

La novità di rilievo del regolamento è, sicuramente, la stesura nero su bianco del progetto di realizzazione del Polo pediatrico. “La struttura verrà inserita in un’area al secondo piano del Vito Fazzi in cui confluiranno le discipline di chirurgia pediatrica (ceduta da Casarano), pediatria ed oncologia pediatrica – puntualizza Sanguedolce - . È necessario liberare quegli spazi mediante il trasferimento dei reparti nel nuovo plesso di emergenza, Dea, in fase di completamento. Nel frattempo, però, abbiamo deciso di portare la chirurgia pediatrica del Ferrari di Casarano al nosocomio di Lecce: i chirurghi potranno quindi già lavorare senza ulteriori spostamenti ed il polo sarà operativo dal punto di vista funzionale”. Le procedure di accreditamento della struttura, peraltro, sono in fase avanzata e la Asl di Lecce, in collaborazione con l’associazione Triacorda, si è portata avanti con il lavoro attivando i percorsi di formazione per il personale interessato.

Per quanto riguarda Galatina, il Santa Caterina Novella dovrà cedere il punto nascita, insieme ai reparti di malattie infettive e gastroenterologia. Il trasferimento di quest’ultimo reparto è però congelato e subordinato alla preliminare messa in funzione del Dea di Lecce. Verranno comunque attivati i centri di riferimento per epatologia clinica e termoablazione, due servizi specialistici di eccellenza, e la cardiologia, preso atto della riduzione a sei del numero dei posti letto, potrà contare sul rafforzamento della medicina territoriale con i day service e il supporto dei medici di base.

Anche a Casarano, destinato al declassamento, è stato imposto il sacrificio del punto nascita. Stessa sorte è toccata al San Giuseppe di Copertino, anch’esso sprovvisto del reparto di rianimazione, che dovrà per questo cedere ostetricia e ginecologia.

Il reparto di neurologia di Casarano si sta attrezzando per il trasloco nella vicina Gallipoli. Il nodo da sciogliere, nel duello che si è consumato per la sopravvivenza dei due nosocomi al 1° livello, è relativo al macchinario della risonanza magnetica. Lo strumento diagnostico è in funzione al Ferrari ma non è presente nel presidio ospedaliero della città bella. Si tratta, evidentemente, di un controsenso, apparentemente risolto con la decisione di mantenere in funzione la Rmn a Casarano all’interno del reparto di radiologia.

In proposito il dirigente Sanguedolce non esclude la possibilità di dotare l’ospedale di Gallipoli del medesimo macchinario (“spostarlo costerebbe di più che acquistarlo ex novo”), ma la decisione è subordinata ai piani alti della Regione Puglia ed parametri nazionali che impongono un limite di risonanze magnetiche sul territorio, bilanciato tra comparto pubblico e privato.

In alto mare, invece, è il piano di assunzioni collegato al programma di riordino ospedalierio. La Asl di Lecce – nell’entusiasmo generale – a fine anno aveva già pubblicato le delibere per le assunzioni del personale fino a quasi 5 mila nuove unità tra medici, infermieri, personale sanitario. Delibere che potrebbero essere riviste e modificate, però, a breve. Lo conferma il direttore sanitario, giustificando gli aggiustamenti con la necessità di bilanciare il fabbisogno di personale tra tutte le aziende sanitarie regionali.

Di certo c’è soltanto la straordinaria e cronica carenza di operatori socio sanitari (ne servirebbero centinaia a Lecce) debolmente risolta con una previsione di assunzione di 50 Oss, metà dei quali interni. “I numeri sono in fase di verifica e non è detto che, purtroppo, resteranno tali”, ha confermato Sanguedolce. I fondi per procedere con le assunzioni a Lecce sono stati deliberati in Regione, ma sull’operazione complessiva potrebbero pesare anche i vincoli di spesa per gli sforamenti nell’acquisto dei farmaci, dei beni e servizi esterni ed il costo della mobilità passiva interregionale. 

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