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Martedì, 16 Aprile 2024
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Boom per cassa integrazione e voucher: i due segnali della crisi che morde

Uil evidenzia il ricordo agli ammortizzatori sociali che in provincia segna un +73 percento; Confartigianato un'impennata dei buoni lavoro come segno di un'occupazione instabile

LECCE - Continua la corsa della cassa integrazione in provincia di Lecce nel mese di aprile. Sono 586 mila 485 le ore complessivamente autorizzate dall’Inps alle aziende salentine, in aumento del 73,5 per cento rispetto ore registrate nel precedente mese di marzo: è quanto emerge dall’ultimo Rapporto sulla cig elaborato dalla Uil. A incidere sul preoccupante rialzo è la Cig straordinaria che passa da 71 mila 581 ore autorizzate a marzo alle 421 mila 368 di aprile, con un aumento percentuale del 488,7. In calo, invece, sia la Cig ordinaria (-37,8), sia la Cig in deroga che risulta azzerata. Nei primi quattro mesi dell’anno, sono state già richieste complessivamente 1 milione 329 mila ore, in lieve calo (-16 per cento) rispetto allo stesso periodo del 2015.

“Non possono non preoccupare – commenta il segretario generale della Uil di Lecce, Salvatore Giannetto - i dati sulle richieste di cassa integrazione ad aprile: la crescita su marzo e, all’interno di essa, della cassa straordinaria, segnalano che è ancora perdurante un forte disagio del nostro sistema produttivo certificato, anche, dalla troppa leggera flessione rispetto allo stesso quadrimestre del 2015 (- 16 per cento). Questo dato, tra l’altro, è condizionato al ribasso dal perdurante rallentamento delle autorizzazioni per la cassa ordinaria dovuto, principalmente, all’inammissibile ritardo (oltre 3 mesi) nell’emanazione del decreto che dovrà stabilire i criteri di concessione per la stessa cassa ordinaria”.

“Se a questo aggiungiamo che il ridotto utilizzo della cassa in deroga è derivante principalmente dalla riduzione della durata (massimo 3 mesi) – osserva ancora il segretario Uil – risulta evidente come la febbre della crisi sia ancora alta e, soprattutto, come la graduale ma costante discesa della copertura temporale di questo ammortizzatore, derivante dalle novità introdotte dal Jobs act, potrebbe produrre un forte disagio occupazionale. Una tale situazione dovrebbe allarmare le istituzioni e il mondo politico e spingerli a reagire alla caduta libera della nostra economia affinché i lavoratori, i giovani e i cittadini possano riacquisire la fiducia persa”.

Altrettanto preoccupanti sono i dati relativi al forte incremento del ricorso ai “buoni lavoro” elaborati dal Centro studi di Confartigianato Puglia, su dati Inps. Nel primo trimestre di quest’anno, infatti,  sono stati venduti circa un milione e mezzo di voucher; rispetto al primo trimestre dell’anno scorso si registra un’impennata del 53,1 per cento; al 31 marzo 2015 ne erano stati distribuiti quasi 939 mila, che già raddoppiavano il numero del primo trimestre 2014. Sono sempre di più, dunque, i lavoratori remunerati attraverso i buoni lavoro. Basti pensare che nel 2008, in Puglia, ne furono staccati 2 mila 443 e, solo l’anno successivo ben 24 mila; nel 2010 furono 196 mila e via dicendo fino a toccare la punta di 5 milioni e 428 mila nel 2015.

I voucher del valore di 10 euro (7,50 euro vanno in tasca al lavoratore mentre la differenza viene versata ad Inps ed Inail) rappresentano un sistema di pagamento che i committenti possono utilizzare per pagare il lavoro accessorio, cioè quelle prestazioni svolte al di fuori di un normale contratto, in modo discontinuo e saltuario. Il vantaggio principale, per il lavoratore, è che il compenso è esente da ogni imposizione fiscale e non incide sullo stato di disoccupato o inoccupato. È, inoltre, cumulabile con i trattamenti pensionistici. Il committente, da parte sua, può beneficiare di prestazioni nella completa legalità, con copertura assicurativa Inail, in caso di eventuali incidenti sul lavoro, e senza dover stipulare alcun tipo di contratto.

“La continua crescita del lavoro accessorio – commenta Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – è un fenomeno che occorre valutare con attenzione. Di sicuro, un rapporto di lavoro legale è preferibile rispetto al lavoro nero ed è proprio per questo che nascono i voucher: per consentire l’emersione di nicchie di lavoro discontinuo e saltuario, come tale molto esposto al rischio di sommerso. Eppure questi numeri in costante e rapido incremento sono sintomo di un mercato incapace di proporre occupazione stabile con le imprese che, specie in alcuni settori, fanno ancora molta difficoltà a programmare le proprie attività su periodi medio-lunghi”.

“La strada per tornare ai livelli occupazionali pre-crisi è lunga ma c’è solo una via – aggiunge Sgherza - : occorre mettere le imprese, specie quelle piccole e più dinamiche, nelle condizioni di pagare meno tasse, di effettuare maggiori investimenti, di contare su un mercato interno che tira e su un sistema creditizio che le supporti nel lungo periodo. Gli incentivi e le norme possono dare una mano, ma solo sostenendo le imprese saremo in grado di creare nuova occupazione stabile e di qualità”.

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