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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Ria: "Regione Salento, la Consulta ci ha dato ragione"

Il politico commenta raggiante l'espressione della Corte Costituzionale in una vicenda analoga: chiarita la necessità di coinvolgere tra le "popolazioni interessate" tutti i cittadini della regione

LECCE - La Corte Costituzionale pone definitivamente una pietra tombale sull'iniziativa "demagogica" e "populista" di istituire una "Regione Salento": parola di Lorenzo Ria, il parlamentare salentino, da tempo dichiarato avversario della proposta del movimento dell'editore Paolo Pagliaro, che commenta un'espressione della Consulta su un caso analogo che dovrebbe sancire un riferimento giuridico anche per le istanze del nuovo "possibile" ente territoriale.

"La Corte Costituzionale - scrive l'ex presidente della Provincia di Lecce, in una nota -, ha messo la pietra tombale sulla tanto dibattuta questione relativa alla Regione Salento, avallando quanto da me sostenuto sin dall'inizio. Nonostante la mia sia stata una battaglia tutta politica, il sigillo finale è stato giuridico, poiché, la Corte, pronunciandosi in occasione di analoga questione posta per la formazione di una nuova Regione, denominata Principato di Salerno, ha finalmente chiarito quale fosse il valore da attribuire al comma 1 dell'articolo 132 della Costituzione".

Nello specifico, come racconta Ria, "può dirsi definitivamente chiusa la disputa sul concetto di 'popolazioni interessate', poiché la Corte si è espressa in maniera decisiva per la tesi che tale espressione debba riferirsi necessariamente alla popolazione complessiva della Regione originaria, come da me sempre sostenuto": "Si legge - continua -, infatti, nella motivazione della sentenza che 'risulta conforme al dettato costituzionale prevedere che, anche nella fase di promovimento della procedura referendaria volta al distacco di determinati territori da una Regione ed alla creazione di una nuova Regione, siano coinvolte, in quanto interessate, anche le popolazioni della restante parte della Regione originaria', (cfr. Corte Costituzionale sentenza 271 depositata in data 21 ottobre 2011)".

Del resto, secondo Ria, l'interpretazione contraria della lettera della Costituzione, seppur sostenuta da "autorevoli professori universitari", era "priva" di quel "senso politico-istituzionale" che, invece, "ha guidato la mia linea di azione": "Si trattava di retroguardie - puntualizza il parlamentare Udc -, ispirate solo da un cieco separatismo, che non tenevano conto delle possibili ricadute politiche derivanti dalla creazione autonoma di un nuovo ente territoriale".

Secondo l'esponente politico salentino, la Costituzione, come documento fondamentale della Repubblica che dal 1948 ancora si dimostra "quanto mai attuale e portante", non poteva, logicamente, "prestare il fianco ad iniziative di tal genere, che non tenessero conto del reale valore assunto dall'assetto istituzionale considerato nel suo complesso": "Ho condotto - conclude - la mia opposizione non solo da semplice operatore del diritto, ma da uomo che ha sempre creduto nel senso dello Stato. Quel senso dello Stato cui la Corte Costituzionale non poteva non restituire il dovuto valore".

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