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Palazzo Comi, nuova riunione della commissione. Scorrano: ”Perché iter bloccato?”

Il consigliere provinciale, che ha richiesto la convocazione della riunione, riporta al centro dell’attenzione la vicenda dello storico edificio di Lucugnano

LUCUGNANO (Tricase) – Si torna a discutere di Palazzo Comi in Provincia. Nel corso della mattinata, infatti, si è riunita la seconda commissione a Palazzo Celestini per discutere dello stato dell’arte circa le concessioni per la gestione del noto edificio storico di Lucugnano, la frazione di Tricase. Il consigliere provinciale d’opposizione, Danilo Scorrano, che aveva chiesto tempo addietro la convocazione della commissione, si è detto intenzionato ad accedere agli atti per chiarire come mai, a due anni dalla pubblicazione del bando per l’affidamento della gestione dell’immobile, l’iter sia di fatto bloccato.

“Non si sono mai sopite le proteste dei cittadini e del comitato pro-palazzo Comi che, insieme a noi dell’opposizione, non hanno mai accettato l'idea che un bene culturale di tale importanza potesse essere oggetto di un bando tarato verso la messa a profitto dell'immobile invece della sua massima fruizione, svincolandolo, quindi, da un sito con caratteristiche completamente diverse come il circolo cittadino di Lecce”, ha dichiarato in una nota il segretario provinciale di SI. La proposta dunque resta quella di annullare l’attuale bando e di restituire Palazzo Comi alla cittadinanza come “bene comune”, attraverso l’assegnazione agli operatori culturali qualificati e in convenzione, sostenuti dagli enti provinciale e regionale.

“A tre anni dal bando nulla è cambiato e le nostre perplessità e del comitato in difesa di Palazzo Comi, presente oggi in commissione con il presidente Simone Coluccia, vengono confermate dall'intervento della soprintendenza, dalla lungaggine della procedura e dall'avvicendarsi dei responsabili del procedimento. Tutti questi segnali confermano che il bando era fatto male e non tutelava assolutamente un bene prezioso come Palazzo Comi, anzi c'è il rischio concreto che la vocazione culturale del posto sia sacrificata per meri scopi economici”, conclude Scorrano.

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