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Sabato, 20 Aprile 2024
Politica

Riconciliazione necessaria, ma senza il nome di Ramelli: richiesta di modifica

I consigli didattici di due corsi di laurea condannano ogni forma di violenza politica, ma ritengono pericoloso il richiamo diretto 18enne morto ammazzato nel 1975, per il timore di un uso strumentale da parte dei neofascisti

LECCE - I consigli didattici di due corsi di laurea afferenti al Dipartimento di Storia, Società e Studi sull'Uomo dell'Università del Salento hanno chiesto al consiglio comunale di Lecce, presieduto da Carlo Mignone, di modificare la proposta di intitolazione di una piazza della periferia leccese. 

Secondo la dicitura approvata in assise il 28 maggio, l'intitolazione è a "Sergio Ramelli e alle vittime dell'odio politico": il testo è frutto delle combinazione tra una intergrazione promossa dal consigliere di maggiornaza, Sergio Della Giorgia, e la mozione originaria per come presentata dal consigliere di minoranza, Roberto Giordano Anguilla.

I rappresentanti di .Scienze Politiche e Internazionali e di Studi Geopolitici Internazionali hanno sollecitato l'eliminazione del riferimento diretto al ragazzo ucciso nel marzo del 1975 e la sua sostituzione con il più ecumenico "A tutte le vittime dell'odio politico e degli anni di piombo".

I docenti da una parte affermano la necessità di una "quanto mai faticosa ma necessaria riconciliazione", dall'altra rimarcano la strumentalizzazione di quella e di altre tragedia da parte dei gruppi neofascisti impegnati in "forme di incondivisibile idolatria utilizzata come pretesto alla base di violenti e deprecabili atti dimostrativi". Non v'è dubbio, per i consigli didattici, che il 18enne Ramelli "fu vittima di una brutale, vile e barbara aggressione da parte di appartenenti a gruppi extraparlamentari di sinistra", ma la collocazione successiva di quel drammatico episodio nel pantheon del neofascismo redenderebbe impossibile raggiungere l'obiettivo di una riappacificazione, rischiando invece di acuire la contrapposizione e, magari, di "riaprire sanguinose ferite a malapena rimarginate". 

Dopo aver lanciato un paio di strali contro la "scialba e stucchevole retorica salottiera di proprietà di alcuni gruppi elitari che si professano progressisti" (riecheggia un certo lessico anni '70) e "le belle e ricercate parole nei giorni delle commemorazioni d'obbligo" per ricordare che l'antifascismo non "riguarda esclusivamente la questione morale, ma anche e soprattutto il rispetto della Costituzione e del divieto di ricostituzione del Partito fascista", il comunicato si conclude con un ramoscello d'ulivo: "Come agenzia educativa, e nell'ottica della leale collaborazione tra istituzioni, il nostro unico obiettivo resta quello di rafforzare un messaggio di inequivoca e più che mai indispendabile pace civile e sociale, nella comune condanna di ogni forma di violenza e di intolleranza".

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