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Riconoscimento della Lis, un atto di civiltà in favore della comunità sorda

Una delegazione di persone, rappresentata dall'ente sordi sezione provinciale, ha manifestato in prefettura affinché la lingua dei segni venga inserita, dal governo, nell'elenco delle lingue ufficiali. "Gravi ostacoli nella vita di tutti i giorni, dalla scuola al lavoro"

LECCE – Nella civile e moderna Italia vi sono 7 milioni di persone che hanno forti difficoltà uditive. Un’intera comunità che chiamare “minoranza” risulta persino riduttivo e che aspira alla completa integrazione sociale. Cittadini e contribuenti cheassolvono ai loro compiti ed ai loro doveri ma non possono godere, pienamente, degli stessi diritti sanciti dalla Carta costituzionale.

Vi è una causa a monte del disagio. La prima barriera che crea un muro invalicabile tra le persone e che la comunità dei sordi invita a superare: il mancato riconoscimento della lingua dei segni, Lis e Lis tattile, da parte del governo italiano. Una vera anomalia che si registra solo da queste parti, a differenza di quanto già avvenuto in ben 44 Paesi: dall’Iran all’Usa fino alla Cina, passando dalle vicinissime Spagna e Francia.

Le lingue dei segni sono richiamate, peraltro, in molti trattati e convenzioni dell’Europa unita. Il  Consiglio d’Europa, in particolare, ha elaborato una raccomandazione sulla ‘protezione della lingua dei segni’ negli Stati membri, riconoscendola quale mezzo di comunicazione naturale e completo.

Il nostro Parlamento, al contrario, nonostante la ratifica della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità del 2006, tarda a riconoscere ufficialmente questo linguaggio complicando le possibilità di comunicazione, integrazione sociale, scolastica e lavorativa.

La comunità italiana dei sordi già da tempo si è mossa per sollecitare l’attenzione delle istituzioni su una tematica così importante, intraprendendo una vera battaglia di civiltà. Anche a Lecce, proprio questa mattina, una delegazione di persone rappresentata da Martino D’Amico, presidente dell’ente nazionale sordi della provincia di Lecce, è stata accolta dal viceprefetto Guido Aprea cui ha rappresentato le proprie istanze.

IMG_20141112_105045-3“Il mancato riconoscimento ufficiale crea, a cascata, una serie di notevoli disagi – ha spiegato il presidente D’Amico al margine della manifestazione -: i bambini, inseriti in classi miste, non seguono il passo dei compagni e l’apprendimento risulta compromesso dalle poche ore di lavoro degli assistenti di comunicazione; i giovani incontrano gravi ostacoli sul posto di lavoro;nei luoghi pubblici come le stazioni ferroviarie oppure il Pronto soccorso degli ospedali mancano gli sportelli Lis; gli anziani vivono in condizioni di emarginazione sociale”. Persino i programmi televisivi, a detta di D’Amico, non sarebbero sottotitolati. O meglio non tutti, e non in tutte le fasce orarie. “Noi paghiamo il canone Rai eppure non possiamo seguire il telegiornale in tutte le edizioni”.

Cosa cambierebbe, dunque, in seguito al riconoscimento ufficiale? “Cambierebbe davvero tutto – chiosa il presidente – perché ciò consentirebbe l’abbattimento di tutte le barriere comunicative. Abbiamo lanciato già diversi messaggi al governo e, in mancanza di risposte, il 20 novembre saremo a Roma per partecipare alla grande manifestazione nazionale in favore della Lis”.

“La prefettura ha reso nota la sua volontà di promuovere un altro incontro con la comunità dei cittadini e le istituzioni, dimostrando apertura nell’implementazione dei servizi per i sordi, a cominciare da quelli che mancano nelle strutture sanitarie come gli ospedali,  coinvolgendo direttamente la Asl di Lecce – commenta l’esponente politico Silvia Pispico presente al sit in -. Vi sono diversi diritti da tutelare infatti, a partire dal diritto alla salute e dal diritto all’istruzione scolastica. L’incontro odierno è stato proficuo per la comunità leccese ma l’obiettivo principale rimane il riconoscimento della Lis: per questa ragione sarò presente anch’io a Roma in occasione della manifestazione nazionale”.

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