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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Ecotassa ridotta, ma la Regione ricorre. L'ultima parola al Consiglio di Stato

Il Tar Lecce a febbraio aveva accolto le tesi dei Comuni della provincia di Lecce che si opponevano al pagamento dell'importo massimo previsto

LECCE – Con l’impugnazione allo scadere dei termini, la Regione Puglia ha presentato ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar di Lecce che, a febbraio, aveva annullato i provvedimenti che negavano ai Comuni della provincia di Lecce la riduzione dell’ecotassa, ribadendo in quel modo un orientamento già acquisito dal 2015.

Grazie a quell'ultimo pronunciamento, un “tesoretto” di oltre dieci milioni di euro sarebbe stato destinato a rientrare nelle casse degli enti locali, ma ora bisognerà attendere il parere dei giudici della Quinta Sezione che, giovedì prossimo, decideranno se accogliere o meno l’istanza cautelare di sospensione degli effetti della sentenza del Tar. Con tutta probabilità si dovrà comunque attendere la pronuncia nel merito per avere il verdetto definitivo.

La Regione, appellandosi a una propria legge del 2011, è convinta che i Comuni siano obbligati a corrispondere la tariffa piena prevista per il conferimento in discarica, non essendo stati raggiunti gli obiettivi di raccolta differenziata. La querelle è iniziata nel 2014 quando decine di amministrazioni comunali si rivolsero all’avvocato Luigi Quinto rivendicando la riduzione dell’80 per cento prevista laddove esiste - in mancanza del raggiungimento delle soglie di differenziata previste - il trattamento dei rifiuti prima del conferimento dello scarto, secondo la legge nazionale del 1995 istitutiva dell’ecotassa.

Il Tar aveva ritenuto fondate le tesi di Quinto disponendo che sulla compatibilità tra le due norme si pronunciasse la Corte Costituzionale che, nel 2017, ha poi dichiarato incostituzionale la legge pugliese. La Regione Puglia però ha tirato dritto continuando a richiedere l’ecotassa in misura maggiorata. Nel febbraio scorso il Tar ha dato ragione alle amministrazioni che si opponevano alle richieste, accordando alle stesse il pagamento del tributo abbattuto dell’80 per cento.

L’ultima parola spetta dunque al Consiglio di Stato: intanto i Comuni rappresentati in giudizio da Quinto sono diventati 93.

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