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Via libera in commissione

Riequilibrio dei conti: ipotesi ritocco dell'Irpef per redditi oltre i 28mila euro

Il governo cittadino punta al ricorso all'articolo 43 del Decreto Aiuti, come stanno facendo altri capoluoghi di provincia in difficoltà finanziarie. L'incremento non potrà superare, comunque, lo 0,4 percento

LECCE – Con 14 voti favorevoli e 4 contrari (7 gli assenti) la commissione Bilancio ha dato il via libera alla delibera che il governo cittadino porterà in aula il 15 giugno.

La sua approvazione consentirebbe all’amministrazione leccese di avvalersi dell’articolo 43 del Decreto Aiuti, cioè della possibilità di concordare direttamente con il governo un accordo di riequilibrio economico finanziario, previo parere favorevole dei tecnici del ministero dell’Economia e di posticipare di un anno l’appuntamento con la Corte dei Conti che ha ritenuto insufficiente, con un parere del dicembre scorso, il piano di riequilibrio varato nel 2019.

Con il ricorso all’articolo 43 l’ente comunale si preserverebbe, per i successi due anni, dalla possibilità di una dichiarazione di dissesto. Sono interessati da questa possibilità i capoluoghi di provincia che palesano un deficit di gestione superiore a 500 euro per abitante (tra cui Andria, Brindisi, Catanzaro, Alessandria) oppure un debito pro capite superiore a 1.000 euro (di quest’ultimo gruppo fanno parte Catania, Genova, Firenze, Venezia e Milano).

Non si tratta di uno strumento a costo zero, ovviamente: le amministrazioni ammesse si impegnano, infatti, ad adottare una serie di misure e accorgimenti e possono ricorrere anche alla leva finanziaria aumentando l’Irpef fino all’1,2 percento (0,8 il limite attuale più un incremento pari al massimo allo 0,4 percento).

Nell’illustrazione della delibera in consiglio, il sindaco, Carlo Salvemini, ha spiegato che sarebbero interessati dal ritocco i redditi superiori a 28mila euro e che, con le risorse ricavate, si darebbe vita a un piano straordinario di assunzioni a tempo indeterminato per sopperire alla progressiva e tangibile carenza di organico che è la causa principale della precarietà dell’erogazione di alcuni servizi (per esempio nel settore dell’anagrafe).

“Questa  - ha spiegato il primo cittadino - è la misura che l’amministrazione comunale intende fare propria, nell’interesse esclusivo della città, nella piena e trasparente indicazione di quelle che sono gli obiettivi che vanno garantiti e gli impegni e i sacrifici che vengono richiesti. Riteniamo che in assenza di un diverso quadro che consenta alle amministrazioni locali e all’intero comparto della PA di poter compensare quelle che sono state le riduzioni del personale in servizio, così come certificato in ultimo dalla banca d’Italia, questa misura ci consenta di poter sottoscrivere un patto per la città: chiedere un sacrificio alla fascia di contribuenti più alta in termini di scaglione al fine di garantire l’utilizzo di risorse e assumere personale che oggi deve essere immesso per dare stabilità all’organizzazione del Comune, che soffre e non poco".

La minoranza – erano presenti Adriana Poli Bortone, Oronzino Tramacere, Luciano Battista, Gianmaria Greco – ha lamentato la ristrettezza dei tempi a disposizione per uno studio accurato del provvedimento e sul piano del merito ha fatto riferimento ad altre soluzioni possibili in alternativa a quella descritta dal primo cittadino che, ha sottolineato Greco, andrebbe a incidere sulla tassazione locale della maggior parte dei cittadini. All’appuntamento del 15 in sala consiliare è dunque rinviato il confronto sostanziale sul piano politico.

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