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Sulla lavagna di Renzi “slogan vuoti”. Prosegue l’agitazione dei lavoratori della scuola

Le segreterie provinciali di Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Fgu-Gilda hanno ritenuto insufficienti e inadeguati gli emendamenti al Ddl e si dicono pronti a nuove mobilitazioni: dai sit-in al blocco degli scrutini. "Il disegno di legge aumenterà corruzione e nepotismo"

LECCE – Sulla lavagna dell’improvvisato docente Matteo Renzi solo “slogan vuoti”. E persino pericolosi, a detta delle segreterie sindacali del comparto scuola, che scaldano i motori per una nuova ondata di mobilitazioni su scala locale e nazionale, fino al paventato blocco degli scrutini. La scuola, per essere veramente “buona”, avvisano i segretari di Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e  Fgu–Gilda dalla sede di via Merine di Cgil Lecce, deve essere sostenuta dagli investimenti. “Mense, strutture, mezzi di trasporto, condizionatori per i mesi estivi, operazioni di restauro per la messa in sicurezza sono la precondizione per il tempo pieno”, ammoniscono Ivana Aramini, Gianna Guido, Giovanni Caretto, Maria Rosaria Valentino e Maria Rosaria Ferilli.

E la riforma? Va bene, è indispensabile, ma non sarebbe questa la via più opportuna, perché ogni decisione “passa dalla concertazione sociale, dal confronto con chi questo lavoro lo conosce dall’interno e sa di che parla”. E il Ddl, per assurdo, sembra essere stato scritto “da gente che non ha alcuna competenza in materia” e strutturato in modo da aumentare le condizioni di “corruzione” e “nepotismo” all’interno di ogni istituto scolastico. E’ questa l’accusa formulata, senza giri di parole, da Maria Rosaria Ferilli di Fgu-Gilda: “Gli elementi pedagogici della continuità didattica e della formazione, considerati intoccabili, sono praticamente saltati. I dirigenti, in veste di manager o sceriffi, avranno il potere discrezionale di scegliere gli insegnanti che preferiscono, creandosi il proprio esercito di ipocriti”.


Le polemiche intorno alla figura del dirigente leader, messo a capo di una scuola che scimmiotta un’azienda privata, non sono nuove. E si sono scatenate in virtù di una presunta mancanza di criteri di selezione che siano obiettivi e trasparenti, tali da rispecchiare, quindi, i principi fondanti del pubblico impiego e delle classiche selezioni tramite concorso. Nessuno esclude la deriva della corsa al posto migliore, della gara tra docenti combattuta a colpi di compiacenza e piaggeria. Per non parlare degli altri potenziali mezzi corruttivi che hanno fatto la storia di questo Paese. “La scuola immaginata da Renzi ricalca il modello inglese che ha appiattito l’istruzione pubblica, trasformando i docenti in meri esecutori della volontà del dirigente e quindi del governo”, aggiunge Ivana Aramini di Fp Cgil.

Uno degli ultimi baluardi di crescita e libertà nella società civile rischierebbe, dunque, di essere contaminato dall’ombra lunga della politica e dell’affarismo. Ma c’è di più: il segretari hanno paventato il rischio di uno spostamento sostanziale dei fondi verso gli istituti privati e puntato il dito contro il presunto “ricatto” del governo di Renzi a danno dei precari. Cioè che il piano delle assunzioni dovrebbe seguire il destino del disegno di legge: se non passa quest’ultimo, si blocca pure il primo.

Dal punto di vista più tecnico le parti sociali hanno ritenuto del tutto insufficienti e inadeguati gli emendamenti finora presentati, così come inconcludente è stato l’incontro che si è tenuto il 12 maggio con le segreterie nazionali dei sindacati.  Il governo, “sordo a ogni rivendicazione”, procederebbe a suon di atti mediatici e demagogici, proponendo un presidente del Consiglio che “di fronte a una lavagna, ergendosi a docente dei docenti, ha creduto di istruire gli italiani, ritenuti incapaci di comprendere da sé, sulla necessità della riforma sulla scuola, illustrandone come sempre gli aspetti ritenuti più importanti e sottacendo le conseguenze e gli aspetti subdoli della stessa”.


Per queste ragioni lo stato d’agitazione del comparto è pienamente confermato e, a livello provinciale, si concretizzerà con le seguenti iniziative: un presidio di protesta indetto per martedì 19 maggio di fronte alla prefettura di Lecce; astensione dalle attività non obbligatorie; boicottaggio dell'adozione di libri di testo e sciopero degli scrutini.

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