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Doppio vertice ministeriale per Omfesa e Filanto. Poche risposte, aumenta l’attesa

Un nulla di fatto per il calzaturificio di Casarano: i due ministeri procederanno con le verifiche tecniche. Il dicastero dello Sviluppo economico s'impegna a convocare Trenitalia per impedire la revoca delle commesse di Omfesa

ROMA – Fiato sospeso per le due complicate vertenze di fine estate: Omfesa e Filanto. Due aziende tra le più importanti del territorio, emblemi di una crisi che ha messo in ginocchio la produzione. Colpendo indiscriminatamente, senza alcuna differenza tra il comparto manifatturiero dell’ex impero calzaturiero di Casarano, e quello metalmeccanico trainato dall’azienda di Trepuzzi. 

Per quanto riguarda il vertice interministeriale che si è tenuto a Roma nel primo pomeriggio, relativo al cluster Filanto, le novità sono pressoché nulle. Mise, dicastero del Lavoro e Regione Puglia, hanno intrapreso oggi un percorso di verifica e ricognizione tecnica, azienda per azienda, che non si concluderà in tempi rapi. Il verdetto sulla concessione della cassa straordinaria con effetto retroattivo, valida a coprire sette mensilità arretrate e previa verifica sulla disponibilità economica del gruppo calzaturiero, potrebbe arrivare solo nel fine settimana. Ed il logorante count-down degli operai, cui oggi è stato versato il primo acconto di 50 mila euro valido per una sola busta paga in passivo, sembra essere appena cominciato. 

“La situazione è molto complicata, ad oggi non ci sono i presupposti giuridici per recuperare le otto mensilità pregresse di cassa integrazione”, ha spiegato chiaramente il segretario generale di Uil Lecce, Salvatore Giannetto, al margine del tavolo.“I ministeri hanno richiesto un supplemento di indagine per far luce sulla situazione delle cinque aziende del cluster Filanto relative ai periodi di cassa integrazione straordinaria e in deroga pregressi. L’indagine dovrebbe concludersi entro venerdì”. 

Una svolta positiva nella complessa vicenda degli ammortizzatori sociali arretrati, peraltro, è la premessa necessaria per tornare a discutere del  piano di rilancio dell’azienda e della riproposizione delle istanze di concordato preventivo, propedeutiche alla copertura futura della cassa straordinaria. 

Un passo in avanti, per quanto piccolo, è stato compiuto invece presso la sede del ministero dello Sviluppo economico che ha preso in carico la vertenza Omfesa: azienda del Nord Salento impegnata per anni nella manutenzione e lavorazione delle carrozze passeggeri per conto di Trenitalia, prima del lento ed inesorabile fallimento, culminato nella procedura di mobilità aperta per 85 operai.

Oggi i funzionari ministeriali hanno voluto incontrare gli avvocati che curano le procedure fallimentari della società, per fare il punto della situazione insieme ai sindacati confederali e di categoria, le Rsu aziendali, la vicepresidente della Provincia di Lecce, Simona Manca, l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Loredana Capone ed il sindaco di Trepuzzi, Oronzo Valzano.

Lo “spiraglio” che si è aperto nel buio pesto che regna nello stabilimento di Trepuzzi è dato dall’impegno, sottoscritto dal ministero, a convocare il management di Trenitalia, strappando un incontro nel più breve tempo possibile. La decisione del colosso nazionale di ritirare, o meno, l’ultima commessa da 4 milioni di euro sembra essere l’ago della bilancia che sposterà le sorti di 85 persone sul versante dell’occupazione. O verso il nulla della disoccupazione.

Una trentina di carrozze, la cui lavorazione non è completa, campeggiano ancora all’interno nella fabbrica. E rappresentano il punto di legame che esiste tra una società data per spacciata, e la sua unica, potente, committente. Da Trenitalia, quindi, “passa tutto”, come spiega il segretario confederale Cgil Lecce, Salvatore Arnesano secondo cui, una volta trovata la volontà politica, ora occorre individuare il percorso che tecnicamente possa dare
prospettive ai lavoratori”.

Il cauto ottimismo del sindacalista incrocia quello dei colleghi di Uil e Uilm, Salvatore Giannetto e Piero Fioretti: “Bisognerà capire se c’è la possibilità di riconfermare gli ultimi 4 milioni di euro di commesse già appaltate all’azienda, al fine di evitare che vengano spostati su altri stabilimenti decretando così la morte di Omfesa e quindi la perdita di 89 posti di lavoro”. Nel frattempo, spiegano, proseguirà “la ricerca di gruppi imprenditoriali interessati a rilevare e a far ripartire con nuove premesse l’azienda di Trepuzzi”.

Moderatamente soddisfatto si è detto anche il responsabile di Fim Cisl,Maurizio Longo che parla di tre manifestazioni d’interesse imprenditoriale, di cui due provenienti dal settore ferroviario, che per quanto ufficiose, alimentano il lumicino della speranza di tornare a lavorare.

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