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Ruggeri (Udc): "No alla Regione Salento. Serve altro"

Il coordinatore provinciale leccese dell'Udc respinge l'ipotesi di una Regione Salento: "Se l'obiettivo è unire, pensiamo ad una macroprovincia. Determinare da soli lo sviluppo è pura presunzione"

LECCE - Quanto è davvero condivisa l'idea di una Regione Salento? Se ne parla da anni, con una convinzione tutta da dimostrare: se da un lato il comitato per la promozione di un referendum che riconosca la nuova regione si candida ad accelerare i tempi, dall'altra parte si registrano i primi importanti dissensi. Salvatore Ruggeri, ad esempio, coordinatore provinciale Udc-Partito della Nazione di Lecce, immagina piuttosto la definizione di una macro area del Grande Salento, ma respinge al mittente l'ipotesi di una nuova regione: "L'idea di una Regione Salento affascina - afferma - ma non convince, soprattutto in un periodo come questo dove occorre razionalizzare la spesa pubblica e risparmiare".

Ruggeri chiarisce come in tempi di crisi come quelli che di oggi, in cui un terzo delle famiglie del Mezzogiorno d'Italia sono a rischio povertà e non possono permettersi le cure mediche (e nei casi più gravi neanche i generi alimentari di prima necessità), "possa esserci spazio per un nuovo carrozzone amministrativo, con quello che comporta in termini di spese e costi e con indubbi benefici e vantaggi economici per il territorio".

"Quotidianamente - precisa - assistiamo agli sforzi di tanti amministratori attenti, costretti a tagliare le spese per non aggravare la già difficile situazione dei bilanci degli Enti locali, molti dei quali a rischio dissesto. Da tempo poi, si è aperto un dibattito sulla possibile riduzione delle Province o sulla loro eliminazione, con il conseguente passaggio di competenze ai Comuni e alle Regioni. Anche questo per tagliare e ridurre spese inutili che finiscono per gravare solo sulle tasche dei cittadini".

Per Ruggeri, è evidente, se questa è la situazione, che pensare ad una Regione Salento voglia dire non solo andare controcorrente rispetto al resto del Paese e del Mezzogiorno in particolare (che in questo momento ha bisogno di restare unito, ma rischiare di aggravare una situazione politico-economica già difficile da gestire: "Pensare di poter determinare da soli il nostro sviluppo economico, sociale e politico - afferma senza mezzi termini - è pura presunzione. È vero che le tre Province del Salento hanno una storia che le accomuna. Ma abbiamo molti dubbi sui vantaggi, soprattutto economici, che potrebbero derivare dalla nascita di una nuova micro regione".

Al limite, per Ruggeri, se proprio l'obiettivo sia quello di unificare, si potrebbe pensare ad una "macro-provincia", tendere a riunire l'antica Terra d'Otranto: "Questo - asserisce - consentirebbe di razionalizzare spese e servizi, di non avere inutili doppioni di uffici pubblici a distanza di pochi chilometri. Non solo: una macro-provincia avrebbe più forza rappresentativa ai tavoli delle decisioni, regionali e nazionali. E' questa la direzione verso cui dobbiamo e possiamo andare, per restare con i piedi per terra e rispondere alle istanze che ci vengono quotidianamente dai cittadini e soprattutto dalle famiglie che ancora guardano con attenzione e speranza alla politica".

Favorevoli alla Regione Salento, i circoli provinciali di Destra di Base, purché essa non sia "solo sinonimo di meri interessi personali o politici mascherati da battaglia sociale al solo fine di strumentalizzare l'orgoglio dei salentini e la buona fede di centinaia o migliaia di persone". Destra di Base, ufficializzando la propria adesione all'iniziativa, lancia un appello a tutti i politici, a tutti gli amministratori e a tutti i cittadini interessati: "Cominciamo a testimoniare la autenticità del nostro impegno per il Salento aderendo tutti quanti ad una battaglia sociale e politica già in atto, che dura da cinque anni, che vede contrapposto il nostro responsabile regionale Adriano Napoli, ad alcuni amministratori locali schieratisi al fianco di una ditta del nord che opera nel Salento e tratta sostanze fortemente inquinanti e cancerogene".

Il riferimento è ad una ditta che a Seclì avrebbe impiantato da oltre dieci anni la propria unica sede operativa in Italia nella quale viene lavorato il P.C.B., una diossina cancerogena, che è la stessa trovata alcuni mesi fa nelle falde acquifere della zona. Per questo i Carabinieri del Noe chiesero e sequestrarono alcuni pozzi artesiani. Una ditta che è già stata condannata in primo grado dal Tribunale di Lecce, sezione staccata di Casarano, per gravi episodi di inquinamento ambientale rilevati nei comuni di Acquarica del Capo, Presicce e Ugento.

"La Regione Salento per noi dei circoli salentini di Destra di Base - dichiarano - è importante, anzi importantissima....ma cominciamo a costruirla coi fatti, facendo gioco di squadra tutti quanti, senza alcuna distinzione partitica o politica e dimostrando che questa regione noi non solo la amiamo, ma ce la meritiamo"

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