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La questione delle quote rosa / Salice Salentino

Salice, Tar dà ragione a Leuzzi ma le non elette incalzano: “Mai contattate”

Dopo la sentenza che ha confermato la legittimità dell’esecutivo, la querelle non si spegne: in una lettera aperta due candidate smentiscono la versione del primo cittadino. L’opposizione: “Sindaco inadeguato”

SALICE SALENTINO – Se qualcuno pensava che il giudizio del Tar sulla giunta di Salice salentino e la rappresentanza femminile nell’esecutivo del sindaco Cosimo Leuzzi mettesse la parola fine alla vicenda, si sbagliava. Resta, infatti, ancora acceso il dibattito sulla questione, con il "fuoco amico" aperto da componenti della lista di maggioranza e contrapposizioni presenti nelle rappresentanze in consiglio, dove le distanze si acuiscono.

Ma andiamo con ordine. Tre giorni fa, con pronunciamento del tribunale amministrativo di Lecce e sentenza 1642, è stato respinto il ricorso presentato dal gruppo di opposizione sulla composizione della giunta e in particolare in riferimento alla nomina di una sola assessore donna. Il Tar ha ritenuto legittimo l’operato del primo cittadino e il decreto del 28 giugno, con cui, a distanza di due settimana dalle elezioni amministrative, Leuzzi nominava la nuova giunta.  

Il primo cittadino motivava il suo operato sostenendo di aver non aver individuato altre donne disponibili ad assumere l’incarico di assessore, nonostante le ricerche svolte e il gran numero di persone interpellate.

La nomina veniva impugnata dai consiglieri di opposizione e dai candidati nelle liste avversarie, che chiedevano al Tar Lecce l’annullamento per la violazione della normativa sulle pari opportunità e in riferimento all’articolo 1, comma 137, della Legge n. 56/14, secondo cui “nelle giunte dei comuni con popolazione superiore a 3000 abitanti, nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura inferiore al 40%, con arrotondamento aritmetico”.

Il Tar di Lecce ha accolto le tesi difensive di Alessandra Cursi, difensore del Comune di Salice, ed ha respinto il ricorso proposto, ritenendo legittimo l’operato del Sindaco e la composizione della Giunta comunale in quanto “l’istruttoria svolta dal sindaco, estesa a un cospicuo numero di donne, consigliere di maggioranza e/o elettrici del Comune di Salice e di altri enti locali, non conduceva ad alcuna concreta disponibilità all’assunzione dell’incarico”.

Leuzzi ha espresso “grande soddisfazione per il risultato raggiunto”, perché la pronuncia del Tar di Lecce ha dimostrato che “non ho mai violato le pari opportunità ma, anzi, ho fatto tutto il possibile per rispettarle”.

Tutto finito? Macché. Valentina De Matteis e Francesca D’Oria, rispettivamente prima e terza dei non eletti, smentiscono con una lettera ai cittadini la “versione” del sindaco: “Ci teniamo a smentire quello che ha riferito Leuzzi perché noi non siamo mai state contattate, né raggiunte da nessun tipo di proposta. Lungi da noi ogni polemica ma è necessario ripristinare la verità per rispetto verso le persone che hanno scritto il nostro nome sulla scheda elettorale e anche verso tutti i cittadini che hanno voglia di conoscere la realtà dei fatti”.

“Abbiamo deciso di scrivere questa lettera aperta – proseguono - perché siete in tanti a chiederci se è vero che non abbiamo accettato la nomina. Nulla di più falso. Noi ci siamo candidate con spirito propositivo, con la speranza di essere elette, perché avevamo la volontà di servire la nostra comunità e qualora fossimo state contattate avremmo accettato orgogliosamente di svolgere il ruolo”.

Dall’opposizione, Cosimo Gravili, capogruppo di “Salice 2030” che ha presentato il ricorso al Tar, rilancia: Salice Salentino, si dice “deluso” dell’esito ma rilancia “una questione culturale” e di “opportunità politica”: “È inaccettabile – spiega - che il sindaco di una comunità calpesti il ruolo delle donne e il principio di pari opportunità per onorare un patto di spartizione di poltrone. Questo atteggiamento rileva l'inadeguatezza di Leuzzi a ricoprire un incarico così prestigioso per la comunità”.

“La nostra posizione – prosegue - è chiara e netta rispetto a queste vicende. Il nostro paese è ostaggio di accordi personali. Il ricorso rappresentava e rappresenta tutt'ora il modo di fare politica a cui ci ispiriamo: rispettosa delle norme, rispettosa dei principi democratici, con lo sguardo sempre rivolto verso interessi pubblici e mai personali”.

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