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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Salvemini ribalta la prospettiva: "Senza lmu, Comune già in dissesto"

Per il capogruppo di Lecce Bene Comune il fattore critico è la spesa corrente: in quattro anni è passata da 104 a 120 milioni. E, se l'Imu venisse riscossa come previsto, le entrate sarebbero le più alte del quadriennio

LECCE - "Non sembri un paradosso: se non avessimo avuto la leva fiscale dell’Imu oggi Lecce avrebbe già dovuto dichiarare il dissesto". Carlo Salvemini attende al varco gli esponenti dell'amministrazione e in una nota ha ribaltato il punto di vista presentato questa mattina in conferenza stampa da Perrone e Monosi, accompagnandola con i dati ufficiali di Palazzo Carafa e del ministero dell'Economia, riferiti agli ultimi quattro anni. "Facciamo finta che nulla sia accaduto - spiega l'esponente della minoranza - e che oggi come negli anni passati potessimo disporre di Ici e trasferimenti: se potessimo ancora fare affidamento sugli importi incassati nel 2010 mancherebbero circa 4 milioni rispetto a quelli che abbiamo previsto quest'anno". I numeri dicono che le entrate complessive - Ici più trasferimenti - ammontano a 42, 7 milioni nel 2009, a 41,9 nell'anno successivo, cifra salita poi di due milioni nel 2011 e che dovrebbe toccare quota 45, 8 alla fine di quest'anno, anche se l'Imu ha sostituito la vecchia imposta. 

Di chi allora la colpa per questa situazione di estrema fragilità finanziaria che ha fatto balenare anche l'ipotesi dell'impossibilità di pagare gli stipendi di agosto? Della spesa corrente, spiega Salvemini, passata - attraverso un costante trend crescente - dai 104 milioni del 2009 ai 120 dell'anno in corso.  "Del resto basta ricordare l’incredibile vicenda della Lupiae per avere idea della dissennata gestione delle risorse pubbliche in questi anni: nel 2007 s’è proceduto ad una ricapitalizzazione complessiva di oltre 4 milioni di euro; in questi cinque anni gli stanziamenti a favore della partecipata sono passati da 9 a circa 14 milioni; oggi il Comune è chiamato nuovamente a ripianare le perdita della partecipata per 3milioni e 500mila euro e a dover riconoscere un debito fuori bilancio di oltre 1milione e 600mila euro: una tegola di oltre 5 milioni".

Altro che azione di risanamento, rimarca il consigliere di minoranza: "Un altro quinquennio di malagestio. Questa è la verità: il Comune non ha titoli e crediti da esibire a Roma per richiedere interventi risarcitori perché non ha fatto i compiti a casa. E quel che è politicamente più grave è l'averlo taciuto volutamente in questi mesi di campagna elettorale. La drammaticità di questa ore non dipende da avvenimenti imprevisti dell’ultimo mese: ma da situazioni arcinote che si è preferito addolcire se non occultare. Del resto, per chiedere e ottenere la fiducia dei leccesi ci si è proposti come gli artefici del risanamento, come coloro che non avrebbero aumentato le aliquote Imu. Questa è oggi la situazione".

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