Salvemini alla maggioranza: “La mia candidatura è sul tavolo, ma non è scontata”
Il sindaco chiede alla coalizione di valutare con sincerità la volontà di sostenerlo nella corsa all'eventuale riconferma e si rimette alle decisioni delle forze politiche. Sulle primarie chiarisce che la sua partecipazione non sarebbe scontata
LECCE – In una riunione di maggioranza che si è tenuta questa mattina, il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini, ha proposto alle forze che sostengono la sua giunta il compito di valutare l’ipotesi della sua ricandidatura in vista delle elezioni in programma nel prossimo mese di giugno. Dal Pd a Puglia Popolare, da Lecce Città Pubblica ai movimenti che fanno capo ad Alessandro Delli Noci, da Sinistra Italiana ad Azione, erano tutti presenti al vertice che si è tenuto nella sede dei democratici e che il primo cittadino ha sollecitato per mettere sul tavolo tutta una serie di questioni che possono sintetizzarsi nel detto “patti chiari, amicizia lunga”.
Salvemini ha per prima cosa rinnovato la sua disponibilità alla ricandidatura, già annunciata mesi addietro, con l’intenzione esplicita di verificare il grado di consenso e di adesione agli impegni difficili della campagna elettorale. Quando, alla fine di ottobre, espresse la volontà di sottoporsi nelle vesti di sindaco uscente al giudizio degli elettori, la sua iniziativa venne accolta molto positivamente da alcuni gruppi, ma con perplessità e resistenze da altri in ragione di attriti e divergenze sul metodo più che sui contenuti dell’azione amministrativa.
“In campo solo con un’intesa convinta e plurale”
“Non intendo impormi a nessuno, ma propormi semmai - ha chiarito a chi lo stava ascoltando -. Non intendo essere ostacolo di eventuali nuove scelte. Quindi non mi sento candidato a prescindere ma solo se vi è una piena intesa plurale. Convinta e chiara. Tra noi, qui. Tra noi e chi è in consiglio comunale. Tra noi tutti e la città. Da sempre coltivo l'idea di politica come percorso collettivo, esperienza comunitaria. Mi spiace se non sono riuscito a fare sentire alcuni parte di un gioco di squadra nonostante l'impegno profuso. Ce la metto tutta ma forse ci vuole ancora di più per rendere pienamente e fino in fondo una alleanza elettorale una maggioranza politica”.
Salvemini è consapevole che davanti a un centrodestra cittadino che punta molte delle sue fiches sul vento che a livello nazionale soffia alle sue spalle, la coalizione al governo della città non può presentarsi sfilacciata e distratta da malumori. Serve un patto di fiducia, insomma, e soprattutto la voglia di spendersi in lungo e in largo per rivendicare i passi compiuti nel mandato svolto dal 2017 a oggi.
“Rivendicare gli obiettivi raggiunti, riconoscendone il valore pubblico, è il primo passo da fare nel rapporto con la comunità. Se lo trascuriamo o se lo rimandiamo, senza esprimere l’orgoglio necessario e la convinzione che serve rischiamo che, come in alcuni momenti della nostra esperienza è avvenuto, il silenzio generale renda molto più rumorosa la polemica di chi dissente. Inevitabile quando si governa con l’obiettivo di esercitare una leadership trasformativa e non di galleggiamento”.
Opzione primarie, no al marketing elettorale
Il sindaco ha detto alla platea di dirigenti politici riunita nella sede del Pd che non si ritiene insostituibile e che la maggioranza ha il diritto di scegliere quale sia la via migliore per arrivare alla migliore candidature possibile, compresa la strada delle primarie. Sul punto Salvemini ha, però specificato due cose: la prima è che le primarie non possono essere una scenografia messa in piedi per marketing politico, ma un confronto tra proposte veramente alternative.
“Naturalmente – ha detto - l’agibilità a scegliere come arrivare al 2024, che da oggi restituisco alla coalizione nella pienezza dei suoi compiti, non può e deve precludersi alcuna strada per rafforzare l’idea di sé nel rapporto con la cittadinanza. Compresa quella delle primarie, se necessario. Che è per definizione lo strumento con il quale si rende contendibile una leadership attraverso la consultazione popolare. Nel caso di un sindaco uscente, quale io sono, esse si motivano e organizzano a partire da un giudizio non condiviso su come si è governato - stile, carattere, metodo - su cosa si è deliberato - provvedimenti, scelte, merito - sulla squadra di donne e uomini che si è messa in campo. Le primarie, dunque, sono un’opzione naturalmente legittima, che per avere successo in termini di partecipazione popolare deve fare affidamento su una chiara alternativa tra le candidature proposte e su una radicata cultura politica che privilegia il confronto rispetto allo scontro, la competizione, non la resa dei conti”.
La seconda precisazione riguarda l’eventualità della sua partecipazione: “Il pensiero che avverto il dovere di trasferirvi, quindi, e che si misura realisticamente con un leggero sottofondo di insofferenza politica del quale io come tutti qui ho contezza ma che va risolto, è questo: ogni opzione alternativamente valida a una mia naturale ricandidatura, ribadisco, è legittima. Così come legittima, rivendico, sarà la mia valutazione sull’essere protagonista di eventuali primarie. Alle quali potrei decidere di non partecipare per lasciare il campo libero a nuovi protagonismi pronti a raccogliere il testimone di un mandato politico amministrativo che ci consegna importanti risultati e che renderà il compito del nuovo sindaco meno faticoso e complicato”.