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Sabato, 20 Aprile 2024
Politica

Prestito di 43 milioni dallo Stato: “Conferma del doping contabile al Comune”

Grazie al decreto per il pagamento dei crediti alle imprese, l'amministrazione accenderà un mutuo con la Cassa Depositi e Prestiti. La gran parte servirà a coprire la spesa corrente. Per Salvemini la conferma che i conti non tornano da molto tempo

LECCE – L’avvicinarsi della scadenza per l’approvazione del consuntivo del 2012 – il consiglio comunale è stato convocato per il 17 di maggio – riporta al centro del dibattito su Palazzo Carafa la tenuta dei conti pubblici. 

Come riportato qualche giorno addietro, il Comune di Lecce si appresta a chiedere un prestito alla Cassa Depositi e Prestiti per 43 milioni di euro. Il governo Monti, in uno dei suoi ultimi atti operativi, ha infatti previsto le procedure attraverso le quali le pubbliche amministrazioni possono chiedere liquidità per pagare le imprese. Ma per il consigliere di Lecce Bene Comune, Carlo Salvemini, la portata dell’operazione va ben oltre e rivelerebbe come la conclamata sofferenza finanziaria, riconosciuta anche dall’amministrazione comunale non dipenda tanto dal taglio dei trasferimenti per 5,8 milioni ma dalla la mancata riscossione di somme pur iscritte in bilancio, per circa 44 milioni  di euro negli ultimi cinque anni con un meccanismo che Salvemini non ha esitato a definire di “doping contabile”. Si tratterebbe della somma complessiva derivante dai versamenti Ici e Tarsu (ordinaria e da evasione), argomento di accesa polemica da tempo.

In pratica, si chiede il capogruppo di Lecce Bene Comune, perché richiedere allo Stato una cifra otto volte superiore al taglio dei trasferimenti? La richiesta del Comune di Lecce, infatti, dovrebbe essere così disaggregata: 3 milioni per pagare la spesa per investimenti (opere pubbliche), altri 40 per finanziare la spesa corrente e di funzionamento dell’ente.

“E cosi per salvare l’immagine politica dell’amministrazione Perrone – commenta Salvemini - stiamo chiedendo soldi a prestito per poter pagare i debiti che non riusciamo ad onorare. Quando si porta la tassazione al massimo, si tagliano i servizi pubblici, si bloccano assunzioni, di fatto il dissesto è in corso, anche se non dichiarato ufficialmente. Con una conseguenza rilevante: ai leccesi si sta somministrando una cura pesantissima che non è finalizzata a risanare definitivamente i conti ma a produrre l'effetto paradossale di un nuovo indebitamento. Un’operazione che forse ci eviterà il default oggi. Ma che inevitabilmente verrà scaricata sui nostri conti di domani”.

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