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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Tweet di Salvini contro la "primavera" pugliese. E il sindaco di Lecce si ribella

Da Polignano a Mare il ministro ha attaccato Emiliano, Vendola e i "compagni che hanno rovinato" la Puglia. Salvemini gli risponde: "Saremo in tanti impegnati perché lei non sia più al governo"

LECCE – Il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini, ha promesso tutto il suo impegno affinché Matteo Salvini non sia a capo del prossimo governo. Quel tweet, del resto, non gli è andato proprio giù: da Polignano a Mare, dove era atteso in mattinata per una tappa del suo tour a tutti gli effetti da campagna elettorale, il ministro aveva fatto sapere senza troppi giri di parole che manderà “a casa gli Emiliano, i Vendola e tutti i compagni che hanno rovinato questa terra”. Insomma, una condanna senza appello per quella stagione che si impose all'attenzione anche nazionale come la "primavera pugliese". 

Il tweet, ovviamente, ha avuto una diffusione virale: Salvini è molto popolare e i social sono un alleato sempre più prezioso nella comunicazione politica. Il messaggio di sfida non è sfuggito nemmeno al primo cittadino leccese, che ha lasciato Palazzo Carafa per godersi qualche giorno di ferie dopo un anno particolarmente intenso: prima le fibrillazioni in maggioranza, poi le dimissioni, quindi la campagna elettorale per le amministrative e la nuova vittoria, questa volta al primo turno.

Salvemini è stato un grande sostenitore di Vendola: nel 2009 si dimise dalla segreteria del Pd per sostenerlo nella corsa alla riconferma, mentre il partito rilanciava con Francesco Boccia. Nel 2015, da consigliere comunale di minoranza, ha supportato la candidatura di Michele Emiliano nel segno della continuità del centrosinistra. E queste sue scelte le ha rivendicate nell'introduzione al post che ha scritto come lettera aperta al ministro. Non è uno di quei sindaci “barricaderi” che spesso piacciono all’elettorato più radicale e movimentista: anzi, Salvemini lo si può definire un riformista moderato, con un rispetto perfino maniacale per la legalità istituzionale. Tanto da attirarsi critiche e giudizi impietosi quando, in occasione del varo del primo decreto sicurezza, dichiarò di non volersi opporre politicamente, in attesa del pronunciamento dei tribunali (poi arrivato), alla norma che vietava l’iscrizione all’anagrafe comunale per i richiedenti asilo.

E proprio per questa sua attitudine la scelta di intervenire dopo il messaggio di sfida di Salvini potrebbe sorprendere. Del resto lo stesso sindaco scrive: “Il mio di ruolo suggerirebbe di tacere leggendo queste sue parole. Ma non ci si può costringere al silenzio di fronte a tale sguaiatezza quando compiuta nella regione di cui sono cittadino e amministratore. Noi andremo a casa, prima o poi: siamo tutti amministratori pro tempore. Prima di quel giorno però saremo in tanti impegnati a fare sì che lei non sia più al governo del Paese.  Oggi sembra un missione impossibile, ma come diceva un grande del passato: il successo non è definitivo, la sconfitta non è fatale: ciò che conta è il coraggio di andare avanti. E noi ne abbiamo, tanto”.

Una questione di rispetto e di ruoli dunque, prima ancora che politica. Ma partiamo dall’inizio: Salvemini ricorda a Salvini che il governo è ancora in piedi e che lo stesso ministro “è nel pieno dei suoi poteri: è istituzionalmente grave e politicamente inquietante che lei parli così di un presidente in carica che rappresenta legittimamente tutta una regione; e di chi l’ha seriamente, onestamente governata per dieci anni. Attorno a loro ci sono tanti pugliesi per bene che non rovinano la propria terra ma lavorano ogni giorno per migliorarla”.

La misura, dal punto di vista del sindaco di Lecce, è evidentemente colma: “Siamo abituati a questo suo modo di offendere le istituzioni e ad incoraggiare sentimenti di insofferenza, rabbia, odio,  incompatibili con il suo ruolo, che imporrebbe linguaggi e comportamenti capaci di unire la comunità, preservare la serenità sociale e politica, tenere unito il Paese pur nelle differenti sensibilità”.

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